PRIMARIE, A UN ELETTORE PD SU TRE NON GLIENE FREGA NULLA
PAGNONCELLI: “AI GAZEBO ANDRANNO IN CIRCA 2 MILIONI, MENO 800.000 RISPETTO AL 2013, RENZI VINCERA’ CON IL 67%”
Il primo tempo della partita per la segreteria del Pd si è chiuso con la netta affermazione di Matteo Renzi che tra gli iscritti al partito ha ottenuto il 66,7% dei voti prevalendo su Andrea Orlando (25,3%) e Michele Emiliano (8%).
Il voto nei circoli ha visto la partecipazione di poco più di 266 mila iscritti, il 10% in meno rispetto al novembre del 2013, quando Renzi si affermò su Gianni Cuperlo con un risultato più stretto (45,3% a 39,4%).
La scissione nel Pd ha quindi rafforzato la leadership di Renzi nel parito.
Il secondo tempo, attualmente in corso, si chiuderà il 30 aprile quando si terranno le primarie aperte agli elettori.
È un appuntamento conosciuto da due elettori su tre (66%, +7% rispetto a inizio marzo) che suscita l’interesse di poco più di un elettore su quattro (28%).
In particolare l’11% si dichiara molto interessato (come il mese scorso) e 17% solo in parte (+2%).
L’interesse, ovviamente, risulta più elevato (63%) tra coloro che oggi voterebbero Pd ma fa riflettere la quota tutt’altro che trascurabile di attuali elettori non interessati alle primarie, non sappiamo se perchè giudicano l’esito scontato oppure per una sorta di disorientamento rispetto all’attuale fase critica che il partito sta vivendo.
La partecipazione
Il 3% degli elettori manifesta l’intenzione di partecipare alle primarie e a costoro si aggiunge il 4,6% che probabilmente si recherà alle urne.
Si tratta di poco più di 3,5 milioni di elettori ma, tenuto conto del fatto che solo una parte dei probabili si deciderà effettivamente a votare, ad oggi le nostre stime collocano tra 1,8 e 2,2 milioni la partecipazione effettiva, in diminuzione rispetto alle primarie del dicembre 2013 quando votarono oltre 2,8 milioni di elettori.
Erano altri tempi, animati da ben altre aspettative di cambiamento impersonate da Renzi che non a caso aveva scelto lo slogan «L’Italia cambia verso».
Tra i propensi a votare il risultato appare oggi piuttosto netto, nonostante il 12% si dichiari indeciso: Renzi infatti prevale nettamente (59%) su Orlando (21%) ed Emiliano (8%) e risulta in crescita di 6 punti rispetto a marzo.
Escludendo gli indecisi Renzi si attesta al 67% (in crescita di 5,4% rispetto al mese scorso), Orlando al 23,9% (-4,2%) e Emiliano al 9,1% (stabile).
Gli orientamenti di voto risultano assai differenti tra i due diversi gruppi di elettori: infatti tra quelli del Pd solamente il 7% si dichiara indeciso e Renzi primeggia con il 72%, seguito da Orlando (17%) e Emiliano (4%).
Tra gli elettori delle altre liste il 29%, pur dichiarando di voler partecipare alle primarie, al momento non saprebbe per chi votare, il 37% voterebbe per Orlando, il 25% per Emiliano e solo il 9% per Renzi.
In sintesi, si registra una grande coesione interna al Pd e si conferma una netta frattura con gli elettori delle altre forze del centrosinistra.
Il pronostico degli italiani vede al primo posto Renzi con il 38% (più 8 punti rispetto a marzo), seguito da Orlando (9%) ed Emiliano (8%), ma quasi uno su due (46%) non sa rispondere, probabilmente per scarso interesse all’appuntamento. Tra coloro che sono propensi a partecipare alle primarie le previsioni sono nettamente favorevoli a Renzi: il 64% infatti prevede che l’ex premier si affermerà .
Renzi stravince
Le stime di voto odierne a favore di Renzi (67%) sono molto vicine al risultato ottenuto tra gli iscritti (66,7%) e a quello delle primarie del 2013 (67,55%).
È molto probabile che si tratti di una coincidenza dato che, rispetto ad allora, lo scenario è molto diverso dentro e fuori dal Pd.
Nonostante la difficile fase post referendaria, culminata con la scissione e nonostante le turbolenze di cui parlano quotidianamente le cronache politiche (l’ultima in ordine di tempo, l’elezione del presidente della Commissione affari costituzionali della camera), Renzi oggi appare stabilmente in sella al partito tra gli iscritti e largamente in vantaggio tra coloro che intendono recarsi a votare alle primarie.
Il problema si porrà dopo il 30 aprile, quando dovrà convincere gli altri elettori, quelli di centrosinistra che non avranno partecipato alle primarie e, soprattutto, gli indecisi e gli astensionisti da riportare al voto.
Ma quella è tutta un’altra partita, di cui al momento si ignorano le regole (la legge elettorale). Una partita che richiederà di elaborare nuove idee e proposte e di definire nuovi traguardi ma anche di adottare contromisure, quanto a stile di leadership e di comunicazione. Sembra infatti che per compensare l’appannamento della sua popolarità e riprendere appeal e consenso per Renzi possa essere opportuno «cambiare verso».
Nando Pagnoncelli
(da “Il Corriere della Sera”)
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