ORGOGLIO COSENTINIANO, ALA TRAGHETTA IL SISTEMA DI NICK O’ AMERICANO
INSULTI A SAVIANO, NIENTE SCUSE, PARENTI DEI BOSS SUI MANIFESTI
Orgoglio cosentiniano è prima l’insulto a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, giornalisti sotto scorta, perchè minacciati dalla mafia. Poi niente scuse.
Stesso orgoglio che aveva ostentato Vincenzo D’Anna, sabato scorso, nell’elogiare Nicola Cosentino, nel corso della presentazione della lista di Ala a Napoli. E nell’attaccare Rosaria Capacchione.
Ecco il comunicato, firmato Vincenzo D’Anna, Pietro Langella e Antonio Milo: “Gli inutili polveroni sollevati in queste ore non ci distoglieranno dal perseguire, con tenacia e determinazione, l’affermazione di Ala e di Valeria Valente a Napoli”.
Già , il “polverone”. Ovvero l’insulto a Saviano, bollato da D’Anna ventiquattrore fa come “icona farlocca dell’Antimafia” e meritevole, al pari di Rosaria Capacchione, di essere privato della scorta. Parole che costringono lo stesso Verdini a scusarsi.
Da uomo di mondo, mandando un fascio di orchidee alla Capacchione. Si dissocia, si dissociano parecchi parlamentari di Ala. Parole.
Roberto Speranza è allibito: “Per favore, puoi scrivere che per me il Pd non deve avere a che fare con persone come D’Anna? Niente a che fare. Io esprimo solidarietà a Saviano. Ma che diavolo di punto siamo arrivati?”.
Ventiquattrore dopo gli insulti, l’imbarazzo, di molti ma non di tutti perchè nessuno, nel giro stretto del premier, dice una parola, dopo 24 ore, dicevamo, arriva il comunicato dell’orgoglio: “Polveroni inutili”. Ovvero, niente scuse.
Firmato dagli artefici della lista di Ala a Napoli, che sosterrà Valeria Valente, candidato del Pd e vicina al guardasigilli Andrea Orlando.
Gli artefici sono Vincenzo D’Anna, uomo forte di Nick ‘o Merikano, che dopo una delle sue ultime visite in carcere concesse un’intervista per consegnare al mondo il suo messaggio.
L’altro è Antonio Milo, un discreto trasformismo alle spalle: nato nel Pdl campano di Cosentino, transitato nel gruppo di Fitto, ora con Verdini.
La terza firma è quella di Pietro Langella, seduto a due metri da Verdini sabato scorso, alla presentazione di Ala. Incensurato, si porta addosso l’ingombrante storia dei suoi avi, i “Paglietta”, così chiamavano il clan, ammazzati nel corso di una faida di camorra.
Il Fatto ha raccontato come “i loro nomi e l’elezione di Langella al consiglio comunale furono citati nel 2006 nella relazione della commissione prefettizia tra le cause dello scioglimento del comune di Boscoreale per infiltrazioni camorristiche”.
I tre sono i veri artefici delle liste di Ala a Napoli.
“Se andiamo a vedere, in ogni famiglia napoletana c’è qualcuno che ha pagato per reati di camorra”. Si è presentato così Vitale Calone, candidato al consiglio comunale per Ala, figlio di Vincenzo Calone, presunto boss di Traiano con una condanna per traffico internazionale di droga.
L’altro in lista è Calone jr, Vincenzo, il nipote e candidato nelle zona in cui operava lo zio. Ogni giorno, a proposito delle liste verdiniane a Napoli, esce un caso imbarazzante. Altro titolo su Repubblica di qualche giorno fa: “Ala, il manifesto col cognato del boss defunto. Il candidato verdiniano omaggia il parente di un uomo legato alla camorra”. Parenti dei presunti boss nelle liste, parenti nei manifesti. Chi fa le liste, invece, prima insulta i simboli dell’Antimafia e poi non si scusa.
Prima delle orchidee, Verdini a Napoli aveva parlato di “diritto all’oblio”. Soprattutto a Napoli.
Perchè Ala, partito inesistente nel resto d’Italia, esiste soprattutto lì, dove ha ereditato ciò che resta del sistema di potere di Nicola Cosentino, ora in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica per presunti rapporti con il clan dei casalesi.
Un sistema di potere cresciuto all’epoca del potere berlusconiano nella contrapposizione con la sinistra, anzi “i comunisti”.
In questo senso gli insulti a Saviano e alla Capacchione sono un segnale politico a quel mondo, come a dire: ci alleiamo con i “comunisti”, ma non significa che cambia qualcosa. Le mancate scuse rafforzano il se
gnale, perchè l’ammissione dell’errore sarebbe stato letto come un segnale di debolezza. A testa alta e attaccando Saviano, ciò che resta del sistema di potere di Nick ‘o Merikano abbraccia il Pd.
Orgoglio cosentiniano.
(da “Huffingtonpost“)
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