LUPI: FAVORI PURE ALLA MOGLIE
LA COOP “LA CASCINA” LE PAGA UN VOLO AEREO…. PER IL LAVORO AL FIGLIO DEL MINISTRO PRONTO A SCENDERE IN CAMPO DE ECCHER (CHE AVEVA UN PROBLEMA PER UN’INTERDITTIVA ANTIMAFIA)
Un biglietto aereo pagato alla moglie del ministro dalla cooperativa La Cascina. E poi la telefonata di Stefano Perotti che si mette a disposizione del figlio per trovargli lavoro.
E una seconda opportunità di lavoro grazie a Claudio De Eccher.
Queste le novità più imbarazzanti per il ministro Lupi emerse dalle carte depositate ieri. “Emerge che, in un primo momento — scrivono i pm — lo stesso Cavallo, in relazione alla ricerca di una soluzione lavorativa in favore di Lupi Luca, si attiva presso l’imprenditore (De) Eccher Claudio, con il quale lo stesso Ministro Lupi è in rapporti confidenziali”.
Non un imprenditore a caso: De Eccher è il costruttore la cui azienda era stata stoppata nel 2014 da un’interdittiva antimafia del Prefetto (poi annullata dal TAR e Consiglio di Stato) e che chiedeva a Cavallo una mano per farsela annullare così: “a questo punto te lo chiedo in modo molto …come dire? Deciso: bisogna che tu ne parli e che ne parliate anche con il Ministero degli Interni”.
A rendere difficile la nuova difesa di Lupi di fronte al Parlamento prevista per domani è il capitolo della richiesta di arresto dedicato ai rapporti istituzionali di Francesco Cavallo, detto anche Frank.
“Cavallo è indicato da Giulio Burchi (ex presidente di Italferr proveniente dal mondo della sinistra , Ndr) — scrivono i pm di Firenze — come “l’uomo di Lupi” in una conversazione risulta in effetti in stretti rapporti con il ministro delle Infrastrutture Lupi Maurizio e con i componenti della segreteria del ministro, identificati in Bonaduce Nicola, Forlani Emmanuele e Lezzi Marco”.
Cavallo era considerato ‘l’uomo di Lupi’ perchè si occupava anche di reperire fondi per le cene di finanziamento di Lupi e poi doni per il ministro e il suo staff. Cavallo ha un ruolo anche nelle manovre che precedono l’assunzione del figlio del ministro presso lo studio MOR, cioè lo studio del cognato di Stefano Perotti.
Tutto accade l’otto gennaio del 2014.
Secondo i pm “dalle conversazioni intercettate emerge che l’interessamento di Stefano Perotti veniva attivato da Ercole Incalza, il quale a sua volta aveva incontrato Luca Lupi su richiesta del ministro Maurizio Lupi”.
Poi proseguono i pm “Perotti informava di ciò Cavallo e quest’ultimo, lo stesso giorno 8 gennaio, contattava (alle 16 e 42) Luca Lupi per “organizzare un po’ di cose” ; pochi istanti dopo era Perotti a contattare Luca Lupi, con il quale intratteneva il seguente dialogo”. Ecco il dialogo tra il titolare di un grande studio e il giovane neolaureato.
È utile leggerlo per capire tra i due chi è a servizio dell’altro: PEROTTI:… ciao Luca! LUPI Luca:… ciao Stefano P:… come stai? L:… bene bene bene P:… allora … ti volevo dire… io adesso sono a Bressanone ma se ti fai una chiacchierata con Franco … così lui ti racconta tutto … e mi dici quello che devo fare L:… va bene … va bene… no .. perchè oggi ero lì da .. dal …. (Incalza l’innominabile, Luca Lupi è giovane ma sveglio, Ndr) P:… sì … dall’uomo (ecco come si dice Incalza al telefono tra uomini di mondo, ‘l’uomo’, Ndr) L:… di … mi ha detto di … gli volevo chiedere un pò di cose … ho fatto un pò di domande, allora sono venute fuori un paio di cose anche ad altre .. ‘parliamone anche con Stefano’ … quindi .. allora ti abbiam chiamato… però… sì sì va bene… vedo Franco domani P:… bene… così evito di (inc) L:… sì sì sì sì … assolutamente assolutamente non ti preoccupare… grazie mille, grazie mille P:… un abbraccio, ciao bello L:… ciao ciao
Cavallo è il ‘problem solver’ di Lupi.
