L’EUROPA HA RITROVATO UN LEADER
NEI MOMENTI CRUCIALI LA MERKEL TIENE IN PIEDI L’UNITA’ EUROPEA C0N UNA GRANDE CAPACITA’ DI MEDIAZIONE E LUNGIMIRANZA
Magari l’avrà aiutata anche il suo dottorato in chimica quantistica, certamente più in linea con il richiamo alla scienza imposto dai tempi bui del coronavirus.
Ma è indiscusso che la svolta nei negoziati europei sulle risposte alla crisi economica scatenata dal Covid-19 e la spinta che ha sciolto almeno una parte del gelo che per un mese e mezzo ha spaccato l’Ue tra nord e sud, non potevano che arrivare da lei: Angela Merkel, ancora una volta leader di un’Unione che non può immaginarsi tale senza di lei.
L’accordo raggiunto al Consiglio europeo di ieri sulla creazione di un fondo di ripresa europeo finanziato con bond comuni emessi dalla Commissione, ancora una cornice sulla quale c’è tanto da lavorare ma risultato assolutamente impensabile all’inizio della pandemia, non sarebbe mai stato possibile se la Cancelliera non avesse assunto, ancora una volta come in altri momenti di crisi dell’Unione, il ruolo di mediazione tra gli Stati membri.
Alla cancelleria tedesca da 15 anni, Merkel è alla fine del suo ciclo politico.
Il suo partito, la Cdu, è spaccato, alla difficile ricerca di un successore, dopo il passo indietro della ‘delfina’ di Angela, il ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer. Ricerca lunga, visto che il coronavirus ha messo in stand-by anche il congresso, che si sarebbe dovuto tenere domani.
Slittato a fine anno, congelato come le vite degli europei: persino i negoziati sulla Brexit, che sembravano l’urgenza più impellente del 2020, sono rinviati in fondo all’emergenza Covid-19, peraltro i due negoziatori – David Frost per Londra e Michel Barnier per Bruxelles – si sono pure ammalati, cattivo segno del destino. Ma pur alla fine della sua lunga storia politica — e chissà se sarà veramente così, niente le vieta di ricandidarsi alle elezioni del 2021 – Merkel ha ancora assi nella manica. Per profonda fede europeista, certo, ma soprattutto per necessità .
“Per noi in Germania riconoscerci nell’Europa unita fa parte della ragione di Stato”, dice al Bundestag, caricando il discorso pre-Consiglio europeo di una tensione ideale sul necessario rafforzamento dell’Unione, prospettiva non inedita da parte sua ma certo più densa di significati alla luce del virus che ha infettato l’Ue, minacciandone l’esistenza. “Non è materia per i discorsi della domenica, ma è un fatto del tutto pratico: siamo una comunità del destino. E l’Europa ora lo deve dimostrare di fronte a questa inattesa sfida della pandemia”.
Raccontano fonti europee, senza dover scandagliare sul fondo dei retroscena delle relazioni diplomatiche, che a Berlino la sveglia è suonata nei giorni di preparazione del summit di ieri in videoconferenza.
Negli uffici del ministero delle Finanze tedesco si è cominciato a lavorare persino sulla proposta spagnola, di contributo all’idea di fondo di ripresa proposto dalla Francia e sostenuto dall’Italia.
Non era una proposta di compromesso che promettesse di uscire viva dal Consiglio europeo, eppure i tedeschi l’hanno presa in considerazione. Sotto la regìa di Angela, convinta di dover abbandonare l’iniziale alleanza con i paesi nordici – in testa l’Olanda – furiosi con le pretese del sud e indossare i panni della mediazione.
Per il bene dell’Ue, certo, ma anche per gli interessi della stessa Germania. E poi per non perdere l’asse storico con Parigi, da sempre motore dell’Ue, inceppato dalla crisi del Covid-19, visto che la Francia stavolta ha scelto di guidare il fronte dei paesi del sud, i più indebitati storicamente, quelli che usciranno particolarmente malconci dall’emergenza.
“I nostri sforzi a livello nazionale potranno alla fine avere successo se avremo successo insieme anche in Europa. In questa aula spesso mi avete sentito dire: sul lungo periodo la Germania starà bene solo se starà bene anche l’Europa. Per me questa frase anche oggi è molto, molto importante”, sono le parole che Merkel scandisce parlando al Bundestag, prima del Consiglio europeo.
Discorso storico di svolta, paragonabile alla mossa con cui in un afoso agosto del 2015 Merkel sorprese tutti accogliendo in Germania migliaia di profughi siriani, nel bel mezzo di una crisi dell’immigrazione allora solo agli inizi. Discorso che accende un riflettore sui danni che l’economia tedesca subirebbe da un collasso di paesi europei come l’Italia, dal collasso dell’Ue.
Oggi, all’indomani di un Consiglio europeo che non ha conosciuto i toni astiosi della riunione del 26 marzo scorso ma che, al netto delle differenze, si è svolto in un clima sicuramente più collaborativo, diversi interlocutori diplomatici riconoscono che senza la Germania non ci sarebbe stata svolta. E l’Europa sarebbe magari già defunta.
Conclusione per niente esagerata: all’inizio della pandemia questo esito era la scommessa più gettonata, vista la confusione iniziale, gli errori, la lentezza nel capire la gravità della crisi, come ha ammesso di recente un’altra donna tedesca, Ursula von der Leyen, scusandosi con l’Italia davanti al Parlamento Europeo.
Ora, dietro il piano della Commissione europea, che nella seconda o terza settimana di maggio dovrà presentare una proposta per dettagliare la creazione del fondo di ripresa dentro il bilancio Ue, c’è Merkel.
La mediazione tra la proposta francese e le richieste del nord è stata trovata a Berlino. Ed è “l’inizio di una risposta”, come titola oggi la Sueddeutsche Zeitung. A questo punto, la ‘battaglia’ tra nord e sud si sposta sui tempi: l’Italia chiede un accordo entro giugno con un’operatività del fondo già quest’anno o con soluzioni ponte per garantire i finanziamenti. E poi sulle dimensioni del fondo stesso, sulle scelte tra prestiti e sussidi a fondo perduto: i paesi del nord insistono sui primi, quelli del sud sulla seconda opzione.
Nubi ce ne sono ancora, per non parlare del Meccanismo europeo di stabilità , che spacca la maggioranza di governo in Italia.
Anche qui, si attendono le regole precise da parte del board del Mes, dove verranno stabiliti durato e costo dei prestiti, nonchè le differenziazioni tra spese dirette per la sanità e indirette, materia di ulteriore scontro tra nord e sud.
Il punto è che la Germania, con Merkel, ha scelto di stare al centro e non da una parte della barricata.
La cancelliera promette anche maggiori contributi tedeschi al bilancio pluriennale dell’Ue, sul quale i leader dovranno raggiungere un accordo in tempi brevi, ne va del fondo di ripresa. “Vogliamo agire rapidamente in Europa, perchè abbiamo bisogno naturalmente di strumenti per superare le conseguenze della crisi in tutti gli Stati membri”, dice.
Ma senza il suo pragmatismo, l’Unione oggi non sarebbe più una realtà . Un’argomentazione che sembra una banalità , tanto l’Ue si è abituata e anche seduta sulle risorse diplomatiche e sulla capacità di sorprendere di Merkel. Ma la vittoria di Donald Trump negli Usa e di Boris Johnson in Gran Bretagna sono lì a dire: mai dare per scontata una Merkel per l’Ue, mai dare per scontata l’Ue. Il coronavirus ha dato l’allarme, la figlia di un pastore luterano ha capito.
(da “Huffingtonpost”)
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