LE PRIMARIE CHE PIACCIONO ALLA MELONI: CON LEI UNICA CANDIDATA
CERTI PERSONAGGI SE NON ESISTESSERO BISOGNEREBBE INVENTARLI, HANNO IL SENSO INNATO DELL’UMORISMO
Riportiamo, per non essere tacciati di partigianeria, da “il Tempo”: “Sì alle primarie. Ma con condizioni che – al momento – sembrano escludere chi a quelle consultazioni si è già virtualmente iscritto, come Francesco Storace e Alfio Marchini. Fa discutere l’apertura di Giorgia Meloni all’ipotesi della consultazione popolare per la scelta del candidato sindaco di Roma, arrivata dopo giorni di pressione da parte di chi, come lo stesso Storace e Gianni Alemanno, chiede da tempo un confronto per mettere d’accordo il variegato fronte anti-renziano. E dopo l’appello de Il Tempo a «scongelare» il fronte romano del centrodestra…”
In sostanza la Meloni, nota per essere leader di Fdi dopo primarie farsa dove era l’unica candidata, ora vorrebbe trasferire questa originale prassi anche per le comunali di Roma, almeno a parole.
Con una serie umoristica di paletti che alla fine, eliminati Storace e Marchini, vedrebbero come unica candidata ovviamente lei, la cognata d’Italia.
Non si capisce tra l’altro a che fine partecipi ai vertici ad Arcore con Silvio e Matteo per decidere i nomi dei candidati sindaci di centrodestra: se ritiene essenziali le primarie, “che c’azzecca” perdere tempo nei vecchi teatrini della politica?
Caso vuole che “il Tempo”, oltre a intervistare la mascotte della destra umoristica italiana, reduce da un book parigino con foto ricordo di Marine Le Pen, nella stessa edizione pubblichi un sondaggio Ipr sui potenziali candidati sindaci di Roma.
Da dove risulta che la Meloni, candidata di tutto il centodestra, al primo turno prenderebbe appena il 30%, ma, cosa ancor più grave per lei, se il candidato fosse Storace avrebbe la stesse percentuale, alla faccia del traino della mascotte.
Lo stesso livello dei Cinquestelle, in pratica, con Giachetti al 24% e Marchini al 10%.
Andrebbe quindi al ballottaggio un candidato di centodestra per poi rimediare una brutta figura e perdere contro uno sconosciuto grillino 60% a 40%, se va bene.
Non a caso, nel timore di bruciarsi, la Meloni tentenna.
Salvini, altro noto coraggioso, il problema l’ha giù risolto: a Milano, capitale della padagna, si è guardato bene da metterci la faccia e presentarsi candidato sindaco. Perdere a Milano sarebbe un danno d’immagine indelebile per il capitano di lungo sorso.
Resta la farsa del “nuovo che avanza” con le primarie “per far decidere la base”: ma certe primarie con candidato unico ricordano più i plebisciti della Russia sovietica, tanto cari al loro zietto acquisito Putin.
Da svidà nja.
Leave a Reply