L’ITALIA HA UNA SPESA PUBBLICA DI MILLE MILIARDI ALL’ANNO E DI QUESTI 164 FINISCONO IN “SPESA ASSISTENZIALE” (MAL PERCEPITA DAI I CITTADINI, CHE SI SENTONO POCO ASSISTITI)
LE ENTRATE MIGLIORANO, MA NON BASTA: I TAGLI AI MINISTERI VENGONO FATTI INUTILMENTE DA DECENNI. L’UNICA STRADA SAREBBE RECUPERARE GLI 85 MILIARDI ALL’ANNO DI EVASIONE FISCALE (E INVECE, IL GOVERNO PREMIA GLI AUTONOMI)
È una manovra che cambierà il corso della storia economica del Paese? Bisogna essere estremamente chiari nel rispondere: no. Soprattutto se si tolgono agevolazioni come quelle (l’Ace) che prevedevano vantaggi per le aziende che rimettevano gli utili ottenuti nelle loro imprese. Che significava più investimenti e più assunzioni. E quindi più crescita.
Buona parte di quei 30 miliardi (oltre il 50%) sono indirizzati alla conferma di alcune poste di bilancio importanti per i lavoratori. Come il mantenimento della riduzione del cuneo fiscale. Un vantaggio di circa 100 euro in busta paga per i redditi fino a 35 mila euro. Anche perché se non fosse stato fatto si sarebbe tradotto in un taglio sì, ma delle buste paga.
La misura diventa strutturale, la si rende cioè un vantaggio permanente. Analoga strada si è seguita per il taglio delle aliquote Irpef per i redditi medio bassi. Il tentativo di procedere a una riduzione anche per quelli tra i 28 mila e i 50 mila euro annui è legato appunto alle coperture che in questo caso sono relative al successo o meno del concordato fiscale. E anche qui, prevale la prudenza vista la poca adesione registrata sinora.
I soldi per la Sanità arrivano ma saranno sempre troppo pochi a fronte di un Paese che invecchia. E che non vuole affrontare una riforma ormai ineludibile. Arriveranno poi i mille euro per ogni nuovo nato per chi ha redditi entro i 40 mila euro annui di Isee. Ma si tenterà di avvantaggiare le famiglie più numerose.
Siamo ben lontani da quell’operazione verità di cui avrebbe bisogno un Paese che ha una spesa pubblica di mille miliardi (di questi 164 in spesa assistenziale con il paradosso che gli italiani si sentono anche poco assistiti…).
Resta la domanda, a parte l’Ace abolita dove si prendono i soldi? Per fortuna le entrate migliorano. Ma non basta. Si parla di tagli ai ministeri, sono decenni che si fanno. Almeno sulla carta. A questo punto dovrebbero essere anni che si fanno e nei ministeri non dovrebbe esserci più nessuno.
Mancanza di concorrenza, inefficienza nei controlli (per fortuna l’inflazione rallenta ma quella accumulata rimane, tradotto: i prezzi non scendono semmai rallenta la crescita), spesa pubblica inefficace, diventata enorme e ormai una giungla. Ecco alcuni nodi da sciogliere che potrebbero far rifiatare i cittadini. Pretendere che tutto ciò avvenga con una legge di Bilancio è troppo. Ma almeno qualche direzione di marcia si dovrebbe intuire.
(da Il Corriere della Sera)
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