LEGGE ELETTORALE, ECCO PERCHE’ LA BARUFFA ITALIANA E’ UNICA AL MONDO
DUE LIBRI METTONO A CONFRONTO LE NORMATIVE ELETTORALI DELLE PRINCIPALI DEMOCRAZIE, EVIDENZIANDO L’ORIGINALITA’ DELLA VICENDA ITALIANA
Da 12 anni a questa parte il problema che più angustia i principali leader (disamorando gli italiani), è fare e disfare la legge elettorale, ritagliandola a proprio uso e consumo: tutto cominciò nel 2005 quando il governo Berlusconi escogitò una riforma, ribattezzata “Porcellum”, che fosse in grado di annacquare la probabile vittoria della coalizione guidata da Romano Prodi nelle elezioni fissate per il 2006.
Un atteggiamento che ha fatto scuola: nel 2014 anche il governo Renzi ha ritenuto che fosse il caso di impostare una legge elettorale (poi ribattezzata “Italicum”) ritagliata sulla propria misura.
Due leggi elettorali fatte così male che la Corte Costituzionale ha bocciato prima il “Porcellum” e poi l’”Italicum”.
Per confrontare le nostre leggi elettorali e quelle delle principali democrazie occidentali, ma anche per capire tutti i segreti e i “trucchi” di una normativa così importante, un contributo significativo arriva da due libri scritti da Federico Fornaro e Pino Pisicchio, parlamentari di diverso orientamento ma dotati di caratteristiche infrequenti nell’attuale classe politica: padronanza della materia elettorale e una sperimentata attitudine alla saggistica storico-politica.
Nel suo “Come funzionano le leggi elettorali” (Giubilei Regnani Editore), Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto della Camera, già presidente della Commissione Giustizia, evidenzia due peculiarità dell’Italicum: la legge attualmente in vigore meriterebbe «l’Oscar per la velocità di durata: si tratta dell’unica legge elettorale al mondo destinata a essere rimossa prima ancora di venire mai provata sul campo», ma poichè è molto probabile che sia presto cambiata, «nel giro di soli 24 anni ci avvieremmo alla quinta riforma elettorale: una situazione unica nel mondo democratico, dove i sistemi sono in vigore da tempi immemorabili».
Altre peculiarità della normativa italiana sono evidenziate nel suo “Elettori ed eletti” (Epokè) da Federico Fornaro, senatore di Articolo 1, già autore di saggi sulla storia del socialismo e della Resistenza.
Molto interessanti in particolare le elaborazioni di Fornaro sulla “sovrarappresentazione” del primo partito nelle diverse realtà europee, mettendo a confronto i voti ottenuti in percentuale e la percentuale in seggi.
Al primo posto di questa particolare “classifica” c’è l’Ungheria, dove il primo partito ha ottenuto (nel 2014) il 44.1% dei voti che si sono trasformati nel 66,8% di seggi, con una differenza seggi-voti di +22,7%.
Al secondo posto di questa graduatoria europea sull’effetto-doping conferito dal premio di maggioranza c’è l’Italia col Porcellum, la legge che ha eletto l’attuale Parlamento.
Nel 2013 il Pd col 25,4% dei voti, si ritrovò col 46,3% dei seggi, con un salto del 20,8%.
Ecco la “notizia”: il Porcellum riusciva a produrre un effetto maggioritario persino superiore a quello del più classico dei sistemi maggioritari, quello inglese.
Nel Regno Unito, nel 2015, i Tories ottennero nei collegi un 36,8% dei voti che produssero il 50,8% dei seggi, con un premio del 14 per cento.
Un super-premio, del tutto fuori scala rispetto al resto del mondo, quello garantito dal “Porcellum” ma anche dall’”Italicum”: una striscia iper-maggioritaria che sta per produrre, quasi come nemesi, il ritorno al sistema proporzionale.
Come capita spesso, quando si esagera: da un eccesso all’altro.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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