LIBIA, L’ONU OTTIENE QUELLO CHE IL GOVERNO ITALIANO NON E’ MAI RIUSCITO A REALIZZARE: ACCORDO SERRAJ-HAFTAR PER NUOVE ELEZIONI
DECISIVA LA MEDIAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER UNA PACIFICAZIONE DEL PAESE
Il presidente del “Governo di accordo nazionale” della Libia, Fayez al Serraj, e il maresciallo Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito nazionale libico, “hanno raggiunto un accordo ad Abu Dhabi per indire elezioni generali in Libia e preservare l’unità del Paese”. Lo ha confermato l’inviato speciale delle Nazioni unite, Ghassan Salamè, in un tweet: secondo l’ex ministro libanese i due leader si sono accordati “sulla necessità di terminare la transizione nel Paese attraverso elezioni generali e sulle modalità per mantenere la stabilità della Libia e unificare le sue istituzioni”.
Il capo del governo di Tripoli era volato negli Emirati direttamene dall’Egitto, dopo il vertice di Sharm El Sheik.
Da giorni giravano voci sul possibile vertice.
Salamè ha lavorato duramente per tenere questa riunione, a cui hanno partecipato anche alcuni inviati diplomatici come l’americano Peter Bodde: l’Onu in Libia vorrebbe organizzare una “conferenza generale nazionale” per far ripartire il dialogo politico, ma senza l’accordo dei due leader ogni passo sarebbe difficile. Un incontro fra Serraj ed Haftar era stato ipotizzato anche a Parigi, ma alla fine gli Emirati Arabi sono risultati essere il luogo migliore per il vertice.
Il vertice è stato chiesto soprattutto da Salamè, per accelerare il processo che dovrebbe portare a convocare la “grande assemblea” libica. Non è chiaro ancora se nell’accordo fra i due c’è anche questa “grande assemblea”. Sarebbe il passaggio con cui l’Onu voleva avviare il processo per arrivare a una nuova Costituzione, a una nuova legge elettorale e poi alle elezioni legislative e presidenziali.
Haftar nei giorni scorsi aveva fatto uscire su siti di informazioni libici la notizia secondo cui “il generale non è interessato a incontrare Serraj, perchè lui non è in grado di esercitare un vero potere a Tripoli”. Il che può anche essere vero: il presidente è limitato nei suoi poteri innanzitutto dal fatto che la capitale libica è controllata da milizie che il potere politico non riesce a governare.
Ma Serraj è anche il rappresentante di una istituzione, il Consiglio Presidenziale, designato con una procedura benedetta dalle Nazioni Unite e sostenuta da tutti gli Stati e dalle istituzioni internazionali coinvolte nel tentativo di stabilizzazione della Libia. E infatti non a caso Haftar si è poi convinto a partecipare al summit, che avrebbe avuto risultati positivi.
Ad Abu Dhabi in questi giorni sono arrivati altri leader libici, fa cui il capo della Noc, la compagnia petrolifera nazionale, Mustafa Senalla che ha tenuto riunioni per negoziare la riapertura dei campi petroliferi di Sharara.
Le installazioni petrolifere nelle settimane scorse erano passate sotto il controllo di milizie alleate ad Haftar.
La Noc aveva chiesto la chiusura di Sharara già a dicembre scorso la per “cause di forza maggiore” dopo le prostese di molti lavoratori sostenuti da gruppi armati che avanzavano richieste economiche alla compagnia petrolifera.
Negli Emirati la Noc avrebbe raggiunto un accordo di massima per revocare lo stato di forza maggiore. Non è chiaro quando i campi saranno riaperti e quando potranno rientrare in produzione.
(da agenzie)
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