NEL PDL PANICO E RABBIA: “ADESSO IN GALERA CI FINIRANNO TUTTI”
L’ANATEMA DI PANIZ: “CHI OGGI SI RALLEGRA, PRESTO SE NE PENTIRA'”… I LEGHISTI MARONITI SI TRAVESTONO DA ANTICASTA… STRACQUADANIO SE LA PRENDE CON FELTRI E BELPIETRO…MARONI DAL RECUPERO CREDITI ALLA AVON A FINGERE L’INTERESSATO RECUPERO DELLA BASE LEGHISTA
Arriva il sì all’arresto, Berlusconi, che ha ascoltato con le mani sugli occhi tutto l’intervento di Alfonso Papa – «l’altra notte ho dovuto dire ai miei due bambini, dieci e dodici anni, che questo week end forse il papà non tornerà a casa» -, schizza via e si chiude nella stanza riservata al premier,
Papa si aggrappa a Renatone Farina – «portami lontano di qui» -, e le deputate del Pdl sono percorse da un’onda di panico.
Come ai funerali in cui ognuno piange la propria morte, anche qui si presagisce una fine.
«È finita!» dice infatti Viviana Beccalossi.
Mai vista la Santanchè così scossa.
Maria Rosaria Rossi, l’organizzatrice delle feste romane dell’estate scorsa, piange con le lacrime, le mettono occhiali scuri.
Anna La Rosa, che è qui come giornalista: «Sono terrorizzata, mi sento come nel ’93, stanno rifacendo quello che hanno fatto a Bettino!».
Anna Maria Bernini barcolla: «È andata male, molto male».
Quando poi Gabriella Carlucci annuncia la notizia del Senato – «Tedesco del Pd è stato salvato dall’arresto con i nostri voti!» -, la paura si muta in rabbia.
«Adesso finiranno in galera tutti!» dice Osvaldo Napoli, vicinissimo al premier.
Tutti, anche Milanese? «Anche Milanese!».
E Stracquadanio: «Berlusconi ringrazi Feltri e Belpietro. Sono loro che hanno agitato la polemica sulla casta, hanno spaventato i leghisti, hanno messo i nostri elettori contro di noi».
A quel punto tutti si ricordano della Lega. «Sono stati i leghisti!». «No, sono stati i maroniani!». «Maroni ha già l’accordo con D’Alema per il governo tecnico».
«È la fine anche per Bossi, i suoi hanno votato in difesa di Papa, avete visto invece Maroni?».
Il ministro dell’Interno in effetti ha votato platealmente con il solo dito indice della mano sinistra, come tutto il Pd, per mostrare a fotografi e telecamere che lui poteva pigiare solo il tasto del sì all’arresto.
Dice un altro berlusconiano di aver visto leghisti fotografarsi con il telefonino mentre votavano contro Papa, e poi mandare l’immagine ai sostenitori, come a dire: «Io con la casta non c’entro nulla».
L’immagine della casta ha aleggiato su Montecitorio per tutta la giornata.
Paniz, dopo aver sostenuto che Berlusconi poteva davvero pensare che Ruby fosse la nipote di Mubarak, ieri ha superato se stesso.
«Chi vuole Papa in carcere non vuole che la legge sia uguale per tutti; vuole che i parlamentari siano meno uguali degli altri».
Paniz rivendica di aver letto tutte le 14.932 pagine mandate alla Camera dall’odiato Woodcock e invoca «il rispetto delle regole, anche quelle sgradite alla piazza. Non è forse lo stesso Woodcock che voleva in galera Salvatore Margiotta del Pd, poi assolto, e arrestò il principe Vittorio Emanuele, felicemente prosciolto?».
Buu e fischi dai banchi dei democratici, che al Senato annunciano di voler votare per l’arresto del loro collega Tedesco.
Riparte Paniz: «Rimanere indifferenti di fronte agli indici di un evidente fumus persecutionis è impossibile».
Poi parla Mannino, racconta la sua sofferenza personale, condanna l’abuso del carcere preventivo, «secondo solo alla tortura».
A Palazzo Madama, Tedesco chiede di essere arrestato; sa però che la maggioranza compatta voterà per lasciarlo libero.
A Montecitorio ora interviene Papa, annunciato da un grido in romanesco: «Daje, a Pa’!».
«Io sono innocente davanti alla mia coscienza, a Dio, agli uomini. La verità non ha bisogno di difensori; la verità si manifesta per il suo stesso essere».
Poi il passaggio sui figli e sulla moglie, «unico mio bene da quando ventiquattro anni fa l’ho conosciuta».
Altro grido, stavolta in napoletano, un omaggio a Merola: «Je songo carcerato, e mamma muore!».
Ancora Papa, biblico: «La pianta della verità cresce nel campo della vita come la zizzania della menzogna».
Berlusconi ascolta sinceramente angosciato, alla fine applaude, Cicchitto furibondo fa una tirata contro il giacobinismo «che tante vittime ha mietuto nel secolo scorso», con il Pdl in piedi che lo acclama freneticamente.
Tutto quel che riesce a dire Di Pietro è che Papa non dovrebbe votare su se stesso.
Nessuno, a destra come a sinistra, ha il coraggio di riflettere in pubblico su un fatto: se un magistrato, magari a torto, decide di arrestare un piccolo imprenditore che lascia a casa decine di operai, una madre con i figli piccoli, un marito con la moglie malata, nessuno potrà impedirglielo; i parlamentari invece sono protetti da un filtro di solito efficacissimo, oggi spezzato dallo scontro interno alla Lega che vede prevalere Maroni su Bossi, i critici di Berlusconi sui suoi sostenitori.
D’Anna del Pdl viene quasi alle mani in Transatlantico con Cera dell’Udc, i commessi incerti non sanno se intervenire, ci pensa Casini che placca il suo deputato con inaspettata mossa da rugbista e lo trascina via.
D’Alema fa notare che nessuno a sinistra ha applaudito: «Non ci si rallegra per un arresto. Comunque, è ufficiale: la maggioranza non esiste più, e non da oggi».
Paniz lancia una maledizione tipo fra’ Cristoforo: «Verrà un giorno in cui tanti di coloro che stasera si rallegrano proveranno l’amaro sapore del rimorso».
Aldo Cazzullo
(da “Il Corriere della Sera“)
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