L’INFINITO FOLLE VIAGGIO DELLA NAVE LIBRA: DALL’ALBANIA HA DOVUTO SBARCARE A BRINDISI 4 DEI 16 MIGRANTI CHE ERANO A BORDO, POI ANDRA’ IN SICILIA
TORNERA’ A LAMPEDUSA MA DOPO AVER FATTO SCALO AD AUGUSTA… L’AGENZIA ONU: “CON LE ESTERNALIZZAZIONI I DIRITTI NON SONO GARANTITI”… ENTRO 48 ORE DALLA RICHIESTA DI “TRATTENIMENTO” CI SARA’ LA PRONUNCIA DEI GIUDICI CHE DOVRANNO CONFERMARE O MENO LA LEGITTIMITA’ DELL’OPERAZIONE
Continua il folle periplo della nave Libra della Marina Militare, usata per trasferire i primi sedici naufraghi nei nuovi centri in Albania e adesso nuovamente diretta in Sicilia. Alla rotta però si è aggiunta una nuova tappa destinata a far lievitare ulteriormente i costi.
La nave ha dovuto far scalo a Brindisi, dove in fretta e furia sono stati fatti sbarcare i quattro naufraghi che mai avrebbero dovuto essere trasferiti a Shengjin.
Due sono due ragazzini bengalesi di sedici anni, gli altri sono stati vittime di vessazioni e torture e come tali sono considerati vulnerabili. Per i minorenni però il viaggio non è concluso: dalla Puglia sono stati spediti in un centro in Basilicata. Gli altri saranno accompagnati nel Cara di Restinco, nel brindisino.
La Libra nel frattempo continua il suo viaggio. È diretta ad Augusta per cambusa e rifornimento carburante, dopo dovrebbe fare nuovamente rotta su Lampedusa. E sull’operazione Albania continua a infuriare la polemica.
“Non è possibile immaginare di scegliere su una nave chi è fragile e chi non lo è, chi è minore e chi non lo è”, attacca la segretaria dem Elly Schlein.
“Se cerchi di smistare i naufraghi senza rispettare le procedure internazionali – dice Nicola Fratoianni – e lo fai frettolosamente su una nave, il primo risultato è quello che stiamo vedendo in queste ore, con 4 migranti su 16 che, dopo la traversata nel Mediterraneo, con una nave della nostra marina militare vengono riaccompagnati in Italia”.
Oim: “Con l’esternalizzazione diritti non garantiti”
Com’è stato possibile un errore così grossolano nonostante i numeri ridotti? “La procedura di pre-screening che si fa in mare è molto veloce e deve essere necessariamente completata da un esame approfondito a terra – spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’agenzia Onu per le migrazioni – L’Oim supporta le operazioni con esperti in “protezione umanitaria” e mediatori culturali e ha deciso di essere presente nella consapevolezza che questi sistemi di esternalizzazione non sono in grado di garantire la tutela dei diritti e di individuare le vulnerabilità dei migranti”.
Con i suoi operatori è presente sia sulla nave Libra, sia nei centri albanesi. “È grazie alle operazioni di pre-screening che su 80 persone ne sono state selezionate solo sedici. Senza personale qualificato e in grado di riconoscere rapidamente le vulnerabilità, probabilmente le persone trasferite in Albania sarebbero state molte di più. L’Oim partecipa a questa operazione per tentare di garantire il più possibile i diritti delle persone e per tutelare le vulnerabilità di cui sono portatori”. E non è detto che quelli individuati siano gli ultimi. Altro potrebbe venire fuori non solo nei colloqui più approfonditi previsti per oggi, ma anche nel corso delle udienze di convalida dei trattenimenti che si dovranno celebrare entro 48 ore.
A breve le udienze di convalida, i nodi giuridici
Sulla decisione dei giudici della sezione Immigrazione del tribunale di Roma, pesa l’ultima sentenza della Corte di giustizia europea secondo cui un Paese può definirsi “sicuro” solo se lo è in ogni sua parte e per ogni categoria di persone. Una pronuncia cui per normativa comunitaria i tribunali italiani si devono adeguare e che rischia di far venire meno il presupposto legale dei trattenimenti in Albania: dalla lista dei Paesi sicuri della Farnesina, tocca depennarne almeno 15, Egitto – su cui il tribunale di Catania si è già espresso – e Bangladesh inclusi.
Tutta da definire è poi la legittimità delle procedure in territorio albanese: il trattenimento può essere solo “l’ultima ratio” anche in caso di procedure accelerate di frontiera, ma in Albania è l’unica soluzione possibile.
Stando al protocollo firmato nel novembre scorso dal premier albanese Edi Rama e da Giorgia Meloni, i migranti non sono autorizzati a mettere piede fuori dai centri. Insomma, la “soluzione innovativa” del governo Meloni – così l’ha definita la premier – rischia di essere solo una costosissima débâcle.
(da La Repubblica)
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