MEDICI SENZA FRONTIERE TORNA IN MARE PER SALVARE I MIGRANTI
LA ONG RIPRENDE L’ATTIVITA’ “NECESSARIO COLMARE DESOLANTE VUOTO”
Medici Senza Frontiere (MSF) è pronta a tornare in mare con una nuova nave, la Geo Barents, per salvare le vite di migranti e rifugiati che tentano la disperata traversata dalla Libia. La ong annuncia oggi il rilancio delle proprie attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, dove da inizio anno sono morti oltre 500 uomini, donne e bambini.
Al momento attuale, come ricordato da HuffPost, non ci sono navi umanitarie nel Mediterraneo centrale.
Sono quasi tutte in fermo amministrativo, per inchieste giudiziarie in corso o per controlli della Guardia Costiera nell’ambito dei cosiddetti ‘Port State Control’, i controlli sul rispetto degli standard di navigazione.
Ma le partenze dalla Libia – a dispetto della teoria basata sul nulla del cosiddetto pull factor – sono aumentate, e le persone continuano a morire annegate, in quello che Claudia Lodesani, presidente di MSF, definisce un desolante vuoto di capacità di soccorso”.
“Come organizzazione medico-umanitaria assistiamo persone vulnerabili ovunque nel mondo da 50 anni. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità, facendo la nostra parte per fermare queste tragedie evitabili”, spiega Lodesani, presidente di MSF.
Da inizio anno più di 500 uomini donne e bambini sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale.
Il terribile naufragio del 22 aprile ha provocato almeno 130 morti, altri sono seguiti nelle settimane successive. Chi sopravvive rischia di essere intercettato dalla guardia costiera libica supportata dall’Unione Europea e riportato con la forza in Libia (7.000 solo quest’anno). La maggior parte di loro finisce rinchiuso arbitrariamente in pericolosi centri di detenzione dove sono esposti a maltrattamenti, stupri, sfruttamento e perfino la morte.
“Il nostro ritorno nel Mediterraneo, per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non-assistenza da parte dell’Europa, che condannano le persone a morire in mare”, prosegue Lodesani.
“Negli anni i governi europei, in particolare Italia e Malta come stati costieri più coinvolti, hanno progressivamente abbandonato l’attività di ricerca e soccorso, hanno smesso di assistere le persone in pericolo e hanno deliberatamente ostacolato, se non criminalizzato, l’azione salvavita delle organizzazioni in mare. Queste politiche hanno lasciato alla deriva migliaia di uomini, donne e bambini, a rischio di annegare lungo il confine meridionale d’Europa.”
MSF chiede che venga interrotto al più presto il supporto dell’Europa alla guardia costiera libica e al ritorno forzato delle persone in Libia, e che venga ripristinata una efficiente capacità di ricerca e soccorso per fermare le morti in mare.
“Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa catastrofe deliberata”, conclude la presidente di MSF. “Il supporto dell’Europa a questo drammatico ciclo di sfruttamento e sofferenza deve cessare al più presto. Gli Stati membri devono garantire che venga riattivato con urgenza un meccanismo di ricerca e soccorso dedicato e proattivo, guidato dagli Stati, nel Mediterraneo centrale.”
La ong è scesa per la prima volta in mare nel 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare Nostrum e rispondere a un numero inaccettabile di morti. Da allora le équipe mediche di MSF hanno operato su sette diverse navi umanitarie, anche in partnership con altre organizzazioni, partecipando a oltre 680 soccorsi e contribuendo ad assistere oltre 81.000 persone.
La Geo Barents batte bandiera norvegese. È stata costruita nel 2007 e ha operato come nave per le analisi geologiche prima di essere noleggiata da MSF e adeguata alle attività di ricerca e soccorso. La sua lunghezza totale è di 76,95 metri, ha due ponti per accogliere le persone soccorse, uno per gli uomini, l’altro per donne e bambini.
Ospita una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite, dove le équipe di MSF svolgeranno le attività di assistenza medica. La nave è dotata di due gommoni veloci (rhib) che verranno utilizzati durante le operazioni di soccorso. A bordo 20 operatori di MSF e 12 persone per l’equipaggio marittimo. La nave dovrebbe arrivare nel Mediterraneo tra circa due settimane.
MSF è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale indipendente che da 50 anni fornisce soccorso medico a popolazioni vulnerabili, oggi in 87 paesi. Dalla fine degli anni ’90 è attiva anche in Italia, in particolare agli sbarchi, in centri di accoglienza e in aree ad alta marginalità sociale. Da marzo 2020 ha supportato le autorità sanitarie italiane contro la pandemia di Covid-19, negli ospedali lombardi, tra i medici di base, in strutture per anziani, carceri e comunità vulnerabili.
(da agenzie)
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