“NON SOPPORTO L’ESIBIZIONISMO, UN CATTURATO NON VA MAI ESIBITO, DEVI USARE RISERBO”: QUANDO SALVINI ERA CONTRARIO ALLA SPETTACOLARIZZAZIONE DEGLI ARRESTI
COME SI CAMBIA IDEA QUANDO NON SI HANNO VALORI DI RIFERIMENTO MA SI PENSA SOLO AL TORNACONTO ELETTORALE
Il palchetto all’aeroporto di Ciampino per la conferenza stampa, il sorriso alla telecamera in divisa della Polizia e le decine di tweet sulla cattura di Cesare Battisti in sole ventiquattro ore.
Eppure c’è stato un tempo in cui Matteo Salvini si diceva fermamente contrario alla “spettacolarizzazione” degli arresti, come ricorda l’AdnKronos.
“Non la sopporto”, tuonava infatti il ministro nel 2015 dalle pagine di Panorama in un’intervista dal titolo ‘Da Yara a Loris: la cronaca nera secondo Matteo (Salvini)’, la stessa in cui attaccava Alfano per aver twittato “a indagini in corso”.
Allora, il ministro dell’Interno sembrava avere le idee piuttosto chiare sul tema: conversando di cronaca nera e delle immagini dell’ingresso in carcere di Veronica Panarello, poi condannata per l’omicidio del figlioletto Loris, il leader del Carroccio giudicava “raccapriccianti, da far vergognare” le riprese con tanto di insulti della folla davanti alla prigione.
La colpa? Per Salvini della “spettacolarizzazione” degli eventi.
Problema cui il leghista avrebbe così posto rimedio: “Chiederei agli inquirenti, agli avvocati, ai magistrati, di fare tutto nel massimo riserbo e nel massimo silenzio. Non dovrebbe trapelare – spiegava a Panorama – nessuna notizia, fino al processo non dovrebbe uscire nulla sui giornali. Poi non bisogna mai esibire un catturato. Se devi portare via uno, lo porti via di nascosto, la notte. Vedi Bossetti, per esempio”, sosteneva.
Poi la stoccata all’allora ministro Angelino Alfano, ‘reo’ insieme alla stampa di aver in qualche modo alimentato il ‘circo mediatico’ intorno al caso Bossetti fra “notizie e indiscrezioni sui giornali che investono la moglie, i parenti, le sorelle. Valanghe di fango per tutti. Una porcheria.
Anche la politica – spiegava – ci ha messo del suo in questo caso, il ministro dell’interno Angelino Alfano che un minuto dopo l’arresto twitta abbiamo preso l’assassino”.
E ancora: “Un ministro dell’Interno che twitta su indagini in corso non merita neppure un commento. Il fatto in sè la dice tutta sul quel personaggio lì”.
Tre anni dopo, diventato a sua volta titolare del Viminale, un ‘cinguettio’ su dei fermi a blitz ancora in corso costerà a Salvini una durissima polemica con la procura di Torino e i vertici del Csm.
(da “Huffingtonpost”)
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