MARONI HA SPERPERATO 16 MILIONI DI EURO PER LA “SICUREZZA” TRENORD: 150 AGENTI PRIVATI CHE STAVANO SOLO A GUARDARE
PIANI FALLITI, IGNORANZA DELLE NORME GIURIDICHE E APPALTI CONCESSI SENZA GARA ALLA DITTA DI UN CANDIDATO CON “LA DESTRA” DELLA SANTANCHE’ OTTO ANNI FA (POI REVOCATO)… E I DANNI SONO AUMENTATI DEL 40%
Oltre 16 milioni di euro. Tanto la Regione Lombardia targata Roberto Maroni ha già speso per “garantire” la sicurezza dei pendolari che ogni giorno viaggiano sui treni della sua controllata Trenord.
Fondi che, come ha dimostrato l’aggressione alla studentessa 16enne avvenuta giovedì scorso su un convoglio diretto a Mortara a metà pomeriggio di un giorno lavorativo, si sono rivelati inutili, dissipati tra piani falliti, ignoranza delle norme giuridiche e appalti concessi senza gara.
La storia della (in) sicurezza della Trenord maroniana ha una data di inizio: l’11 giugno 2015, quando alla stazione di Villapizzone (Mi) il capotreno Carlo Di Napoli viene assalito con un machete da una banda di Latinos e si ritrova col braccio sinistro semi-amputato.
Da mesi i media locali denunciavano i pericoli a bordo dei treni regionali, ma la foto della banchina insanguinata fa il giro d’Italia e l’azienda guidata dall’Ad Cinzia Farisè (scelta personalmente da Bobo) non può più minimizzare ed è costretta ad ammettere che la situazione è fuori controllo
Così, a luglio 2015 Maroni e Farisè lanciano in pompa magna il “Progetto Security”: un piano già avviato (senza grandi risultati) nel gennaio precedente, ma che da quel momento si arricchirà di un tassello fondamentale, il “Security Team”.
Si tratta di 150 agenti privati che veglieranno sui viaggiatori e il personale a bordo treno e nelle stazioni
Ma il “Progetto Security” da subito rivela numerosi lati problematici
La prima “pecca” è che quei i vigilantes entrano in servizio in forza di un contratto di portierato in base al quale non sono tenuti a intervenire in caso di aggressioni o risse, ma devono limitarsi a “prendere nota” dell’accaduto.
E infatti, denunciano da subito i sindacati dei ferrovieri, in molti episodi di aggressioni a capitreno, gli agenti con la pettorina verde e gli anfibi si guardano bene dall’intervenire.
Anche sotto il profilo delle procedure d’appalto non è tutto cristallino, visto che Trenord non indice una gara per la fornitura del personale, ma dà tramite un affidamento l’appalto alla GF Security, società di proprietà di tale Adriele Guarnieri, noto nel settore per essere candidato con “La Destra” di Daniela Santanchè nel 2008. Un’operazione che attira l’attenzione dell’Anac, tanto che un primo appalto da oltre 750 mila euro viene bloccato.
Trasparenza a parte, Gf Security invia sui treni personale che paga 3,5 euro l’ora lorde e che è costretto a turni massacranti.
Il mix di paga bassa e turni monstre costringe presto la società di Guarnieri a cooptare non professionisti, soprattutto stranieri che spesso non parlano neanche l’italiano.
Tuttavia, il vero problema di tutta l’operazione è che secondo la legge (articoli 256 bis del Regolamento al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e 2 e 3 del Decreto 15 settembre 2009, n. 154) sono autorizzati a espletare servizi di sicurezza a bordo treno solo guardie giurate professioniste iscritte all’albo, in possesso di uno speciale attestato rilasciato dalla Prefettura a seguito di un corso preparatorio e di un esame ad hoc.
Cioè specialisti dall’altissimo costo del lavoro che Gf si guarda bene da arruolare (anche perchè sul mercato i professionisti in possesso di tali requisiti scarseggiano).
A sollevare la questione è il sindacato Savip, Sindacato autonomo di vigilanza privata, che tramite il suo segretario Vincenzo del Vicario denuncia la “svista” di Trenord ai giornali e costringe il Pirellone a revocare l’appalto a Gf.
Messo alle strette per la figuraccia, Maroni il 26 gennaio 2016 è costretto a sancire la fine dell’“esperimento Security Team” e ad annunciare che dal 1° febbraio 2016 sui treni avrebbero preso servizio “una trentina di guardie particolari giurate”.
