“NOSTRE DENUNCE INASCOLTATE”: LA RABBIA DEI COLLEGHI DELLA DOTTORESSA DELLA GUARDIA MEDICA VIOLENTATA
“BASTA PAROLE, SE LO STATO NON E’ IN GRADO DI TUTELARCI CHIUDIAMO LE GUARDIE MEDICHE”… MA MINNITI DEVE PENSARE A TRATTARE CON I CRIMINALI LIBICI
Tre ore di terrore, di violenza subita senza poter chiedere aiuto. L’ennesimo episodio di stupro, quello avvenuto a Trecastagni in provincia di Catania. Vittima una dottoressa della guardia medica del paese violentata da un giovane italiano di 26 anniche è riuscito a distruggere il telefono e il sistema di allarme collegato al 112 e ad agire indisturbato per ore prima che qualcuno potese dare l’allarme.
Una violenza che è anche l’ennesima nei confronti di medici e infermieri in prima linea, soprattutto in pronto soccorsi e guardie mediche.
E anche i questo caso le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto.
Molte le reazioni a questo episodio ad iniziare da quella della ministra della Sanità . “L’episodio che è accaduto a Catania, è orrendo. Il tema della sicurezza degli ospedali, che poi in Sicilia ha riguardato una serie di casi, mi preoccupa molto e ho convocato oggi una riunione per cercare di capire se dietro questo caso c’è qualcosa di più profondo e come possiamo intervenire”.
Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, commentando l’episodio dell’aggressione.
“L’episodio di Catania – sottolinea – è avvenuto in un luogo che dovrebbe essere sicuro, dentro la guardia medica dove lavorano per la maggior parte dei casi donne. Non possiamo permettere che il luogo che dovrebbe essere sicuro per eccellenza, divenga un luogo dove può accadere tutto”.
“Abbiamo avuto purtroppo anche morti, persone che sono state aggredite – ha proseguito Lorenzin – e questo tema della sicurezza negli ospedali, che in Sicilia si è susseguito con una serie di casi, mi preoccupa moltissimo. Per questo ho convocato oggi una riunione al ministero, per cercare di capire se dietro questi casi c’è qualcosa di più profondo e come intervenire. La riunione sarà con i nostri tecnici e poi naturalmente- ha concluso – ne parleremo anche con la Regione Sicilia”
“Quello delle aggressioni ai medici in generale — dice l’assessore regionale Baldo Gucciardi – è un fenomeno inquietante che richiede interventi drastici, ma anche una riflessione urgente sulla deriva sociale da cui scaturiscono comportamenti criminali e animaleschi. Per questa ragione — aggiunge l’assessore – sono d’accordo col ministro alla Salute Beatrice Lorenzin sulla necessità di un confronto su come intervenire in termini di sicurezza”.
“E’ finito il tempo delle parole, delle dichiarazioni d’intenti e di vicinanza, è finita anche quell’inclinazione, naturale per un medico, di comprendere le ragioni, le paure, gli istinti del paziente, persino quando, spaventato da una diagnosi o dalla malattia, diventa aggressivo. Quello che è successo a Catania, e non si tratta purtroppo di un caso isolato, ha ucciso ogni sentimento di comprensione: qui non si tratta di aggressività , ma di violenza gratuita; qui non si tratta di pazienti, ma di delinquenti; qui non si tratta di prendere provvedimenti sul caso specifico, ma di ridisegnare, con interventi strutturali e di sistema, l’intero servizio di Guardia Medica e di mettere finalmente in sicurezza i nostri professionisti”.
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Roberta Chersevani, interviene sul gravissimo episodio. “Dobbiamo renderci conto che l’assistenza sanitaria è sempre più nelle mani delle donne: non possiamo lasciarle sole, non possiamo permettere che vadano al lavoro con la paura di essere picchiate, violentate, massacrate. Le farmacie notturne possono prestare il loro servizio a porte chiuse. Un medico no, ha bisogno di contiguità con il paziente. Per questo dobbiamo agire sugli ambienti di lavoro, rendere i contesti più protetti, ponendoli in luoghi presidiati, dove ci sia altra gente” – continua.
“Lancio una proposta, valutiamone la fattibilità : perchè non spostare le guardie mediche all’interno delle Stazioni dei Carabinieri, che sono capillari sul territorio, o delle postazioni di Polizia? Non occorrono attrezzature sofisticate, è sufficiente quella di un normale ambulatorio”.
Sul caso interviene il manager dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco: “Atto ignobile, offensivo della dignità della persona, perpetrato ai danni di un medico, una collega, nell’atto di compiere il proprio dovere di aiutare i cittadini. Abbiamo già dato mandato al nostro legale per la costituzione di parte civile a tutela dell’azienda e, soprattutto, dei lavoratori”.
Ma il sindacato dei medici Cimo solleva il tema sicurezza: “Avevamo paventato la possibilità che prima o poi ci potesse scappare il morto. Non è ancora accaduto ma si è arrivati allo stupro. Avevamo scritto ai prefetti di tutte i capoluoghi di provincia e non uno si è degnato di risponderci. Alla politica regionale diciamo che non intendiamo più attendere, inermi e passivi, di vedere accadere ulteriori episodi di questo tipo e all’assessore regionale della Salute chiediamo di sospendere il servizio di guardia medica fino a quando non saranno garantite le più basilari condizioni di sicurezza. Se non siete in grado di garantire la nostra sicurezza, chiudete le guardie mediche”.
La Cgil Sicilia, la Funzione pubblica e la Cgil medici regionali chiedono che chi opera nei presidi sanitari di ogni tipo non sia lasciato solo, che ci siano controlli capillari e iniziative a tutela dell’incolumità di queste persone. “Quanto accaduto – scrivono in una nota Mimma Argurio (Cgil), Gaetano Agliozzo (Fp) e Renato Costa (Cgil medici) – è un fatto di inaudita gravità . Viene colpito un medico, una donna mentre svolge il suo lavoro a tutela della salute dei cittadini. Ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso rapidamente ma contemporaneamente chiediamo a direttori sanitari e prefetti iniziative per garantire la piena sicurezza degli operatori della sanità , in un momento in cui gli episodi di violenza di differente gravità si susseguono”.
“Catania non può fare un passo indietro nella lotta alla delinquenza e alla mafia. Chiediamo al Prefetto e alle altre istituzioni – continuano – di farsi parte attiva nel fermare questa deriva. È necessario che il ministero dell’Interno presti maggiore attenzione alla città e al suo territorio: occorrono più mezzi e più uomini alle forze dell’ordine e, se necessario, anche un aiuto in chiave “operazione Vespri siciliani”. “È urgente concludono i sindacalisti – un incontro straordinario del comitato per l’ordine pubblico, con la presenza delle forze sociali e degli enti coinvolti, per concordare quali interventi, logistici e operativi, è possibile mettere in campo in modo da prevenire e arginare tali manifestazioni di gratuita violenza che minano la serenità di cittadini e lavoratori”.
(da “La Repubblica”)
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