M5S, AL NORD CONTE TROVA LE MACERIE
SENZA UN CANDIDATO A MILANO, DECIMATI IN LIGURIA E NORD-EST
“Da settembre girerò tutta Italia”. Non è un caso che Giuseppe Conte, appena dopo
la chiusura del voto che lo ha eletto leader del Movimento 5 Stelle, si sia preoccupato di annunciare un tour su e giù per il Paese.
Il problema emerge a ogni tornata di elezioni amministrative: i Meet Up si sono disgregati, nei Comuni si fa fatica a mettere in piedi le liste o anche solo a trovare un candidato sindaco. La frattura è profonda e neanche i facilitatori, primo palliativo messo in campo dai vertici nazionali, hanno invertito la tendenza. Ora ci proverà Conte, che però troverà parecchie macerie. A partire dal Nord.
Lombardia. Il gruppo regionale è attivo, ma le difficoltà del Movimento sono rese evidenti dallo sbando nella campagna elettorale per Milano. A meno di due mesi dalle urne – si voterà il 3 e 4 ottobre – non c’è il nome del candidato. I 5 Stelle hanno tentato l’accordo con Beppe Sala, messo però con le spalle al muro dal veto degli alleati centristi. E nell’immobilismo di queste settimane, se ne sono quasi tutti andati. Gianluca Corrado, aspirante sindaco nel 2016, non si ricandiderà. Patrizia Bedori è fuori, così come Simone Sollazzo (passato ai Verdi). Gli attivisti vorrebbero Elena Sironi candidata sindaca, ma il suo nome non è mai stato avallato da Roma, dove si è pensato anche alla senatrice Simona Nocerino. L’accordo col Pd sarà più semplice per le Regionali del 2023 (magari su Stefano Buffagni), unica strada per strappare la Lombardia alla destra.
Liguria. L’unico precedente di coalizione giallorosa alle Regionali è quello dello scorso anno in Liguria, dove la destra di Giovanni Toti ha battuto il giornalista del Fatto Ferruccio Sansa, sostenuto proprio da M5S e Pd. Senza per la verità troppa convinzione, visto l’eterno tira e molla sul suo nome concluso a poche settimane dalle elezioni. Dei 5Stelle della prima ora qui non resta granché, se si pensa che Marika Cassimatis fu una delle prime vittime del decisionismo di Beppe Grillo e Alice Salvatore se ne è andata portandosi dietro qualche compagno d’avventura. Degli otto parlamentari eletti in Liguria nel 2018, ne restano 3. Anche qui allora sarà quasi tutto da ricostruire, magari anche grazie a quel Luca Pirondini capogruppo a Genova e attivista di lungo corso.
Piemonte. Chiara Appendino – pur in mezzo alle turbolenze di maggioranza a Torino – è rimasta un punto di riferimento carismatico e si prepara – con ogni probabilità – alla vicepresidenza del M5S. Qui l’attivismo grillino ha spesso fatto rima con le proteste no Tav, anche se da Palazzo Chigi Conte fu costretto a ingoiare l’opera. Due consiglieri regionali su 5 se ne sono andati e chi rimane racconta che proprio sul Tav si sono consumati i malumori più grandi. La candidata sindaca a Torino Valentina Sganga, antica oppositrice dell’opera, può recuperare un po’ di legami con la Valsusa (ma i rapporti con Appendino sono assai freddi). In tutti i Comuni al voto, se non altro, i 5S sono riusciti a organizzare una candidatura.
Emilia-Romagna e Nord-est. A Bologna e dintorni la linea è chiara: i grillini sono nel “laboratorio politico” del centrosinistra. Il punto di riferimento è sempre Max Bugani, attivista della prima ora, incoraggiato dall’elezione di Conte. Il M5S appoggia il candidato sindaco del Pd Matteo Lepore. Una scelta che ha prodotto strappi e defezioni – l’ultimo ad andarsene è stato l’ex candidato governatore Simone Benini –, ma che almeno dà una prospettiva chiara al futuro. Nel Nord-est invece è desertificazione totale: negli anni al governo il M5S è stato annichilito dalla concorrenza della Lega. Il consenso è quasi azzerato e i pochi punti di riferimento sono andati via, come l’ex europarlamentare trevigiano David Borrelli e il deputato no-euro e no-vax Gianluigi Paragone. Conte e i suoi dovranno ripartire da zero.
(da agenzie)
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