In realtà , da quella data le guardie armate arrivano solo nei siti manutentivi e nei depositi notturni di Brescia e Bergamo” di Trenord, mentre per vederle sui treni si dovrà attendere a lungo.
Infatti, gli uomini con la pistola non toccheranno vagone fino al 16 novembre successivo (ben 10 mesi dopo!), quando il primo farà la sua comparsa sulla Milano-Bergamo.
Non la linea più pericolosa di Trenord, ma quella che serve il bacino elettorale dell’assessore regionale ai Trasporti, Alessandro Sorte (che infatti si fa fotografare a più riprese sulle banchine con gli uomini in divisa).
Sulle altre 37 linee lombarde, invece, passeggeri e personale restano del tutto sprovvisti di qualunque tipo di tutela.
Una scelta scellerata pagata a caro prezzo il 19 marzo 2016 dalla studentessa 22enne Sara Arnoldi, che verrà ridotta in fin di vita con un martello su un convoglio diretto a Varese dal pregiudicato romeno Marian Verdi.
A seguito dell’ennesimo brutale fatto di sangue, il 5 aprile 2016 il Consiglio regionale voterà all’unanimità (quindi anche dai leghisti) la mozione presentata dalla consigliera M5s, Iolanda Nanni, che chiede a alla Giunta Maroni ad “attivare un piano per la sicurezza sui treni e la prevenzione contro gli atti vandalici compiuti sui convogli e nelle stazioni ferroviarie lombarde”.
A votazione appena chiusa, Nanni dirà : «Dopo il fallimento dell’operazione “Security Team”, finalmente partirà un piano serio ed articolato per la sicurezza sui treni e nelle stazioni e la prevenzione degli atti vandalici. Fin qui le iniziative della Giunta sono state solo di facciata ed hanno agito solo in termini di “sicurezza percepita”».
Il 18 aprile 2016 la Regione Lombardia stanzierà ulteriori 9.802.400 euro.
E siamo così ai giorni nostri.
Lunedì 13 febbraio, l’ad Farisè ha reso noto il bilancio degli atti vandalici subiti da Trenord nel solo 2016 (l’anno in cui, come abbiamo visto, l’azienda di piazzale Cadorna e Pirellone hanno investito più fondi nella sicurezza): dal 31 dicembre 2015 allo stesso giorno del 2016, i danneggiamenti sui treni sono stati 8.400, il 40% in più rispetto al 2015.
Solo per rimuovere i graffiti, la società pubblica ha speso 1,5 milioni di euro; mentre nelle 120 stazioni gestite da Ferrovienord sono stati oltre 250 gli episodi registrati, più della metà (57,5%) dei quali sono stati danneggiamenti e rotture.
In tutto, lo scotto pagato ai vandali è di 10 milioni di euro, più o meno il costo di un treno nuovo. Una cifra che è la dimostrazione plastica della sconfitta subita da Trenord nel 2016 sul piano della sicurezza.
Come antidoto alla situazione evidentemente sfuggita di mano, Farisè ha paventato la possibilità di utilizzare i droni per il controllo dei depositi e ha ricordato che nel corso del 2017 la società investirà altri “sei milioni di euro, un budget più alto di 2 milioni rispetto a quello dell’anno di Expo”.
Ha anche accennato al programma delle guardie armate «che proprio in questi giorni vede 80 nuovi futuri agenti partecipano ai corsi abilitanti in Prefettura…», quindi ha confermato che gli specialisti su molti treni ancora non ci sono perchè li stanno formando.
Mentre Farisè snocciolava dati, accanto a lei l’assessore Sorte invocava l’invio dei militari da Roma per presidiare treni e stazioni, sottolineando come la Lombardia avesse già espresso tale richiesta al governo, ma senza ottenere risultati. Colpa di Renzi, insomma.
Con quello prospettato lunedì 12 febbraio, elaborato in fretta e furia sull’onda emotiva causata dall’aggressione alla studentessa 16enne di Vigevano, siamo al terzo piano sicurezza del Pirellone in meno di due anni, un vero record.
I pendolari lombardi si augurano che sia la volta buona e che Maroni e la sua giunta abbia imparato la lezione, anche perchè annunci roboanti, richieste a Roma e ingenti stanziamenti, da soli, non bastano per viaggiare sicuri.
(da “BusinessInsider“)
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