LEC WALESA: “SE NON FOSSIMO ENTRATI NELLA NATO E IN EUROPA OGGI LA GUERRA SAREBBE ARRIVATA ANCHE IN POLONIA”
“RUSSIA E CINA CONITNUANO A PENSARE DI INCLUDERE CON LA FORZA I PAESI PIU’ FRAGILI”
“Se non fossimo entrati nella Nato e in Europa oggi la guerra sarebbe arrivata anche in Polonia. Ora sosteniamo l’Ucraina e vogliamo una volta per tutte mettere a posto la Russia. La Russia ha un sistema politico sbagliato. Nessun ragazzo russo sa se il giorno dopo sarà chiamato a combattere e morire”.
Camicia blu con le scritta Konstytucja (Costituzione in polacco) e Solidarnosc, una bandiera gialla e blu dell’Ucraina e una spilla della Madonna appuntate sotto il bavero, l’ex presidente polacco Lech Walesa, 79 anni, parla del suo Paese, della guerra in Ucraina e del futuro dell’Unione europea sprofondato nella poltrona bianca del teatro sociale di Trento come un vecchio zio pronto a dispensare i suoi consigli ma anche a rimproverare chi fa solo finta di ascoltarlo.
“Sono arrivato all’ultimo momento perché da cattolico praticante prima sono stato a messa” confessa, ricevendo un primo lungo applauso del pubblico del Festival dell’Economia. “Il mondo è sempre stato diviso e i più forti hanno sempre inglobato i più piccoli – analizza poi, rispondendo a chi gli chiede cosa pensa dell’ipotesi cinese di un congelamento dello status quo con i territori annessi dai russi in Ucraina che resterebbero nelle mani di Mosca-. Funzionava così fino alla fine del ventesimo secolo. All’inizio del ventunesimo secolo vediamo ancora in atto questa logica da parte di Russia e Cina: includere con forza Paesi più fragili. I Paesi evoluti invece esercitano la loro influenza attraverso organismi come la Nato, l’Ue e l’ONU”.
Quindi, guardando al futuro e alle azioni oggi più necessarie, aggiunge: “La prassi, a questo punto, ci dice che il destino ci ha dato il compito di abolire le contrapposizioni in Stati e realtà minuscole, perché la tecnologia non rispetta questi confini, ce l’ha dimostrato la pandemia. I grandi stati illuminati d’Europa dovrebbero accorgersene e cercare di affrontare insieme tutti gli argomenti troppo complessi per essere affrontati a livello statale. Bisogna definire cosa va dibattuto a livello sovranazionale e quali risorse serviranno. Ma per fare questo serve una leadership che oggi non vedo”.
Netta la critica a tutti i populismi, a cominciare da quelli che hanno preso piede nel suo Paese. “In Polonia ci siamo sentiti troppo sicuri e abbiamo permesso che prendessero il potere demagoghi e populisti. Agli italiani e agli europei dico: partecipate alle elezioni e guardate bene prima di mettere una croce su un nome”.
Il punto di partenza della sua riflessione politica è l’eterna lotta fra comunismo e capitalismo, ma nella sua analisi Walesa cerca anche di andare oltre. “Il comunismo sulla carta è migliore, e per questo tanti giovani si fanno affascinare da questo ma devo stare attenti. Il comunismo in ogni tentativo fatto ha fallito, quindi eliminate il comunismo” sostiene l’ex presidente polacco, aggiungendo che il capitalismo, il sistema che è risultato vincente ha comunque delle criticità: “Vince con dei trucchi, è stato descritto come una corsa di topi”. Per questo, continua, “il nuovo capitalismo dovrebbe lasciare il mercato libero e correggere tutto il resto”, spiegando che “tutti devono vivere, anche chi è disoccupato”.
In questo quadro, per Walesa la soluzione si rintraccia nell’allargare la visione: “Se capiamo che il nostro interesse è continentale o addirittura globale la nostra visione cambia”, e bisogna partire da dare una risposta a tre domande: “Quale fondamento deve essere il collante tra noi in Europa? Quale sistema economico? Come affrontare il populismo?”. E in questo quadro serve chiarezza anche da parte dei partiti, perché oggi abbiamo “partiti di sinistra che hanno programmi di destra e viceversa. Chi se la cava sempre sono i partiti di ispirazione cristiana ma dentro questi partiti non c’è neanche un cristiano”, aggiunge con una battuta.
Rivendicando l’esperienza pacifista di Solidarnosc, che combatte’ contro “l’URSS e il Patto di Varsavia senza nemmeno un carro armato”, ribadisce poi la sua diffidenza verso una soluzione innanzitutto militare. “Non vedo una guerra contraddistinta dalla pace. In Ucraina vedo una brutalissima prova di forza che non darà nessuna soluzione: anche se l’Ucraina vincerà fra dieci anni succederà di nuovo. La Russia userà anni per riprendere forza come già ha fatto dopo il crollo del muro di Berlino. Arriverà un altro Stalin, un altro Putin. L’unica possibilità di pace e che con il nostro aiuto i cittadini russi cambino il loro sistema politico. E questo obiettivo non si raggiunge con i missili”. Un ragionamento proiettato sul futuro, perché, con l’invasione dell’Ucraina, “Putin ha commesso un errore gravissimo mettendosi contro tutto il mondo evoluto – conclude Walesa-. I nostri figli e i nostri nipoti non ci perdoneranno un errore del genere. Non si tratta di battere militarmente la Russia ma fare opera di persuasione con ogni singolo russo spiegandogli che per il suo bene è necessario un cambio di sistema politico in Russia”.
(da agenzie)
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