MILIONI PER VIP, SPA E CARTELLONI: OVUNQUE LE MARCHE, IL TURISMO SECONDO ACQUAROLI
LA CORTE DEI CONTI HA BOCCIATO L’AGENZIA ATIM VOLUTA DA FRATELLI D’ITALIA: IN DUE ANNI PAGATI 13 MILIONI DI EURO PER AUMENTARE CONSENSI
Numana, riviera del Conero, l’ora del tramonto. Al cinema del paese va in scena uno dei primi appuntamenti elettorali del presidente uscente, Francesco Acquaroli, nuovamente candidato dalle destre a guidare la regione Marche.
Il silenzio del piccolo centro è rotto dal codazzo di auto blu che accompagnano, insieme al governatore in carica, anche la ministra Daniela Santanchè. È arrivata da Roma per un tour nelle Marche a sostegno dell’amico Francesco. Un incontro che vale come compendio per capire il suo sistema di potere, quello che Arianna Meloni ha definito un modello di buon governo.
L’appuntamento elettorale nel piccolo comune anconetano gira attorno a uno dei settori trasformati presto in mangiatoia, qui e altrove dalle destre: il turismo. Da queste parti, oggi arriva anche la premier, il banchetto si è consumato attorno a un acronimo: Atim che sta per agenzia per il turismo e per l’internazionalizzazione delle Marche, una creatura voluta dalla giunta Acquaroli, un inutile doppione dell’assessorato al Turismo, di cui il presidente ha mantenuto le deleghe.
Il turismo ha fatto 13
Sul palco c’è anche Gianluca Caramanna, deputato e consigliere della ministra. Da anni il parlamentare-imprenditore ha convinto i vertici del partito a prendersi gli assessorati al Turismo nelle regioni guidate dal centrodestra, ritenendoli un veicolo di visibilità e di consenso. Prima dell’elezione a Montecitorio aveva anche ottenuto diverse consulenze, tra cui una con la regione Sicilia.
La firma in calce al contratto era di Manlio Messina, all’epoca assessore al Turismo in Sicilia, e suo ex collega alla Camera. Ex
perché nei giorni scorsi Messina ha lasciato il partito, un peso massimo che se ne va. Tra le consulenze di Caramanna una, a titolo gratuito, l’aveva ottenuta proprio da Acquaroli. Il mandato sempre lo stesso: lo sviluppo turistico.
C’è una regia nazionale dietro la scelta di istituire Atim, la società regionale che ha speso in due anni quasi tredici milioni di euro a colpi di affidamenti diretti. Una gestione bocciata duramene dalla corte dei Conti e dalla relazione conclusiva della commissione interna, disposta dallo stesso presidente e affidata a una dirigente regionale. Eppure dal palco Acquaroli ha difeso Atim diventata presto un carrozzone di sprechi.
Amit amore mio
All’inizio è stata affidata a Marco Bruschini che poi lascia, tra interrogazioni e polemiche, a metà del 2024 per andare al ministero con Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Una bocciatura con promozione. Nelle carte c’è di tutto. La stessa commissione regionale certifica il disastro nella relazione consegnata pochi mesi fa. Tra le elargizioni più consistenti quelle per i volti noti, 600 mila per Roberto Mancini, ex ct della nazionale, e altrettanti alla società Dream per l’acquisizione dei diritti d’immagine dell’oro olimpico, Gianmarco Tamberi.
Una lista lunghissima di affidamenti sotto soglia, in un’occasione a società diverse con la stessa sede legale. Tra i destinatari anche stimati imprenditori del settore. Come il signore delle mostre, Alessandro Nicosia. Nell’ottobre scorso, la consigliera regionale del Pd, Micaela Vitri, denuncia il flusso di denaro in uscita dal bilancio regionale che via Atim «prende la strada di Roma attraverso affidamenti diretti giustificati dal fatto
che non ci sarebbero stati altri enti, imprese o società interessate a svolgere le prestazioni richieste».
La Cor di Nicosia, autore anche della mostra dedicata allo scrittore britannico J.R.R. Tolkien caro alla destra, si occupa di organizzare due esposizioni. «Per entrambi hanno speso 600 mila euro, 300 più 300, ma si sono svolte a Roma senza portare neanche un turista nella nostra terra.
