NEL PDL PREVALE IL BON TON: ORA SI DANNO DEI FASCISTI
FRATTINI DEFINISCE COSI GLI EX AN CHE VORREBBERO ANDARE ALLE URNE SUBITO, NEL TIMORE CHE TRA UN ANNO NESSUNO SI RICORDI DI LORO… LA RUSSA DEFINISCE UN “ATTIVISTA DEL MANIFESTO” FRATTINI, FORMIGONI CHIOSA: “DIBATTITO ARMONICO”
Il governatore lombardo Roberto Formigoni lo chiama “un dibattito armonico”.
Un eufemismo, a dire poco, se si scorre sul rullo delle agenzie il nervoso botta e risposta all’interno del Pdl sull’appoggiare o meno il governo Monti.
Da una parte ministri come Sacconi, Brunetta e gli ex An – Matteoli, Meloni, La Russa – (che potrebbero contare su circa 100 parlamentari) che alzano barricate verso un governo guidato dall’ex presidente della Commissione Ue.
E lo fanno dando vita ad un scontro senza risparmio di colpi all’interno del partito del Cavaliere. Il quale, da parte sua, sembra in seria difficoltà a far quadrare il cerchio. Sulla barricata dei “montiani”. invece ci sono il segretario del Pdl Alfano, ministri come Frattini e uomini di peso come Quagliariello e Cicchitto.
Che i toni siano alti lo si capisce da uno sfogo di Frattini – poi ridimensionato – raccolto da un cronista della Dire: “E’ bastato che crollasse tutto che questi fascisti sono tornati fuori: già ci hanno fatto rompere con fini, e adesso provano di nuovo a mandare tutto all’aria…”.
Per il titolare degli Esteri ogni ipotesi di appoggio esterno a Monti (ipotesi ventilata da alcuni settori del Pdl) non ha senso: “L’impegno a sostenere il futuro governo deve essere pieno”.
La Russa, uno dei destinatari della frecciata di Frattini, si fa perfido: “Frate chi? Frate chi? Non lo conosco, chi è un militante del Manifesto?”.
Contro Frattini si schiera anche Giorgio Holzmann, deputato ex Msi poi transitato in An, che perfidamente ricorda come Frattini sia “lo stesso ministro degli esteri che qualche mese fa si è recato alle camere per rendere pubblico un fascicolo riguardante il famoso immobile di Montecarlo e la nebulosa vicenda di società off-shore, cui lo stesso sarebbe stato venduto”.
Tocca al titolare della Farnesina abbassare i toni: “Mi spiace che mi siano state attribuite frasi certamente travisate, non corrispondenti al mio pensiero e al mio usuale modo di esprimere pubblicamente la mia opinione”.
Per il governo tecnico si schiera Quagliariello chiedendo, però, che “lasci intatte le differenze politiche che esistono nell’emiciclo. Non sacrificheremo le differenze con la sinistra su temi come giustizia, legge elettorale, principi non negoziabili”.
E se Altero Matteoli dice di non escludere “spaccature” nel Pdl, il governatore lombardo Formigoni crede che Monti “riuscirà a formare un governo che ha un unico obiettivo, salvare l’Italia dalla rovina economica e dall’attacco fortissimo della speculazione internazionale”.
E proprio sul che farà Monti e che squadra di governo formerà , si appuntano le perplessità del capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: “La situazione va chiarita.
Il Pdl sta discutendo ma non ha fatto ancora nessuna scelta.
Certo, alla fine del confronto ci sarà una voce sola”, ma non può avvenire tutto come fosse “una corsa contro il tempo”.
E il nodo rimarrà “finchè non Verrà chiarito quali saranno il suo programma e la sua struttura”. Struttura, ovvero ministri. Ed è forse questo il tasto dolente che agita e preoccupa, le varie anime del partito del Cavaliere.
Il tutto mentre Berlusconi chiede “uno scatto d’orgoglio”, rivendicando un ruolo decisivo per il Pdl.
“Serve un confronto, un tavolo sia sui nomi che devono entrare al governo, sia sul programma” ragiona il Cavaliere.
In pratica una sorta di ‘golden share’ del nuovo esecutivo”.
In caso contrario meglio il voto. Come chiede la Lega a gran voce: “”Noi siamo assolutamente contrari a governi che non siano quelli usciti dalle urne e saremo all’opposizione” afferma il ministro Roberto Calderoli.
Per la verità la Lega pensa ad un governo guidato da Lamberto Dini (rilanciato ieri sera dallo stesso premier).
E proprio in questa direzione gli uomini del Carroccio starebbero pressando il Cavaliere.
Stando alle cifre che i leghista ostentano al Senato Monti non avrebbe i numeri.
Ed è a questo punto che scatterebbe l’opzione Dini che già nel ’95 prese il posto di berlusconi, sfiduciato in quel caso proprio da Bossi.
Meno male che a parole vogliono andare a votare: in realtà se la stanno facendo sotto in tanti.
Leave a Reply