LIVORNO, LA PICCOLA ROMA: NOGARIN TRA INDAGINI, MAL DI PANCIA DELLA BASE E GRANA RIFIUTI
SINDACO SOMMERSO DAI PROBLEMI CON UNA GIUNTA PRECARIA E BASE IN RIVOLTA
“Risolvo problemi”. In un’intervista all’Espresso del 18 luglio 2014 Filippo Nogarin si presenta così, citando Mr Wolf di Pulp Fiction. Questo poco dopo essere stato eletto sindaco di Livorno l’8 giugno del 2014 vincendo con il 53% dei voti il ballottaggio contro Marco Ruggeri del Pd.
Un risultato incredibile: basti pensare che a Livorno viene fondato il Partito comunista italiano e nel dopoguerra non c’è mai stato alla guida della città un sindaco non legato al partitone rosso e ai suoi eredi.
Insomma, un risultato che rievoca il successo clamoroso di Giorgio Guazzaloca a Bologna nel 1999. Il macellaio bolognese, alla guida di una lista civica, sconfisse infatti al secondo turno Silvia Bartolini, candidata della sinistra. Sinistra (prima Pci, poi Pds) che sotto le Due torri regnava da sempre incontrastata. Una vittoria talmente eclatante che vide arrivare a Bologna le tv di tutto il mondo per documentare l’incredibile evento.
Lo stesso si può dire in un certo qual modo di Livorno.
Prima di tutto per la storia e le caratteristiche della città . Centro portuale per eccellenza, il porto di Livorno è il più grande della Toscana e uno dei più importanti d’Italia e del Mare Mediterraneo.
Dopo la liberazione del Paese nel 1945, il Partito comunista domina la politica cittadina grazie anche all’appoggio di una solida base operaia in gran parte impiegata nel porto.
La vittoria del Movimento 5 stelle è quindi clamorosa. Un po’ perchè è la seconda vittoria in un comune importante (prima c’era stata la conquista di Parma). E poi perchè va a prendersi una delle roccaforti rosse che mai, almeno nell’immaginario della sinistra, si pensava potesse cambiare colore.
“Risolvo problemi” dunque e mai frase sembra più profetica. Perchè per Nogarin i problemi non mancano e l’ultimo è arrivato soltanto la scorsa settimana, quando sul suo profilo Facebook ha annunciato di essere indagato per abuso di ufficio
E fin dal suo insediamento le grane che deve affrontare ricordano quelle che ha affrontato la giunta di Roma guidata da Virginia Raggi.
Subito si presenta il nodo della nomina degli assessori che vengono selezionati attraverso un bando e una scrupolosa analisi dei curricula.
Ne arrivano quasi un migliaio, tanto che la squadra di Nogarin non viene presentata tutta insieme il 30 luglio come promesso.
Quel giorno in una conferenza stampa vengono svelati solo due nomi dei sette previsti (alla fine saranno dieci). Sono Alessandro Aurigi all’Urbanistica e Simona Corradini alla Mobilità . Il colpo di scena arriva nemmeno 48 ore dopo: Corradini viene cacciata perchè già candidata a un’altra tornata elettorale in una lista civica tradendo così uno dei cardini del regolamento dei 5 stelle.
Fosse stato solo per il sindaco, probabilmente Corradini sarebbe ancora al suo posto. Ma sono la base e il gruppo consiliare che sostiene la giunta ad andare su tutte le furie e a far tornare sui propri passi il primo cittadino.
Addirittura l’assessore al Bilancio sarà nominato solo dopo Ferragosto. È solo la prima puntata delle frizioni tra Nogarin e il il gruppo M5s, che a tratti creano una situazione di assemblearismo permanente che non sempre si sposa con i tempi del governo della città
Ma oltre ai problemi di poltrone – che si ripresentano tra un rimpasto in giunta e dimissioni o cacciate nel gruppo di maggioranza che diventa sempre più risicata – ci sono anche quelli della città .
Prima di tutto il porto di Livorno, simbolo e prima industria della città dove il cantautore anarchico Piero Ciampi in una celebre canzone aveva lasciato il cuore. Dopo 60 anni è pronto il piano regolatore. Inizialmente Nogarin non vuole firmarlo e la maggioranza che lo sostiene è con lui.
Poi, “per responsabilità istituzionale”, la firma arriva con voto in aula del sindaco e del Pd. Contrario il MoVimento 5 stelle.
Non mancano poi i contrasti con il Pd che in regione continua a governare incontrastato con il presidente Enrico Rossi e che comunque per quasi 60 anni (con differenti nomi) è stato nella stanza dei bottoni del palazzo comunale.
Per esempio il no alla costruzione di un nuovo ospedale (266 milioni in project financing). Tra gli altri obiettivi cari ai 5 stelle, la giunta ha consentito la libera balneazione all’interno degli stabilimenti.
