M5S, CITTA’ CHE VAI, REGOLE CHE TROVI
ROMA SOTTO TUTELA DI UNO STAFF, A BOLOGNA NIENTE PRIMARIE, A MILANO CAMBIO IN CORSA
C’è chi è sotto tutela e chi no. Chi ha firmato un codice etico e chi no. Città che vai, regole che trovi.
Virginia Raggi, se diventerà sindaco di Roma, avrà un mini-direttorio politico, uno staff, che vigilerà su di lei orientandone le decisioni.
L’ufficialità , arrivata pochi giorni fa, rispetta quanto previsto nel contratto firmato tra la candidata 5 Stelle e il Movimento.
Il caso Raggi è però isolato ed è da collocare in una realtà , quella della Capitale, dove il Movimento è molto frastagliato e dove non mancano le correnti e i dissensi. Quindi paletti più stretti per evitare fughe in avanti.
Invece a Torino, Chiara Appendino, in corsa per conquistare la città , quando le hanno chiesto se da primo cittadino sottoporrà i suoi provvedimenti amministrativi e le nomine all’approvazione della Casaleggio associati, ha risposto senza mezzi termini: “Credo che i sindaci debbano lavorare in autonomia”.
Qualcuno ha paragonato il genere suo a quello di Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma adesso sospeso, che non ha mai esitato a dire ‘no’ a Beppe Grillo e prima ancora a Gianroberto Casaleggio, e che corrisponde a quel modello che riesce comunque a mantenere una certa distanza dal blog e dai suoi dettami.
Anche i contratti firmati dai candidati sono diversi da città a città .
Mentre i romani se tradiranno il mandato cambiando casacca saranno costretti a pagare una multa di 150mila euro, i torinesi avranno un trattamento più soft.
Al momento un regolamento messo nero su bianco, nel capoluogo piemontese, non c’è. Sul sito del Movimento appare ancora quello dell’anno precedente.
Tutto lascia immaginare che le regole di ingaggio comunque saranno diverse e che siano state studiate e applicate alla luce delle correnti locali.
E poi ancora, la candidata di Torino sta pensando alla creazione della Giunta passando per un bando pubblicato sul sito del Movimento: “E chi l’ha detto che gli assessori devono essere dei 5Stelle?”, è l’osservazione che ha fatto.
Quindi la squadra, qualora diventasse sindaco, potrebbe essere formata da urbanisti, professori universitari e ingegnere.
Non dovrebbe neanche esistere alle sue spalle uno staff modello Raggi. L’aspirante primo cittadino di Roma ha giustificato la diversità di trattamento spiegando che “si è iniziato da Roma con il codice di comportamento e con lo staff per il ruolo di Capitale e per la vicenda Mafia Capitale che ha provato molto la città e i cittadini”.
Inizialmente la stessa Raggi aveva parlato di un staff più somigliante a un ufficio legale, figure cioè che l’avrebbero dovuta aiutare nella stesura delle leggi.
Poi però, anche per rimediare alla gaffe sui garanti Grillo e Casaleggio che avrebbero deciso le sue sorti, è comparso uno staff dallo stampo prettamente politico, formato dalla senatrice Paola Taverna e dalla deputata Roberta Lombardi.
Tra quest’ultima e la Raggi, non a caso, c’è stato un po’ di freddo nelle ultime settimane, fino all’intervento di Beppe Grillo, arrivato a Roma proprio per mettere pace tra le due, incontrando prima una e poi l’altra.
Così, dopo aver calmato le acque, ha nei fatti imposto la creazione di questo staff di controllo e di aiuto a causa delle incertezze degli ultimi tempi.
Roma resta quindi un unicum, con il suo staff e le sue regole. Uno strappo alle classiche regole 5Stelle è stato fatto a Milano.
Dove Gianluca Corrado è il candidato sindaco dopo aver vinto le primarie “confermative” sul blog di Beppe Grillo, prendendo il posto dell’ex candidata grillina Patrizia Bedori, costretta a fare un passo indietro tra le polemiche: “Mi avete chiamata casalinga e grassa”.
Se le comunarie, poi disconosciute, a Milano sono state almeno fatto, a Bologna invece neanche sono state disputate.
Nel capoluogo romagnolo la candidatura singola di Max Bugani e la sua lista di 26 candidati non sono state sottoposte al giudizio della base scatenando non poche battaglie interne. Non solo.
Bugani, poco tempo dopo, è entrato a far parte dello staff di Casaleggio jr. Discorso ancora diverso a Napoli, senza regolamento e senza staff, dove il mite Matteo Brambilla prova a conquistare una città in cui gli umori grillini sono ormai da tempo in appalto a Luigi De Magistris.
(da “Huffingtonpost”)
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