L’ESTINZIONE DI FORZA ITALIA E LA BIANCOFIORE
L’OSTINAZIONE DI CHI NON VUOLE VEDERE LA REALTA’ DEI FATTI
L’estinzione di Forza Italia equivale, voto più voto meno, all’estinzione politica di Berlusconi. Più che un partito-azienda era un partito-persona; è dunque fisiologico che il partito ricalchi i destini della persona, dal trionfo all’impopolarità e infine all’indifferenza più assoluta.
Ma i cosiddetti “fedelissimi” di Silvio non la pensano così.
Sono convinti che si possa crollare, in un paio d’anni, dal trenta al cinque per cento per colpa di un segretario regionale inetto o di un candidato sbagliato.
Una dedizione cieca e quasi folle al Capo che impedisce di vedere la realtà , dolorosa ma banale, degli anni che passano, della baldanza che diventa patetica, della gente che gli volta le spalle.
Fissano lo sguardo su qualunque dettaglio, specie se insignificante (Fitto è stato cattivo, la squadra era sbagliata, perfino lo strabiliante “Salvini mi ha copiato la felpa” uscito di bocca alla tramortita Biancofiore) pur di non prendere atto che nessun partito, in democrazia, può sopravvivere come pura proiezione del suo leader, senza una vera classe dirigente, un vero dibattito interno, livelli intermedi che contino.
Quelli come la Biancofiore possono scegliere una morte devota e accompagnare Silvio sulla pira come le vedove indù; oppure allontanarsi rapidamente, come stanno facendo, con comprensibile istinto di sopravvivenza, molti degli ex beneficiati.
L’unica opzione impossibile è il progetto, allucinato, di “ricominciare da Berlusconi”: e invece proprio quello vogliono fare.
Michele Serra
(da “La Repubblica“)
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