NOZZE BESOS, CACCIARI: “DA MIO NIPOTE A ZAIA E’ UNA GARA A CHI DICE PIU’ IDIOZIE”
“BEZOS E’ QUI PER CONFERMARE CHE SI AIUTA VENEZIA A PATTO CHE ACCETTI DI ESSERE IL PALCOSCENICO DI CHI CERCA VISIBILITA’ E OSTENTA IL PROPRIO POTERE”
Mio nipote Tommaso ha ragione: di questo matrimonio non me ne frega niente. Per il resto, come gli altri No Bezos, dice e fa sciocchezze. Se fossi ancora sindaco ignorerei mister Amazon e non l’avrei invitato, come assicura l’attuale primo cittadino Brugnaro. Detto questo, tutti gli aspetti laterali dell’evento sono illuminanti».
Il filoso Massimo Cacciari ha guidato Venezia per 12 anni. Da sempre è critico verso chi dichiara di conoscere origine e rimedi dei mali lagunari. «Leggo che il matrimonio ha il merito di accendere i fari del mondo sull’agonia dell’ex Serenissima: falso, sono sicuro che nessuna luce brilli e che del nostro destino non interessi nulla a nessuno. Il problema però non è questo».
E qual è?
«È la montagna di sciocchezze che si dicono per confondere le acque. Se si infilano in un frullatore Bezos, Venezia, le guerre, Trump, le ingiustizie, la distruzione del pianeta, il capitalismo, l’evasione fiscale, l’overtourism, il lusso e via elencando, esce un liquido in cui nulla è più distinguibile. La confusione mira a
impedire la comprensione dei problemi».
Può fare un esempio?
«Il più patetico è quello del presidente del Veneto Luca Zaia. Ha attaccato l’Anpi, critica verso Bezos, ponendo sullo stesso piano mister Amazon, i suoi ospiti e lo sbarco degli americani che hanno liberato Europa e Italia dal nazifascismo. Sarebbe una barzelletta, o la conferma che all’idiozia non ci sono più limiti. Zaia però conosce la storia e dunque le sue parole da una parte segnalano che la classe dirigente dell’Occidente si è bruciata il cervello: dall’altra sono la prova dell’esistenza di un disegno deciso a smantellare i valori e i diritti democratici fondati sulla resistenza alle dittature».
E Bezos cosa c’entra con il frullatore della verità azionato da chi difende ciò che lui rappresenta?
«Nulla, però è cruciale distinguere e capire che non viene a liberare Venezia, o a salvarla con donazioni e promozione. È qui per confermare che la si aiuta solo a patto che accetti di essere il palcoscenico a disposizione di chi ha bisogno di visibilità, o di ostentare il proprio potere. Chi falsifica questa realtà ricorda i folli proclami sull’Europa».
Quali?
«Meloni sostiene il riarmo preteso da Trump e assicura che altrimenti la Russia invaderà l’intero continente. Cita il Si vis pacem para bellum: dallo sbarco americano del 1943 a Vegezio nel quarto secolo, da Bezos a Putin: la confusione come metodo serve a generare ignoranza e legittimare autoritarismo».
Dà ragione ai No Bezos?
«Per niente. Da decenni la sinistra lascia via libera ai neo
liberisti. Scopre a Venezia il loro disastro? Mille persone possiedono il doppio del Pil italiano: ai No Bezos voglio bene, ma le loro manifestazioni sono impotenti. Alla fine li contesta proprio chi è vittima del sistema che loro denunciano: quello che oggi permette la sopravvivenza a chi si era invece sempre sentito protetto dalla solidarietà».
Bezos ha promesso 3 milioni di donazioni: aiuteranno a salvare Venezia?
«Briciole sparse perché detraibili dalle tasse grazie alle Fondazioni. Venezia nemmeno se ne accorge».
Non ci sono più limiti, nemmeno in laguna, per chi è ricco?
«Il denaro è l’ultimo dio dell’umanità e se parliamo di oro Venezia non è un’isola. Ma se l’oro è dio, il muro della democrazia crolla. Il matrimonio veneziano di Bezos non può essere aperto e democratico: per questo dimostra che mattone dopo mattone il muro sociale dell’Occidente viene giù».
(da repubblica.it)
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