LILIANA SEGRE, ANCHE CHEF RUBIO TRA I 24 DENUNCIATI DALLA SENATRICE A VITA PER ODIO ON LINE
“PER TANTO TEMPO SONO STATA IN SILENZIO, ORA DENUNCIO”… TUTTI DOVREBBERO FARE COME LEI
C’è anche Gabriele Rubini, conosciuto come Chef Rubio, tra i 24 possibili autori degli insulti e delle minacce online a Liliana Segre. Quello del cuoco è uno dei nomi contenuti nelle denunce presentate dalla senatrice a vita alla caserma dei carabinieri di Milano.
Assistita dall’avvocato Vincenzo Saponara, Liliana Segre ha presentato le querele alla Sezione Indagini Telematiche del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo. E’ stata La Stampa a pubblicare per prima la notizia. Le denunce sono state presentate nei confronti degli autori delle minacce arrivate via social dopo le prese di posizione della senatrice a vita contro l’aggressione all’Ucraina e a favore dei vaccini anti-Covid. Tra questi, il popolare chef, che ha da sempre posizioni filo palestinesi e che nel tempo non si è risparmiato nelle invettive contro la senatrice a vita. Molte le accuse che vengono rivolte da ambienti pro-Palestina a Segre dove le tesi antisemite non sono rare, così come i pregiudizi contro chi testimonia i valori dello Stato ebraico. Liliana Segre da tre anni vive con la scorta proprio per le minacce antisemite che ha cominiciato a ricevere negli ultimi anni, sempre più violente, sempre più invadenti anche della sua vita privata.
Chi è Chef Rubio, uno dei 24 denunciati da Liliana Segre per odio online
Chef Rubio, al secolo Gabriele Cherubini, è uno chef molto noto sia per le sue trasmissioni televisive, Unti e bisunti o Camionisti in trattoria sia sui social, dove ha centinaia di migliaia di follower. Sui social non fa mistero delle sue posizioni politiche, che in parte ricalcano quelle di chi in ogni manifestazione del 25 Aprile a Milano, fischia la Brigata Ebraica, confondendo questa associazione di combattenti partigiani, con lo Stato di Israele.
Agli iniziali odiatori anti semiti di Segre, si sono aggiunti, da quando è scoppiata la pandemia, gli hater no vax, che l’hanno presa di mira in più occasioni. Da quando si è prestata come testimonial per il lancio della campagna vaccinale, nel gennaio 2021, all’ospedale Fatebenefratelli di Milano, fino a quando recentemente ha preso posizione contro i medici che rifiutano di vaccinarsi.
Liliana Segre anche su questo tema sanitario, come su quello della prevenzione dei contagi attraverso la vaccinazione, si è espressa con la chiarezza che tutti le riconoscono, con le stesse parole nette con cui ha condannato il risorgere dell’antisemitismo e del razzismo.
Fra i persecutori di Liliana Segre che la additano in quanto sopravvissuta alla Shoah, quelli che non le perdonano la scelta di dedicare la sua vita a testimoniare l’orrore delle leggi razziali e delle loro conseguenze, infine si sono aggiunti gli ambienti filo putiniani e filo russi contrari alla solidarietà con il popolo ucraino aggredito.
Dopo l’ultimo discorso di Segre, nella prima seduta del Senato dopo l’elezione di Giorgia Meloni, altri insulti le sono piovuti da ambienti politici di estrema sinistra ed estrema destra, che per opposti motivi hanno criticato le sue parole in difesa della Costituzione e dei valori democratici.
Evidentemente, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ stata la stessa Segre, un mese fa a Palazzo Marino, durante un convegno dell’associazione delle donne ebree, ad annunciare: “Per tanto tempo sono stata in silenzio, ora denuncio”.
In famiglia c’è un avvocato, il figlio Luciano Bellipaci, civilista, che ha interpellato il collega Saponara penalista, con il quale si stanno esaminando tutti i messaggi di odio e di minaccia, per identificarne gli autori e denunciarli.
(da La Repubblica)
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