M5S, SALTA L’ASSEMBLEA DEI DEPUTATI: GRUPPI IN SUBBUGLIO SUL CASO PIZZAROTTI
UNA PARTE DEL GRUPPO PARLAMENTARE CONTRO I VERTICI
Lo scontro tra una parte della base parlamentare e i vertici è sempre più duro.
Il Movimento 5 Stelle mai come in questo periodo, in cui è lanciato alla possibile conquista di alcune città importanti, è in preda a turbolenze.
Una pattuglia di eletti, specialmente a Montecitorio, aveva chiesto un’assemblea, dei soli deputati o congiunta con i senatori, per discutere dell’ormai epurazione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
Epurazione maldigerita da molti parlamentari nonchè dagli attivisti. Ma la riunione alla Camera, che solitamente si tiene il martedì sera, questa settimana non ci sarà , soprattutto perchè il Direttorio potrebbe finire sul banco degli imputati.
E in particolare Luigi Di Maio, leader in pectore, con delega agli Enti locali, colui che in pratica era stato contattato dal primo cittadino di Parma ma gli sms non hanno mai ricevuto risposta.
Lo stesso Pizzarotti aveva chiesto di prender parte a una riunione dei parlamentari, possibilmente da trasmettere in streaming per coinvolgere anche la base grillina, ma a questo punto è evidente che il confronto non ci sarà : “Come al solito – dice il sindaco all’Adnkronos – non sono io che mi sottraggo al dialogo”.
I malumori rimbalzano tuttavia nelle pagine Facebook oltrechè tra Montecitorio e Palazzo Madama.
La senatrice pizzarottiana Elisa Bulgarelli ormai esce allo scoperto e attacca.
Sui social parla di una “mutazione genetica da movimento a partito, forse peggio: da movimento a partito padronale col partito che viene passato da padre a figlio”.
È in quest’ultimo concetto, che Bulgarelli a nome anche di altri colleghi mette in chiaro, la chiave di tutto il malcontento grillino.
Da quando è morto Gianroberto Casaleggio molti parlamentari chiedono una riunione per essere informati sui nuovi assetti, quindi sulla nuova piattaforma Rousseau e sul ruolo di Casaleggio jr.
Alcuni deputati e senatori lo chiamano “l’invisibile”, perchè c’è ma non si fa vedere. Che non ami apparire è ormai un fatto noto, ma dietro a ogni decisione, compresa la cacciata di Pizzarotti, c’è lui: Davide Casaleggio.
Per questo l’erede non è soltanto colui che “gestisce la piattaforma informatica” ma è molto di più.
Da lui dipendono epurazioni e nomine. Ovviamente prese di concerto con Beppe Grillo che, da quando Gianroberto non c’è più, è venuto meno al suo “passo di lato” e si occupa – come promesso qualche settimana prima della morte all’amico cofondatore del Movimento durante una riunione a Milano – un po’ di più della loro creatura e delle decisioni politiche, che a volte bypassano lo stesso Direttorio.
Come ad esempio la decisione presa da Casaleggio jr senza informare nessuno di nominare due fedelissimi ai vertici della neonata Associazione Rousseau.
Si tratta dell’europarlamentare veneto Davide Borrelli e del candidato sindaco di Bologna, nemico di Pizzarotti, Max Bugani.
Non fanno parte dell’Associazione invece i cinque del Direttorio, rimasti anzi sorpresi dai due ingressi.
Segno che il cuore del Movimento rimane a Milano. Anzi, si può dire che viaggi sulla linea telefonica Milano-Genova, quindi Casaleggio jr-Beppe Grillo.
Sulla questione Pizzarotti, per esempio, Grillo e Davide Casaleggio hanno consultato Di Maio, Di Battista e Fico, i tre del Direttorio che hanno un ruolo più da protagonisti (Sibilia e Ruocco sono più defilati).
Il primo ha mostrato qualche dubbio, avrebbe preso tempo per evitare spaccature, che poi si sono verificate, in piena campagna elettorale.
Fico invece, il più ortodosso del Direttorio, non aveva dubbi sull’utilizzo della linea dura. Alla fine, scavalcate le remore di Di Maio, il sigillo lo hanno messo, anche questa volta, Grillo e Casaleggio con buona pace del Direttorio.
Al Direttorio però tocca affrontare i gruppi parlamentari in subbuglio.
In subbuglio soprattutto perchè molti singoli deputati e senatori non vedono valorizzato il loro lavoro quotidiano, mentre aumenta il protagonismo in tv di Di Maio e Di Battista in particolare.
“Vanno sempre nelle trasmissioni televisive ma non si preoccupano di informare noi deputati di ciò che succede e delle decisioni che vengono prese”, dice in sostanza più di qualcuno che vede ormai come un lontano ricordo la vecchia regola dell’uno vale uno.
(da “Huffingtonpost”)
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