“NULLATENENTE MA CON LA BARCA”, AL VIA IL PROCESSSO ALL’EX COMPAGNO DELLA SANTANCHE’
LETTO IN TRIBUNALE L’ELENCO DEI DEBITI DI CANIO GIOVANNI MAZZARO
C’era anche una fattura da 9 mila euro per venti segnaposto in argento acquistati dal Twiga. Poi 30 mila euro per vari interventi dal dentista, come corone e faccette dentali, almeno sette fatture da Hermes per acquisti vari, come una Birkin da 6.900 euro. E ancora 9.500 euro di abiti confezionati da una nota sartoria napoletana, 8 sedie da 8 mila, un Rolex da 9 mila.
Queste, per l’accusa, sarebbero solo alcune delle spese che Canio Giovanni Mazzaro, l’ex compagno di Daniela Santanchè, ha caricato su una società sua e della madre, la M Consulting, mentre per il Fisco italiano era un “nullatenente” ma “con barca” e con un’esposizione debitoria da un milione e mezzo di euro al primo aprile del 2019.
Quel giorno, per l’accusa con l’obiettivo di sottrarre al Fisco l’unico asset che avrebbe potuto aggredire, la barca appunto – lo yacht “Unica” da 393 mila euro – Mazzaro l’avrebbe venduta interponendo però la società Biofood di cui la ministra al turismo era legale rappresentante.
A elencare il dettaglio delle spese, oggi in aula, nel corso della prima udienza del processo, è stata una funzionaria dell’agenzia delle entrate chiamata dal pm Paolo Filippini a testimoniare nel processo che vede accusato Mazzaro di sottrazione fraudolenta al Fisco.
Com’è stato spiegato anche dalla Gdf davanti al giudice Emanuele Mancini della seconda sezione del Tribunale di Milano, «le retribuzioni e gli emolumenti percepiti in relazione alle cariche sociali e prestazioni professionali e manageriali in Ki Group e nelle altre società del gruppo» di Mazzaro venivano di fatto spostati dall’imprenditore «alla società M consulting», col duplice effetto, sempre per l’accusa, di garantirsi una tassazione più favorevole e sottrarsi al pagamento delle cartelle esattoriali. Tant’è che in aula è stata definita la “cassaforte” di Mazzaro.
Così, dopo che il 19 settembre del 2018 l’imprenditore ha ricevuto dal Fisco un avviso di accertamento per 589.000 euro, il primo aprile 2019 ha venduto alla maltese Flyingfish Yachting Ltd la sua imbarcazione. Ma, per non rischiare che il ricavato finito sul suo conto venisse pignorato dall’agenzia delle entrate, tra sé e l’acquirente avrebbe interposto la Biofood. E, a firmare gli atti della compravendita, come si legge nelle carte dell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sarebbe stata proprio la legale rappresentante Daniela Santanchè, inizialmente indagata con Mazzaro. In seguito, però, la posizione della senatrice di Fratelli d’Italia è stata stralciata dalla procura che ha richiesto l’archiviazione su cui ancora deve pronunciarsi il gip.
Lo stralcio è stato deciso dopo che la ministra ha chiesto di essere interrogata dagli inquirenti. E, difesa dall’avvocato e attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, avrebbe spiegato che nella sostanza non sapeva neppure che cosa stesse firmando. In quanto, nonostante fosse legale rappresentante della società, non avrebbe avuto «alcun ruolo gestionale, operativo, strategico» all’interno della stessa. Peraltro, riteneva di fare il “bene” dell’azienda, perché attraverso la compravendita, Mazzaro avrebbe appianato un debito da 391 mila euro che lui stesso aveva con Biofood.
(da agenzie)
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