M5S, APPENDINO CONTRO L’ALLEANZA E MISTERO GRILLO
CONTE: “SE PERDO, LASCIO”… ASSEMBLEA DECISIVA PER IL FUTURO DEL MOVIMENTO
La Costituente sta arrivando e il M5S esplode. Con Giuseppe Conte che si ritrova tra due fuochi. Da una parte il primo avversario, il garante che punge mentre gioca a nascondersi, quel Beppe Grillo che potrebbe irrompere nell’assemblea a Roma del prossimo fine settimana, e che nell’attesa tramite i fedelissimi esorta – ufficiosamente – a disertare le votazioni sul web. Dall’altra la big che non si nasconde più, la vicepresidente del M5S Chiara Appendino, sferzante il giorno dopo le Regionali: “Non possiamo essere soddisfatti quando il Movimento va, ancora una volta, sotto il 5 per cento. Il Pd ci sta fagocitando, stiamo diventando un socio minoritario”. Dritta, al cuore di Giuseppe Conte. Quasi come la leader di una mozione congressuale alternativa. Di certo in antitesi al Conte che lunedì sera aveva celebrato “le bellissime vittorie in Umbria e Emilia-Romagna”. E che in serata rilancia a Rainews24: “Se il percorso fatto fin qui su alleanze e collocazione politica verrà messo in discussione, ne trarrò le conseguenze”. Tradotto: se nella Costituente gli iscritti voteranno per il divieto di alleanze e contro la collocazione del M5S nel campo progressista, darà le dimissioni. Eccole, le possibili schegge del simil-congresso dei Cinque Stelle.
Inizierà a votare domani, la base del M5S, su una montagna di quesiti. Partita che si gioca soprattutto sul quorum. Dopo la scrematura degli inattivi, gli iscritti dovrebbero essere scesi attorno ai 90-92 mila. Conte ha bisogno che voti la maggioranza assoluta per dare un segnale forte. Anche se da statuto Grillo potrà comunque chiedere una seconda votazione sulle modifiche statutarie, che in quel caso passerebbero solo con la partecipazione della metà più uno degli iscritti. “Dobbiamo superare la quota dei 46 mila votanti” riassumono dal M5S. Per questo Conte, sempre sulla Rai, esorta gli iscritti: “Avete la possibilità di decidere il futuro del M5S, non resta che votare”. Sa che i dissidenti grillini invitano a disertare le urne. Nelle chat e nelle telefonate, rimarcano le percentuali rimediate dai 5Stelle nelle Regionali: 3,5 in Emilia-Romagna, 4,7 in Umbria. La prova, sostengono, che stare in coalizione con il Pd è veleno per il M5S. Tesi non lontana dalle posizioni di Appendino. Due settimane fa al Fatto l’ex sindaca aveva detto: “Non è il momento di un’alleanza strutturale con il Pd, e non dobbiamo essere subalterni ai dem”. Ieri sera, un post come un macigno: “Non sono felice né soddisfatta, la mancanza di un’identità forte sta disperdendo il nostro vento nelle vele del Pd. Come facciamo a convincere le persone a venirci a votare se non è chiaro per cosa lottiamo?”. Ergo, “pensiamo a chi vogliamo essere noi e non a cosa fanno gli altri partiti: meglio non essere che essere una brutta copia, sbiadita, degli altri”. Sembrano parole da sfidante di Conte. Accolte in modo gelido ai piani alti del M5S.
Però potrebbero essere piaciute al Grillo che in queste ore è un enigma per il Movimento, dove tutti si chiedono se apparirà – fuori scaletta – all’assemblea romana presso il Palazzo dei Congressi, in programma sabato e domenica. Ieri il fondatore ha ironizzato su Conte con una storia su WhatsApp, con una foto che ritrae il garante accanto a un giapponese in divisa da militare della 2ª guerra mondiale. A corredo, un gioco di parole: Oz Onoda. E mentre il mago di Oz è il soprannome che Grillo ha affibbiato all’ex premier, Hiroo Onoda era l’ultimo giapponese, ossia il soldato che si arrese nel 1974, ignaro della fine del conflitto. La guerra a 5Stelle invece è in pieno svolgimento. Ma il fondatore farà la mossa? “Credo che Beppe non si farà vedere, rischia di essere coperto dai fischi di una platea contiana, e per lui sarebbe una disfatta” sussurra un veterano che ha ancora rapporti con lui. Però Grillo è umorale, imprevedibile. Può cambiare piani all’ultimo istante. Diversi maggiorenti del M5S hanno suggerito a Conte di giocare d’anticipo, invitandolo all’assemblea. Magari al tavolo sull’energia. L’avvocato ha preso nota, ma non ha deciso. Perché in tempi di guerra politica ogni scelta pesa.
(da ilfattoquotidiano.it)
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