NIBALI, IL TALENTO E L’ORGOGLIO DEL NOSTRO SUD
FA L’IMPRESA DELLA VITA: SI SCATENA IN SALITA, VOLA IN DISCESA E CONQUISTA LA MAGLIA ROSA… SUPERATO IL COLOMBIANO CHAVES, 20.000 TIFOSI IN DELIRIO
Chi per vincere, chi semplicemente per sopravvivere.
Il Giro d’Italia è di Vincenzo Nibali dopo una penultima tappa che resterà nelle memoria, un interminabile duello da film western, di quelli in cui gli uomini vanno a cercare l’ultimo filo di speranza a cui aggrapparsi.
Uomini con le pistole praticamente scariche: uno, al massimo due proiettili, se li usi e non uccidi, non ti resta che attendere un destino amaro.
Vincenzo Nibali lo sa, l’inferno lo ha già visto da pochi giorni e gli è bastato: usa la cartuccia della vita quando mancano 2 km al Colle della Lombarda. Chaves per un po’ lo tiene, poi inizia il tormento.
I sogni del piccolo colombiano evaporano mentre lo Squalo vive l’estasi della carriera. Affronta una discesa da far paura planando come un condor, poi nella salita finale quasi non avrebbe più bisogno di spingere: basterebbe l’urlo del pubblico assiepato verso Sant’Anna di Vinadio.
Gente che sembra attendere lì da 15 anni, da quella tappa cancellata nel momento forse peggiore (robaccia doping) della storia del Giro. Ed è trionfo vero.
Da dicembre tutti dicevano che la maglia rosa per lui sarebbe stata una formalità , poi i demoni della crisi lo avevano attanagliato e per prendere quella rosa ha dovuto mettere in piedi lo spettacolo più fascinoso.
Forse più che al Giro di tre anni fa, quello dell’impresa nella bufera alle Tre Cime di Lavaredo.
Forse più del Tour di due anni fa: lì fu dominio, quasi tirannia, qui è lotta, sofferenza, rinascita.
Luigi Panella
(da “La Repubblica”)
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