MANOVRA A PEZZI E TAGLI DA 100 A 200 EURO PER 300.000 PENSIONI
DIETROFRONT SULLE PENSIONI, RESTA IL TAGLIO: GOVERNO IN CONFUSIONE
Sotto l’azione insistita della Lega, il governo lavora per aggiustare il pacchetto pensioni contenuto in manovra. Dopo il pasticcio della prima bozza che, oltre a non mantenere la promessa elettorale di abbassare l’età pensionabile, aggravava addirittura la legge Fornero e inseriva una penalizzazione per Quota 104, il Tesoro sta riscrivendo le norme.
Ieri sono circolate bozze che inseriscono un alleggerimento dei requisiti per il pensionamento. I vertici del Carroccio, però, assicurano che la definitiva sarà ancora migliore. Tra le ipotesi ci sarebbe quella di mantenere quota 103 ma con un ricalcolo contributivo. Ricapitoliamo. Martedì, otto giorni dopo l’approvazione della legge di Bilancio in Consiglio dei ministri, i testi hanno iniziato a girare. La più grossa sorpresa riguardava la previdenza: venivano appesantiti infatti i criteri per andare in pensione a 64 anni con il calcolo contributivo.
Al netto del linguaggio tecnico, è il metodo introdotto dalla riforma approvata nel 2011 dal governo Monti e permette l’uscita a quell’età a patto di aver maturato una pensione pari almeno a 2,8 il minimo, circa 1.409 euro. La bozza della manovra 2024, invece, portava quel requisito a 3,3 volte il minimo, cioè 1.660 euro. In sostanza, rendeva ancora più severa la Fornero, creando un grave problema politico. La Lega di Matteo Salvini ha basato in questi anni la sua propaganda sull’impegno di abolire la legge e permettere la pensione a 41 anni di contributi, senza minimo di età. Sarebbe insostenibile firmare una manovra che fa l’esatto contrario, rimangiando la promessa e addirittura inasprendo il già odiato provvedimento del governo Monti.
Dopo la rivolta di Lega&C. è iniziato il maquillage che vede sconfitto il ministro dell’Economia Giorgetti. Ci dovrebbe essere un nuovo sistema di calcolo. Il criterio passava a tre volte il minimo, quindi un passo in avanti rispetto alla prima bozza, ma restava comunque peggiorativo rispetto alla Fornero.
Il requisito di 2,8 volte il minimo rimaneva solo per le donne con un figlio e diventava 2,6 volte il minimo per quelle con almeno due figli. In ogni caso, fonti del governo dicono che questo nuovo schema non va considerato perché il testo finale sarà ancora migliorativo.
Per esempio, è spuntata anche l’ipotesi di posticipare al 2027 l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita. Meccanismo che oggi è congelato fino a fine 2026, ma che la bozza di manovra anticipava a fine 2024 (con l’effetto di innalzare l’età pensionabile). Non si placano intanto i sindacati: Cgil e Uil hanno concordato una serie di scioperi territoriali da 8 ore: si inizia il 17 novembre al Centro e si chiude il 1º dicembre con il Sud.
Intanto se il governo Meloni con una mano ridà, con l’altra continua a togliere, come nel caso del taglio alle pensioni di maestri, medici, infermieri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari che hanno iniziato a lavorare prima del 1996.
Si tratta di circa 300 mila lavoratori sul milione totale di iscritti alle relative casse che dal prossimo anno si vedranno ridimensionare le future pensioni fino a 7 mila euro, secondo la Confsal-Unsa, pari a un risparmio di 1 miliardo. A prevederlo è l’articolo 33 della nuova bozza della manovra. Ipotizzando uno stipendio di 1.800 euro, se si hanno 10 anni di lavoro prima del 1995 la pensione si abbasserebbe di circa 100 euro, mentre se gli anni sono solo 5 la pensione rischia di essere tagliata anche di 200 euro.
Ad esempio, per 10 anni di lavoro si scende dal 31% al 25%, mentre per 5 anni si passa dal 27% al 12%. Una mattanza che si sta per abbattere su chi è quasi vicino alla pensione (chi ha iniziato a lavorare dagli inizi degli anni 80) o a chi mancano meno di una decina di anni al buen retiro. Già lo scorso anno si era palesata la possibilità di introdurre il taglio, ma poi non se ne fece più nulla. Ora sembrerebbe che a spingere per la sua introduzione sia la Ragioneria generale dello Stato. Se la norma non cambierà nelle prossime bozze, si annunciano proteste. Ieri l’Anaao ha attaccato il governo: “Via le mani dalle tasche dei medici e dirigenti sanitari. Si stimano perdite tra il 5 e il 25% di tutto l’assegno pensionistico. Così si faranno scappare i pochi colleghi rimasti in corsia”. E pensare che per gli ex senatori si è ripristinato il vitalizio tagliato perché è un “diritto acquisito”. Mentre non ci sono ostacoli a tagliare le future pensioni degli altri.
(da Il Fatto Quotidiano)
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