LE TARIFFE PER ANDARE IN PARLAMENTO
ECCO QUANTO PAGANO I CANDIDATI AI PARTITI
Un partito, una tariffa. Perchè essere candidato costa. E anche parecchio.
Va così: insieme all’accettazione della candidatura i futuri parlamentari hanno firmato anche altro.
Nel migliore dei casi una fideiussione; nel peggiore, un assegno per le spese di campagna elettorale che, per tutti i partiti, si profilano a casse vuote.
Ai candidati il Pd chiede 25 mila euro (erano 50 mila nel 2013).
Con una differenza: i capilista dei listini bloccati, quelli che comunque saranno eletti, li versano subito, così come i candidati nei collegi uninominali devono provvedere a pagare la propria campagna elettorale; gli altri, quelli che non sono in pole position, verseranno il contributo solo se eletti.
Nel frattempo si arrangiano un po’ tutti perchè le casse del Nazareno languono e quelle delle federazioni liguri sono praticamente vuote.
«È stato scelto di togliere il finanziamento ai partiti ed ora è tutto più faticoso» osserva il dem Pippo Rossetti, consigliere regionale che corre nel collegio Genova- Bargagli: metterà a disposizione della sua campagna elettorale i 25 mila euro richiesti e in più può contare sui sostenitori che gli hanno messo a disposizione un ufficio e un pulmino, «che finiranno nel rendiconto finale» assicura.
Il contributo una tantum se lo divideranno il Pd nazionale e quello regionale.
Alle federazioni locali non resta che inventarsi cene ed aperitivi a pagamento, come accadrà a Genova, da trasformare in manifesti e iniziative elettorali. §
In casa di Forza Italia il contributo richiesto è di 30 mila euro, ma solo se eletti.
Per il momento i candidati hanno firmato una fideiussione (una specie di obbligazione di risultato) a scanso di equivoci visto che nel partito, da almeno 20 anni, sarebbe obbligatorio versare un contributo mensile di 1.000 euro, ma sono pochissimi quelli che in passato lo hanno fatto.
In più i candidati di centrodestra saranno spinti ed aiutati dalla Fondazione Change che aprirà la cassaforte per sostenere chi porta a Roma l’idea di centrodestra unito nata in Liguria con Giovanni Toti.
La prima cena di finanziamento a Genova è prevista per lunedì 12 febbraio: 500 euro la quota minima per sostenere la causa. «Noi? Ci autotassiamo. Ventimila euro a testa».
Al contributo dei candidati si affida anche Liberi e Uguali che, non essendo ancora strutturata, si affida alla buona volontà dei singoli e alle donazioni dei sostenitori.
«Un bilancio preventivo? Impossibile farlo» osserva Stefano Quaranta, capolista al Senato, che da quando è cominciata l’avventura di LeU ogni mese contribuisce con 1.500 euro per il nazionale e circa 2.000 per i bisogni del partito in Liguria.
«Noi non abbiamo tariffe per le candidature» spiega orgoglioso Sergio Battelli, candidato del M5S al proporzionale. Il metodo: ogni candidato e ogni sostenitore, a seconda delle proprie possibilità , può fare un versamento alla campagna Rally di Luigi Di Maio. Provvede a tutto il Movimento, mentre i gruppi locali si autofinanziano. «Quanto ho messo io? La mia parte, ma quanto non lo dico», chiude Battelli.
(da “il Secolo XIX”)
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