MATTEO SALVINI STA DISPERATAMENTE CERCANDO UN INCONTRO CON TRUMP MA VIENE RIMBALZATO (QUESTIONE DI TEMPO E DI CORRETTEZZA ISTITUZIONALE VERSO LA MELONI)
E ALLORA SI ACCONTENTA DI ORGANIZZARE UN BLITZ ALLA CONVENTION DEI REPUBBLICANI A MILWAUKEE: PRESENTARSI E SPERARE IN UNA STRETTA DI MANO E UNA FOTO… IL DEPUTATO PAOLO FORMENTINI È INCARICATO DI TESSERE UNA RETE DI RELAZIONI CON LA GALASSIA “MAGA”. PER ORA, IL CARROCCIO HA AGGANCIATO SOLO PERSONAGGI MINORI
Oltreoceano, lungo la linea che corre da Washington a Mar-a-Lago, gli uomini di collegamento tra il Partito repubblicano e la politica italiana assicurano che l’agenda di Donald Trump sia così fitta, da qui alle elezioni presidenziali di novembre, da rendere quasi impossibile l’organizzazione di una chiacchierata con il vicepremier italiano Matteo Salvini. Una questione di tempo, ma anche di correttezza istituzionale verso la premier, Giorgia Meloni.
L’agenda del leader della Lega, invece, dopo le Europee dell’8 giugno è ancora vuota. E allora, l’idea capace di stuzzicare Salvini potrebbe essere quella di organizzare un blitz: una delegazione leghista che partecipi alla convention del Partito repubblicano americano che si terrà a Milwaukee, nel Wisconsin, dal 15 al 18 luglio, e lì, in uno spazio di pochi minuti, riuscire ad avere una foto e una stretta di mano con Trump.
Non sarebbe gran cosa, ma molto di più di quanto abbia ottenuto nel 2016, quando si presentò negli States alla corte del tycoon, che forse non riconoscendolo si rifiutò di stringergli la mano. Per far sì che l’ex presidente Usa abbia ben a mente con chi si sta facendo fotografare, il leader della Lega avrebbe incaricato il deputato Paolo Formentini di iniziare a tessere una rete di relazioni con la galassia Maga (dallo storico slogan di Trump “Make America great again”), nominandolo di recente – di fatto – il nuovo responsabile Esteri del partito.
Formentini è vicepresidente della commissione Affari esteri e consigliere della Fondazione Italia-Usa, come il senatore Andrea Paganella, uno degli uomini storicamente più vicini a Salvini, anche lui da tempo attivo sull’altra sponda dell’Atlantico.
La rete di relazioni costruita fin qui ha portato a gravitare intorno alla Lega due ex funzionari dell’amministrazione Trump: Matt Mowers, ex consigliere senior dello studio ovale presso il Dipartimento di Stato, e Joe Grogan, ex direttore del Consiglio per le politiche interne della Casa Bianca. Mower e Grogan sono i fondatori del think tank “Eu-Us Forum”, nato solo poche settimane fa, ma già in grado di finanziare in Italia una campagna pubblicitaria da 250 mila euro contro le «politiche europee che vogliono distruggere la civiltà occidentale» e sponsorizzare su una terrazza romana la festa notturna dei sovranisti europei di Identità e democrazia, riuniti nella Capitale dalla Lega sabato 23 marzo.
Quel giorno, sul palco e in platea, gravitano intorno a Salvini una serie di personaggi minori della galassia Maga. C’è l’imprenditore farmaceutico Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane, poi ritiratosi per sostenere la corsa di Trump e un fautore della «deportazione di massa» dei migranti.
Ma a Roma ci sono anche influencer come Ashley St. Clair, attivista anti-transgender già invitata a un evento dei sovranisti a Firenze alcuni mesi fa, e Chaya Raichik, anche lei attivista anti-Lgbtq+, che ha pubblicamente difeso Salvini sui suoi canali social perché «sotto processo per aver tentato di fermare l’immigrazione di massa in Italia». Era in platea anche Terry Schilling, capo del network conservatore “American Principles Project”, dove trovano sfogo varie teorie complottiste, e insieme a lui c’era Dana Loesch, ex portavoce della National Rifle Association (la lobby delle armi).
Sono anche loro quelli che, nei piani leghisti, dovrebbero iniziare a far girare il nome di Salvini nel mondo trumpiano
(da La Stampa)
Leave a Reply