Per aggirare la norma che prevede la gara per affidamenti sopra i 140 mila euro nel caso della mostra sui Papi hanno fatto registrare un marchio, ma abbiamo scoperto che prima hanno deciso di fare la mostra e poi lo hanno depositato», ricorda Vitri.
Nell’elenco dei destinatari di affidamenti ci sono anche grandi realtà imprenditoriali italiane. Urban Vision, che ha finanziato Fratelli D’Italia nazionale nel 2021 e anche il Pd milanese, ha visto tra gli azionisti anche Marco Dell’Utri, figlio dell’ex senatore Marcello D’Utri, condannato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa. Alla spa arrivano contributi per un totale di 468mila euro in tre affidamenti diretti. Bisogna coprire tutto, ogni città.
La cifra più consistente, da 250mila euro, serve a promuovere la regione attraverso installazioni da posizionare a Roma, Milano e nel «circuito informativo della rete autostradale». Nella relazione della commissione si legge che in questo caso c’è stata «mancanza di verifica ex ante dei requisiti del fornitore e requisito di esclusività non documentato».
Palazzi, muri, tv, giornali, fiere e strade. Ovunque le Marche, ovunque il buon nome della regione a guida destra. In fondo, come recitava una vecchia pubblicità, basta la parola. Anche se
costa carissimo e a spese dei contribuenti. Ma a un certo punto neanche l’Italia basta più. Così ecco i soldi all’Arabian exhibition, un affidamento che solleva cinque criticità tra queste «l’errato riferimento alla normativa applicabile».
Tra i beneficiari di risorse anche Enit, la spa del ministero del Turismo. In totale 357 mila euro per sei affidamenti finalizzati alla partecipazione agli eventi di Dubai, Monaco, Francoforte, ma anche di San Paolo e Singapore. Anche in questo caso la commissione ha sollevato criticità, in un caso per la «carenza di motivazione sul requisito di urgenza».
Il condannato
La campagna elettorale di Acquaroli non è iniziata benissimo, uno dei dirigenti di Fratelli d’Italia, Saturnino Di Ruscio, presidente dell’ente di edilizia pubblica, ha lasciato la sua carica e non ha rinnovato la tessera al partito. «Don Sturzo diceva: “La politica senza etica è sopraffazione, l’economia senza etica è diseconomia. Noi viviamo questo periodo», dice a Domani. Qualche mese fa ha incontrato il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, rinunciando alla candidatura: «Gli ho comunicato il mio no, mi riconosco nei valori del partito, ma non nei comportamenti», conclude Di Ruscio, primo dei non eletti alle regionali scorse.
Poche settimane fa ha scoperto che il consigliere regionale, presidente di commissione e amico di Acquaroli, Andrea Putzu, è condannato in via definitiva per falso ideologico. Ora si è aperto lo scontro intorno all’eventuale ineleggibilità. Ma di tutto questo non si parla nel cinema di Numana. Il comizio si è concluso con l’intervento dell’inamovibile ministra, nonostante
quanto emerso nelle indagini a suo carico.
Santanché si alza e arringa la folla, ma sembra un déja-vu tra comunisti, attacchi alla stampa, solo quella che parla male, e i cretini che quando pensano alla Santanchè immaginano il lusso. «Apprezzo Acquaroli perché è un uomo del fare. Non ha comunicato, ma ha lavorato tanto. Non lo dico perché è mio amico, io sono contro l’amichettismo. Quelli dall’altra parte dicono che io non devo fare campagna elettorale perché sono ministra, ma quelli sono chic, io sono choc», dice.
Ricorda l’aumento dei turisti stranieri prima di invocare la Madonna: «Voi avete avuto tutto, il Covid come gli altri, ma anche l’alluvione, il terremoto, dovreste andare a Lourdes». Poi motiva gli astanti: «Dovete essere orgogliosi di essere italiani, sguardo alto, credeteci. Quello che mancava era come diventare sexy e piacere ai turisti, fare esplodere la bellezza», conclude. Il colpo d’occhio non è dei migliori, due fila di autorità, una dedicata ai rappresentanti di categoria e poi il deserto di sedie vuote. In sala i cittadini sono pochi, ma convinti.
«Vinciamo noi, di là hanno candidato un indagato, di che parliamo?», dice un signore in platea. Parla di Ricci? «I ricci non mi piacciono, a noi piacciono i pelati». Ecco, mancava solo il momento nostalgia.
(da editorialedomani)
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