Scrivono i pm “dalle conversazioni telefoniche intercettate emergono molteplici contatti ed incontri, anche conviviali , nonchè l’organizzazione di una cena volta a reperire “fondi” nell’interesse del Ministro , la fornitura di abiti sartoriali in favore del Ministro Lupi, di suo figlio Luca e dei suoi segretari e l’acquisto di regali natalizi in favore dello stesso Ministro e del suo entourage”.
I pubblici ministeri nella richiesta di arresto per Cavallo sono quindi più netti del Gip nell’ordinanza. Per i pm, Cavallo ha fornito un abito sartoriale a Lupi in persona e gli ha fatto regali. Senza condizionale e senza incertezze.
Non solo: Cavallo ha organizzato una cena per reperire fondi a beneficio di Lupi. Sono soldi dichiarati alla Camera dei Deputati e a quanto ammontano?
Tutte domande alle quali il ministro Lupi dovrà rispondere davanti al Parlamento e all’opinione pubblica. Inoltre c’è la storia del viaggio della moglie del ministro a Bari.
“Nel gennaio 2014, il Ministro Lupi organizza un incontro politico in Bari (la convention del “NCD”), avvalendosi — scrivono i pm — a tal fine, di Menolascina Salvatore (consigliere della coop ciellina La Cascina Ndr); si comprende che, a margine di questo evento, il Menolascina organizza una cena ristretta con il Ministro Lupi (…) proprio in relazione a questo evento in Bari, Cavallo si attiva per procurare un biglietto aereo (tratta Milano-Bari) alla moglie del Ministro Lupi, Dalmiglio Emanuela; a tal fine si rivolge al solito Altieri Gaetano; il prezzo di questo biglietto è di 447,03 euro; la ricevuta del pagamento risulta intestata al Cavallo, cui viene trasmessa via mail dall’indirizzo di posta elettronica di Pietroletti Gabriella della cooperativa La Cascina (non è dato sapere se tale spesa sia stata rimborsata)”.
La storia del biglietto aereo pagato dalla Cascina va inserita in un contesto di rapporti finanziari di Cavallo con la cooperativa che lo pagava.
La Cascina è una cooperativa nata a Roma decenni fa e benedetta dal potere di Giulio Andreotti prima e di Gianni Letta poi.
Una dozzina di anni fa a Bari i suoi manager furono messi sotto inchiesta e la voce di Lupi fu intercettata al telefono mentre rivendicava la sua amicizia con il suo interlocutore, Dario Maniglia, un manager del gruppo Fiorita che nel 2013 è stato condannato.
Maniglia era legato alla Cascina, a Salvatore Menolascina e a Francesco Cavallo, non indagato ma citato negli atti. Lupi era amico di tutto il giro e diceva a beneficio degli investigatori al telefono: “Dario Maniglia è un mio amico fraterno. Non me ne frega un cazzo possono anche venire (gli inquirenti Ndr) a farmi una pompa”.
La Cascina, anche se non è indagato nessuno dei suoi manager, è la società capogruppo dell’ATI che gestisce il CARA, Centro Rifugiati di Mineo grazie a una gara da 98 milioni di euro, bollata come contraria ai principi della concorrenza da Raffaele Cantone.
I pm catanesi stanno indagando sull’altro peso massimo del Ncd, cioè il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, proprio per il suo ruolo di soggetto attuatore della gara.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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