LO STILE DEL PREMIER: “ORA COMPRERO’ TUTTI I SUOI UOMINI” …GLI ULTIMI GIORNI DI GUAPPOLEONE
FINI REPLICA: “CREDE DI ESSERE IL PADRONE DELL’ITALIA, MA SI SBAGLIA DI GROSSO, CI RIVEDIAMO ALLA CAMERA, NON GLI FARO’ PASSARE NULLA, E’ UN UOMO FINITO E NON LO SA ANCORA”…. I SERVI LUCIDANO PER L’ULTIMA VOLTA LA STATUA EQUESTRE DEL PREMIER
Non si tratta solo di due figure politiche che non si sopportano più, ma di due culture politiche differenti e quindi inconciliabili.
Per Silvio il governo è una monarchia assoluta, con una corte di lacchè e stonati suonatori di clarine sfiatate, dove il congiunto che non si prostra ai suoi piedi viene punito con l’esclusione dall’asse ereditario.
Non ammette dissensi, defezioni e critiche: vive nell’ossessione dei sondaggi taroccati che lo devono vedere sempre oltre la soglia di quelli del giorno prima.
Si addormenta con i risultati del sondaggio Ghisleri come un pupo con la favola di Biancaneve.
Lui deve essere il leader più gradito al mondo, le cose anche banali diventano miracoli laici, l’unico suo cruccio è che qualche “comunista” abbiamo bloccato le percentuali di valutazione di gradimento alla soglia del 100%, altrimenti lui andrebbe sicuramente oltre.
Ieri qualcuno non solo ha osato ribellarsi alle regole di corte, ma si è persino permesso di contestargli l’operato.
Sono crollati i presunti capisaldi della linea politica del partito: Fini ha bocciato il federalismo fiscale, ha stroncato le leggi ad personam, ha parlato di amnistia mascherata, ha preso le distanze sull’immigrazione, ha parlato di Unità d’Italia, di lavoro, occupazione, economia, meridione.
La statua equestre del premier ha cominciato a barcollare, proprio in diretta di quella Tv dei lustrini che lui ha creato.e su cui ha fondato l’impero.
A nulla è valso il conforto dei traditori neo-aennini che lo rincuoravano, spendendo elogi e leccate, dalle associazioni di reduci di via Mancini fino alle identitarie della Garbatella, dai sociali ex contestatori di Bush fino a chi ha fatto carriera solo per il cognome che porta.
Neanche una poesia sula “coerenza dei servi” recitata dall’ex comunista Bondi gli ha fatto tornare il sorriso.
Si stava consumando lo psicodramma del tentato regicidio.
Dall’altra parte un Fini che per la prima volta in via sua ha dimostrato di avere coraggio e lucidità .
Ha colpito scientificamente per fare male, in un contesto non favorevole.
E ha solllevato problemi politici veri, seri, concreti.
Cerchiamo qua di essere chiari: si è voluto fondere due partiti (del 28-30% e del 12%) più altri minori.
Il risultato alla prima prova è già stato negativo: invece del 40%-42% che avrebbe dovuto raccogliere, il Pdl, alle politiche nel 2008, raggiunse solo il 37,2%.
Nel 2009 alle Europee si perdono 2.000.000 di voti e si scende al 35,2%. Poche settimane fa, alle regionali, spariscono altri 2.000.000 di elettori e si cala al 32% (considerando anche tutte le liste possibili dei governatori).
In due anni si è calati di 10 punti rispetto alle origini.
Errore politico di Fini entrare nel Pdl, di cui ha pagato le conseguenze.
Suo diritto invece porre il problema politico della crisi di consensi al sovrano. Ma la reazione nevrotica di Berlusconi di ieri non ammette rilievi e dissensi. Mai visto un segratetario di partito che si permetta di dire ai suoi in riunione: “Fini è finito, comprerò tutti i suoi uomini”.
Negli Stati Uniti, patria della democrazia, una sollevazione popolare lo costringerebbe alle dimissioni.
Fini a sua volta tiene botta : “Crede di essere il padrone dell’Italia, ma si sbaglia di grosso.Ci rivedremo alla Camera, non gli farò passare nulla, è un uomo finito e ancora non lo sa”.
Cosa accadrà ora?
Inizieranno le purghe, faranno fuori i finiani da tutti gli incarichi, esacerbando gli animi e facendo il gioco di Gianfranco .
Il governo sta appeso a un filo: deciderà Fini quando e come tagliarlo. Certamente su un provvedimento inviso agli italiani, in modo da poter attaccare nel merito.
Crisi di governo? Sarebbe il suicidio politico del premier, Napolitano troverà un governo tecnico, presieduto magari da Fini che a quel punto avrà una maggioranza in Parlamento e governerà per due anni, recuperando nugoli di parlamentari pentiti.
Quando si tornerà a votare, se Fini azzecca tutte le sue mosse, la gente si sarà dimenticata di Guappaleone e Fini sarà il nuovo leader .
Non a caso Bossi è corso a Roma per cercare di mediare: ha capito che senza Fini non va da nessuna parte.
Una cosa è certa: scordatevi le elezioni anticipate e che Fini non conti una mazza (è già al 9%, senza ancora aver fatto nulla) .
Per chi ha delle riserve sul suo passato, rispondiamo che ne abbiamo più noi di loro.
Ma che di fronte alla prospettiva di un’Italia spaccata in due e in preda a una deriva razzista, un uomo di destra sta a destra.
Quella vera, non quella aziendalista e monocratica, ma quella sociale e popolare.
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