“MEGLIO INTUBATI CHE VACCINATI”: LE FOLLIE DEI NO VAX RICOVERATI IN OSPEDALE
A PADOVA ALCUNI PAZIENTI CON COVID RIFIUTANO DI ESSERE INTUBATI, MENTRE ALTRI LO PREFERISCONO AL VACCINO
Leggono commenti sui social e li prendono come notizie reali, anche se di vero non c’è nulla. Poi, a causa di questa pandemia, vengono contagiati e – alcuni – sviluppano la forma più grave e severa di COVID.
Ma, nonostante tutto questo, si rifiutano di seguire i consigli dei medici. In alcuni casi dicono no anche alle più basilari (ma necessarie) terapie per aiutarli nella respirazione polmonare, in altri – invece – preferiscono essere intubati piuttosto che ricevere l’immunizzazione.
La fronda no vax, come emerge dal racconto che arriva dal personale medico dell’Ospedale di Padova, proseguono nelle loro mozioni irrazionali anche dopo il ricovero. Anche dopo che le loro condizioni di salute sono peggiorate repentinamente.E se la storia recente del nostro Paese ha raccontato di no vax – e negazioni della prima e dell’ultim’ora – che si sono ravveduti dopo il contagio e la malattia, dagli ospedali italiani arrivano quotidianamente storie di chi, invece, continua a essere convinto delle proprie scelte. Come accade a Padova, dove il quotidiano La Stampa ha raccolto alcune testimonianze da parte del personale medico impegnato, in prima linea, per curare tutti i pazienti che vengono ricoverati a causa del COVID.
“Una paziente sui cinquant’anni ha detto preferisco essere intubata piuttosto che iniettarmi una sostanza tossica. E, infatti, è finita in terapia intensiva”.
A parlare è Donatella Rampado, coordinatrice delle degenze nel nosocomio padovano. E si va da un estremo all’altro. Perché se da una parte ci sono i no vax che preferiscono quella stabilizzazione polmonare “invasiva” all’immunizzazione, dall’altra c’è anche chi è convinto che l’intubazione sia un modo per uccidere i pazienti.
“Ci sono pazienti ostinati – spiega Ivo Tiberio, direttore della Rianimazione centrale dell’ospedale di Padova – che dicono che non vogliono essere intubati, che così li uccidiamo, ma senza questa procedura il tasso di mortalità sarebbe del 90%”.
Decisioni e posizioni figlie di informazioni sbagliate ricevuto nel corso di questi lunghissimi mesi di pandemia. Perché non sono bastate le vittime, le sofferenze e il duro lavoro del personale medico per cercare di far capire ad alcune persone l’importanza della vaccinazione e delle cure ospedaliere.
(da NextQuotidiano)
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