L’ELEZIONE DI GERONIMO LA RUSSA ALLA GUIDA DELL’ACI È SOLO L’ULTIMA NOMINA PER IL FIGLIO DEL PRESIDENTE DEL SENATO, CHE INTASCHERÀ UNO STIPENDIO DI 230 MILA EURO L’ANNO
È GIÀ NEI CDA DEL PICCOLO TEATRO DI MILANO (NOMINATO DA SANGIULIANO) E DELLA HOLDING DEI GIOVANI BERLUSCONI… LE OPPOSIZIONI PROTESTANO PERCHÉ, CON UN EMENDAMENTO AL DECRETO INFRASTRUTTURE, IL GOVERNO HA ASSEGNATO 5 MILIONI DI EURO IN PIÙ ALL’ANNO PROPRIO ALL’ACI
Qualcuno le chiama carriere fortunate. Qualcun altro strane coincidenze. Una cosa è certa, la scalata di Geronimo La Russa, figlio del presidente del Senato di FdI Ignazio, parrebbe aver subito un’impennata significativa
E, di fronte alla parabola politica del padre – già ministro della Difesa, figura centrale nella destra italiana da oltre trent’anni e
attualmente uno dei big del partito di maggioranza del governo – è inevitabile osservare anche il percorso pubblico e para-istituzionale del figlio.
Antonino Geronimo La Russa, si diceva: un nome che non passa inosservato, non tanto per l’originalità quanto per la frequenza con cui compare in consigli d’amministrazione e cariche apicali di Enti e fondazioni che contano. L’ultima elezione, solo pochi giorni fa, alla presidenza dell’Automobile Club d’Italia: stipendio annuo da 230mila euro.
Avvocato milanese, classe ‘80, per anni si è mosso nelle seconde file della destra imprenditoriale e istituzionale lombarda. Chi lo conosce dice che non è poi così raro
incontrarlo per un pranzo dal “Salumaio” di via Montenapoleone con Barbara Berlusconi, di cui è amico di vecchia data, ma anche nell’area vip dell’Autodromo di Monza, dove aveva fatto da Cicerone anche a Giorgia Meloni.
Se già dal 2018 era presidente di Aci Milano, carica confermata nel tempo, lo scorso anno è stato nominato vicepresidente nazionale del Club, oltre che vicepresidente di Sara Assicurazioni, la compagnia assicurativa controllata dall’ente che si occupa della gestione del Pubblico registro automobilistico (Pra).
È anche consigliere della cassaforte dei tre figli più giovani di Berlusconi, la holding H14 – che possiede il 21% di Fininvest – e di M4 Spa, società che gestisce la costruzione della metro blu di Milano.
A tutto questo, nel novembre del 2023, si è aggiunta una nomina che ha fatto molto discutere: quella nel consiglio d’amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, istituzione culturale simbolo del teatro italiano nel mondo e presidio di antifascismo.
Designazione – a titolo gratuito, va specificato – ottenuta per volere dell’allora ministro Gennaro Sangiuliano, uomo di FdI vicino alla premier, almeno fino allo scandalo Boccia. In occasione di quella scelta, fu lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala, pur riconoscendo la legittimità della nomina, ad esprimere
qualche remora sul profilo culturale del rampollo di casa La Russa: «Il Piccolo dovrebbe essere un punto d’arrivo dopo un percorso nella cultura, non un punto di partenza».
Fino all’ultima elezione, quella alla guida dell’Aci nazionale, che ha fatto infuriare le opposizioni, anche perché con un emendamento della maggioranza al decreto Infrastrutture, il governo ha assegnato 5 milioni di euro in più all’anno proprio all’Aci a partire dal 2025.
Dal libro del gossip, poi, viene fuori il nomignolo che gli era stato affibbiato qualche anno fa: «l’ultimo indiano della Torre Velasca». È stato infatti l’ultimo inquilino, dopo lunga resistenza, a lasciare l’appartamento in cui abitava nello storico
grattacielo milanese, prima della ristrutturazione.
Il suo passato ha avuto anche qualche ombra: negli anni ‘90, con alcuni amici, venivano chiamati «i vandali del sabato sera»: si imbucavano alle feste e lasciavano il segno.
È rimasta nelle cronache la serata a casa Vecchioni, con tanto di gioielli rubati e denuncia. Lui giurò di essere estraneo ai fatti (in effetti non ebbe conseguenze) e smise di frequentare il gruppo.
Geronimo, però, non è l’unico nome ricorrente negli ambienti vicini al potere: il secondogenito Lorenzo Cochis, classe ‘95, è stato assunto nella Fondazione Milano-Cortina 2026 come coordinatore delle cerimonie, dopo essere stato consigliere di Municipio a Milano. Pare proprio che a lui, papà Ignazio voglia
affidare l’eredità politica.
(da agenzie)
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