OBIETTIVO TERZO POLO: FAR CADERE BERLUSCONI
UFFICIALMENTE FINI, CASINI E RUTELLI NON APPOGGERANNO IL CENTROSINISTRA AL BALLOTTAGGIO….IN REALTA’ E’ IL CONTRARIO
Piazza Montecitorio, pomeriggio assolato.
Arriva Gianfranco Fini seguito da tutto il suo entourage. Serio, schivo, non vuole giornalisti e telecamere.
Una trentina di bambini della scuola elementare Montessori di Foggia lo incrocia, lo riconosce e gli salta addosso per festeggiarlo al coro “Fini, Fini!”. Lo stesso trattamento tocca a Pier Ferdinando Casini.
La tensione è stemperata. A Francesco Rutelli poco o niente.
Ma tutti sorridono increduli.
Poco dopo è in programma la prima conferenza stampa collettiva del Terzo polo per rispondere alle domande, alle illazioni o ai semplici dubbi riguardo a cosa faranno ai ballottaggi di Milano e Napoli.
Centrosinistra o centrodestra?
Nessuno dei due, almeno ufficialmente.
A sentire loro saranno i singoli candidati a dettare la linea “sono loro che si sono spesi sul territorio, e sono loro i responsabili verso l’elettorato”, spiegano in coro.
Mentre a livello nazionale nessuno dirà niente, nessun “endorsement, per favore. Non fatemi domande nel merito”, risponde un deputato di Fli, in versione anonima.
Eppure qualcuno ha già parlato. Adolfo Urso e Andrea Ronchi hanno scelto da che parte stare: a Milano con la Moratti, a Napoli con Lettieri, e anche l’euro-deputato Potito Salatto ha fatto intendere in maniera semi-esplicita la medesima tendenza.
Ancor più accorti, ma sempre tendenti a destra Mario Baldassarri e Giuseppe Scalia. Cinque, quindi, e tutti di Fli.
Gli altri, dai falchi finiani fino all’Udc, fanno gruppo, in particolare sulla strategia ufficiosa: far cadere Berlusconi, a costo di votare Pisapia e De Magistris.
Lo dicono, o lo lasciano intendere i big a microfoni spenti; lo grida Bossi (“Hanno fatto l’accordo con il centrosinistra”), lo esplicitano (indirettamente) sia Raimondo Pasquino che Manfredi Palmeri.
Il primo risponde: “La discriminante è la legalità e che finisca la politica dell’emergenza e del miracolismo”.
E qui si riferisce alle liste elettorali e alla presenza in campagna elettorale di ministri e del presidente del Consiglio.
E ancora: “La camorra — continua Pasquino — deve restare fuori dal palazzo e la normalità deve essere l’elemento con cui si misura la capacità di governo della città ”.
Tradotto: con il candidato piazzato da Nicola Cosentino non abbiamo niente da spartire.
Quindi Palmeri: “Noi non sosteniamo nessuno e invitiamo piuttosto entrambi, e in particolare il sindaco, a fare ciò che non hanno fatto durante la campagna elettorale, e cioè dialogare con la città ”.
Soprattutto su quali sono le strategie della Moratti riguardo l’Expò del 2015. “Vede, le nostre richieste sono lapalissiane, limpide ma ugualmente irricevibili per Pdl e Lega — spiega un altro deputato di Fli —. Noi andremo avanti così, comunque domani Italo Bocchino ha convocato un’assemblea nazionale per ratificare la scelta”.
Più che per ratificare, per mettere con le spalle al muro i dissidenti: chi non rispetta le indicazioni della maggioranza è fuori dal partito.
A Ronchi tutto ciò non interessa, lui è sulla via di Palazzo Grazioli con in mano un sottosegretariato; per Urso si tratta, come da molti mesi a questa parte. Eppure ieri lo scontro si è spostato sul web, a colpi d’insulti.
Insomma, qualcun altro resterà per strada.
E non ufficiosamente.
Alessandro Ferrucci e Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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