Un altro punto importante per Nogarin è il trasporto pubblico gratuito. Un traguardo ambizioso che inizia a essere sperimentato nelle corse serali dell’orario estivo 2016 e che potrebbe essere prorogato anche per la nuova stagione.
Ma il nodo più spinoso che deve affrontare Nogarin è quello della gestione dei rifiuti. Una questione che fa traballare la sedia del sindaco e che lo mette ancora una volta in contrasto con i suoi uomini.
I guai per il sindaco Nogarin iniziano il 7 maggio del 2016, quando il primo cittadino riceve un avviso di garanzia dalla procura di Livorno, nell’ambito dell’inchiesta su Aamps, l’azienda controllata al 100% dal Comune che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti del capoluogo toscano.
Nogarin diventa così il primo sindaco a Cinque Stelle di una grande città a entrare nel registro degli indagati. Soltanto cinque giorni più tardi, la stessa sorte toccherà anche a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, risultato sotto inchiesta della procura di Parma per le nomine al teatro regio. Indagine che poi verrà archiviata.
Nel pasticcio livornese in cui sprofonda il primo cittadino le colpe risalgono però prevalentemente alla gestione precedente dell’azienda, i cui vertici erano stati nominati dalle amministrazioni di Centrosinistra.
La società chiude infatti i bilanci 2014, anno dell’insediamento a giugno del sindaco pentastellato, con un rosso pesantissimo di oltre 20 milioni di euro. Abbastanza per gettare un’ombra anche sui conti precedenti, visto che l’esercizio precedente si era chiuso con un utile di 84 mila euro. Cosa è successo in un solo anno per fare sprofondare così i conti?
Nogarin c’entra poco o nulla. O meglio non riesce a riportare in carreggiata un’azienda i cui conti avevano cominciato a sbandare pericolosamente prima del suo arrivo.
Quando si insedia, punta su Marco di Gennaro, ingegnere informatico senza esperienza nel settore, e lo nomina amministratore unico. “Sarà il nostro Steve Jobs”, assicura il sindaco nell’agosto 2014. Durerà soltanto sette mesi, declassato prima a membro del nuovo cda per poi essere silurato definitivamente un anno più tardi nel pieno della tempesta sulla municipalizzata.
I conti, si diceva.
I problemi iniziano già a novembre 2015, quando il collegio dei revisori dà parere negativo all’approvazione del bilancio 2014, per cui il cda stimava una perdita di 21,3 milioni di euro.
Un quadro definito dai revisori “non veritiero”. Sullo stato di salute finanziario dell’azienda pesano però come un macigno almeno 11 milioni di crediti non riscossi relativi alla ex Tia, ora Tari. In pratica, bollette di rifiuti mai pagate e che l’azienda negli anni non era stata in grado di riscuotere.
Anzichè colmare le perdite di esercizio con nuove risorse fresche, Nogarin a luglio aveva deciso di spalmare sulla nuova Tari quanto non incassato in precedenza, con un aumento per tre anni della tassa sui rifiuti.
Intanto però la situazione precipita. Nogarin dà il via libera definitivo al Bilancio dell’anno passato dopo essersi scontrato alcune settimane prima con il voto contrario della sua stessa maggioranza e a fine mese, dopo avere prima prospettato l’ipotesi di una maxi ricapitalizzazione, ottiene invece dall’assemblea con un solo voto di vantaggio il via libera a presentarsi all’assemblea dei soci di Aamps con la richiesta di un concordato preventivo in continuità aziendale..
Una prospettiva che gela i lavoratori i lavoratori della municipalizzata che iniziano così un pesante braccio di ferro con l’amministrazione e che verrà definitivamente accolta dal tribunale fallimentare nel luglio di quest’anno, con la nomina anche del commercialista Fabio Serini come commissario giudiziale.
Nel frattempo il sindaco autorizza la stabilizzazione di 33 precari all’interno dell’azienda. Sarebbe proprio questo atto al centro delle contestazioni mosse dai magistrati al primo cittadino, che con un post su Facebook ammette pubblicamente di essere stato raggiunto da un avviso di garanzia che configura l’ipotesi di reato, quella per bancarotta fraudolenta.
Secondo il Tirreno però il primo cittadino sarebbe iscritto nel registro degli indagati per altre due ipotesi di reato, Falso in Bilancio e abuso d’ufficio. Reato, questo, per cui effettivamente il sindaco ha dichiarato di essere indagato soltanto la scorsa settimana insieme all’assessore Gianni Lemmetti.
Dai tempi della giustizia, purtroppo non sempre rapidi in Italia, e dai rigidi regolamenti del Movimento 5 stelle, è a questo punto legato il futuro di Nogarin che nella primavera del 2017 arriverà al giro di boa del suo primo mandato. Forse.
(da “Huffingtonpost”)
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