MAKE AMERICA GALLINA AGAIN
LA STORIA DI TRUMP CHE IMPLORA IL VENETO DI VENDERGLI UN PO’ DELLE SUE UOVA
Dispiace per le galline americane decimate dall’aviaria, ma questa storia del pollaio di Trump che implora il Veneto di vendergli un po’ delle sue uova in vista della Santa Pasqua suscita un ghigno sulfureo. Come la mettiamo con la tracotanza degli ultimi mesi, condita dalla minaccia di infliggerci strazi e dazi? Se fossi un contadino veneto, o una gallina, glielo farei pesare.
Gentili (?) americani, volete le uova della tanto bistrattata Europa perché le vostre sono diventate più rare delle terre rare e costano al chilo come il paraurti di una Tesla? Ebbene, sediamoci (sulle uova) e trattiamo. Intanto la Groenlandia rimane a noi, non si discute. Quanto ai dazi sul vino, provatevi a tassare anche un solo tappo e la frittata, poi, ve la fate da soli. C’è stato un tempo in cui il dollaro era ancorato all’oro. Non ci spingiamo a pretendere di ancorarlo all’uovo, però un po’ più di rispetto, che diamine. Saremo anche diventati un Paese senza figli, come ci rinfaccia
di continuo quella testa d’uovo di Elon Musk, ma i pochi rimasti fanno ancora colazione con l’ovetto fresco sbattuto e certi ciambelloni da paura. Fino a qualche mese fa, avremmo rinunciato a mezza carbonara per dirottare un po’ di materia prima sulle vostre tavole. Vi avremmo fatto persino lo sconto. Ma adesso…
Del resto, non abbiamo cominciato noi. Il guaio, quando uno si mette a fare il prepotente, è che le vittime, appena possono, gli presentano il conto. Un ragionamento semplice, il famoso uovo di Colombo. Sapeste quanto è buono alla coque.
(da corriere.it)
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