MARTA FASCINA BLINDA ARCORE
LE TARGHE DA ONOREVOLE NELLE STANZE DELLA VILLA… MARTA NON SE NE VA E ISTITUISCE LA SUA “SEGRETERIA POLITICA” NELLA DIMORA
“Segreteria politica onorevole Marta Fascina”. L’intestazione non è passata inosservata ad Arcore. Due targhe di ottone che la fidanzata di Silvio Berlusconi avrebbe fatto mettere all’entrata di alcune stanze di Villa San Martino, la storica residenza del leader di Forza Italia nel cuore della Brianza, che Fascina non ha ancora lasciato a quattro mesi dalla morte del compagno. La famiglia Berlusconi, a partire dal fratello Paolo, e il partito con il capogruppo Paolo Barelli, in questi giorni hanno chiesto a Fascina di tornare in Parlamento (“basta lacrime”) ma la scelta di installare le targhe di ottone nella villa è la dimostrazione che la compagna di Berlusconi si sta muovendo in senso opposto: ad Arcore, vuole mettere radici.
Secondo le indiscrezioni sugli accordi con la famiglia, confermate da due dirigenti di Forza Italia, Fascina avrebbe dovuto lasciare Arcore entro fine settembre. Non lo ha fatto e non sembra intenzionata a farlo ancora per un po’ di tempo.
Chi in queste settimane ha avuto accesso a villa San Martino o ha ascoltato testimonianze dirette, racconta che la compagna di Berlusconi ormai consideri la vecchia dimora brianzola casa sua a tutti gli effetti.
“È la padrona di casa”, dice un dirigente di Forza Italia. Da lì si informa leggendo i giornali e parlando con i propri fedelissimi in Parlamento, con una chat che condivide con Alessandro Sorte, Stefano Benigni, Tullio Ferrante e Gloria Saccani Jotti, deputati azzurri che sono diventati le sue “vedette” in Transatlantico.
Ma non lascia mai la villa: non lo fa per tornare a Roma e partecipare ai lavori delle Camere (è la penultima per numero di presenze in aula), ma non è andata nemmeno a Paestum per la tre giorni di Forza Italia in ricordo di Berlusconi né al Pirellone a Milano per l’inaugurazione del Belvedere intitolato all’ex presidente del Consiglio. “Noi l’aspettiamo in Parlamento – ha detto pochi giorni fa Barelli – torni alla vita, Berlusconi avrebbe voluto così”.
Non è chiaro a cosa servano le targhe con quell’intestazione ma è prassi istituire la “segreteria politica”, cioè l’ufficio di rappresentanza dei parlamentari, nelle proprie abitazioni private.
Un luogo dove spesso deputati e senatori organizzano incontri e lavorano lontano dai Palazzi romani. Quello di farlo ad Arcore, dunque, è il segnale che Fascina voglia fare di villa San Martino non solo la sua residenza privata, ma anche un luogo di lavoro da parlamentare di Forza Italia. Non ha quindi alcuna intenzione di lasciare la villa.
In passato la “segreteria politica” è servita anche come escamotage per evitare l’accesso di magistrati e inquirenti durante le perquisizioni. I parlamentari infatti sono protetti dall’articolo 68 della Costituzione che impedisce all’autorità giudiziaria di essere sottoposti a perquisizione personale o domiciliare senza un’autorizzazione del Parlamento.
Nel gennaio 2011, nell’ambito dell’inchiesta su Ruby in cui era indagato Berlusconi, proprio i magistrati di Milano non riuscirono a entrare nello studio del ragioniere Giuseppe Spinelli, perché costituiva parte della segreteria politica di Berlusconi, allora presidente del Consiglio e deputato. Così i pm di Milano, per perquisire quello studio dove presumevano di trovare documenti relativi all’inchiesta sulla prostituzione minorile e la concussione, furono costretti a fare richiesta alla Camera dei deputati.
Dopo la morte di Berlusconi, tutti i processi nei suoi confronti sono decaduti. A Firenze è in corso l’inchiesta della procura sui mandanti delle stragi di mafia del 1993 che ha portato, a luglio, alla perquisizione dell’ex braccio destro di Berlusconi, Marcello Dell’Utri. Un fatto che portò alle proteste pubbliche di Marina Berlusconi che inviò una lettera al Giornale per chiedere di lasciare stare il padre defunto: “È perseguitato anche da morto”. Forza Italia chiese anche al ministro della Giustizia Carlo Nordio di mandare gli ispettori a Firenze, ma dopo il “no” di Giorgia Meloni, questa possibilità fu esclusa da Via Arenula.
(da Il Fatto Quotidiano)
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