“LE MONDE”: UNA GRANDE PIOVRA NERA SU ROMA
PER IL GIORNALE FRANCESE SULLA CAPITALE ITALIANA SI È ABBATTUTO “IL FLAGELLO DELLA CORRUZIONE”
Vista da fuori la Roma criminale è il solito impasto di italianità , che conferma l’immagine di un
Paese immobile nella sua corruzione irredimibile, stantio e incapace di uscire dai suoi clichè.
Il riflesso di un carattere nazionale venato di inefficienza e, collusioni, eppure che si sorprende di vedere la sua immagine così turpe.
“Perfino per un Paese in cui la corruzione è data per scontata nella vita quotidiana, le rivelazioni hanno sbalordito i cittadini”, scrive sul New York Times Elisabetta Povoledo, corrispondente del quotidiano americano, in un’articolo titolato “L’Italia rantola per l’ampiezza della rete criminale”.
La corrispondente del quotidiano conservatore tedesco Die Welt, ha raccontato all’inizio della settimana con un’ampia inchiesta della corrispondente Constanze Reuscher luoghi e personaggi di Roma criminale.
Spesso in Italia si sostiene che la stampa estera dia un’immagine stereotipata del nostro Paese, soprattutto per quel che riguarda gli scandali, senza badare che i corrispondenti delle grati testate internazionali spesso non fanno che reinterpretare e riproporre l’immagine formulata dai nostri media.
Un gioco di specchi dove la differenza sta solo nelle diverse formule linguistiche e nell’efficacia delle frasi che sintetizzano gli scandali.
A esempio la grande piovra assisa tra le cupole delle chiese e i cui tentacoli abbrancano la capitale ideata dalla disegnatrice Aline Boureau per l’articolo di Le Monde “A Roma il flagello della corruzione”, ricorda l’immagine tranchant dello Spiegel con la scodella di pasta sulla quale era poggiata una pistola: “Italia paese delle vacanze” — era il 1977. “Roma città in vendita”, titolava il giornale della gauche parigina, ex fenomeno editoriale ormai sbiadito, Libèration (che ieri tornava a occuparsi dell’Italia con un netto: “Sinistra contro sinistra” a proposito della lotta fratricida Pd renziano-sindacati).
Nel suo articolo Eric Jozef, decano dei corrispondenti esteri (come del resto il collega Philippe Ridet di Le Monde, altro quotidiano transalpino in crisi) ricapitola lo scandalo della “ville contaminèe” e mette l’accento sulle connessioni politiche della banda criminale.
“La mafia non uccide, corrompe”, spiega il settimanale, sempre francese, L’Express.
Sintesi che paiono titoli di B movies italiani degli Anni ’70 — ’80. E la percezione del nostro Paese non pare esser cambiata poi di molto nei media internazionali. Tramontata l’era Berlusconi — “Unfit to rule Italy”, secondo la definizione assurta a tormentone, dell’Economist — è rimasto l’armamentario interpretativo di sempre, il cui maggior pregio è la sintesi e la semplicità delle spiegazioni dell’eterna situazione italica: “Virtualmente, non c’è angolo dell’Italia che sia immune dall’infiltrazione criminale”.
“La diffusa e incontrollata corruzione, con sottrazione di fondi pubblici rivelata dall’inchiesta è un’esempio della situazione che ha portato il debito pubblico dell’Italia a uno dei livelli più alti in Europa”, parole di Povoledo.
Molto più chiare e definitive delle paginate dei giornali del Belpaese.
Stefano Citati
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply