PAOLA NUGNES: IO STO CON I SINDACI
IL DECRETO SICUREZZA E’ UNA FERITA CHE NON SI E’ MAI CHIUSA, IO STO CON CHI SI OPPONE, DI QUALUNQUE COLORE SIA
Il decreto Salvini una ferita che si riapre? Direi piuttosto una ferita che non si è mai chiusa.
La politica dovrebbe essere l’arte di governare la società , dicono, e non dovrebbe piegarsi a mere valutazioni di parte.
Bisognerebbe essere in grado di valutare “proposta per proposta e idea per idea” a prescindere da chi la esprime.
Sul decreto immigrazione e sicurezza io sono con i sindaci che si oppongono, di qualunque colore politico siano e non mi chiedo se abbiano intenti più o meno propagandistici in questo.
Le posizioni delle amministrazioni contrarie al decreto sono tra l’altro alquanto trasversali, sono di colore diverso le città che si ribellano al decreto Salvini, o quelle che aderiscono per obbligo istituzionale ma che hanno espresso il loro dissenso, ricordo anche che le amministrazioni di Roma e di Torino sono state le prime ad approvare una mozione che chiedeva la sospensione del decreto quando era ancora in discussione.
In ogni modo lo avevamo previsto, che sarebbero partiti ricorsi, opposizioni di diversa natura e che si rischia concretamente il ricorso alla Corte Costituzionale.
Era inevitabile e non mi sorprende la sollevazione di molti sindaci. È comprensibile la contrarietà dei primi cittadini perchè sono loro i primi a dover affrontare le conseguenze di questo provvedimento che abbiamo sempre denunciato gravi, non solo per i migranti che sono in attesa di un rinnovo di permesso umanitario o che avendone fatto domanda ora se le vedono negate, ma anche per gli stessi cittadini italiani, per i quali aumenterà la percezione di insicurezza, con l’aumento calcolato e certo di nuovi irregolari sul territorio nazionale.
Gente che è già qui tra noi, ma che non potrà essere iscritta all’anagrafe, che non avrà documenti regolari (vedete l’irruzione della Digos all’anagrafe di oggi a Palermo) che non potrà iscriversi al sistema sanitario nazionale, per curarsi, nè accedere ad un lavoro regolare e quindi ad un regolare contratto di fitto, e che sarà costretta in alloggi di fortuna, novelli fantasmi costretti a vagare nel mare scuro dell’illegalità delle nostre città .
Come dare torto ai sindaci, ai primi cittadini? Sicuramente il decreto aggrava la situazione sul fronte della sicurezza e dell’irregolarità nelle città . Come è stato possibile non vedere il problema in tempo?
Eppure il programma ‘Welcome’, formula nata nel 2014, stava dando dei risultati interessanti proprio perchè consentiva ai sindaci di poter accedere volontariamente ad un programma di gestione dell’affluenza migratoria garantendo una buona integrazione nel tessuto comunitario locale dei migranti. Con corsi di lingua, avviamento al lavoro, conoscenza, cura e sostegno.
Si permetteva ai sindaci di avere un buon controllo di un fenomeno che esiste, piaccia o non piaccia, e finanche di trarre da un “problema” una opportunità , di crescita, arricchimento umano e culturale.
Invece ci troviamo di fronte ad un provvedimento che spezza vite e speranze, che è sicuramente inumano e forse fuori dalla costituzione.
Agli oltre 500mila irregolari sul nostro territorio se ne aggiungeranno – da calcoli riportati in audizione in Commissione – almeno altri 120 mila solo nel 2019 e si perderanno molte opportunità di lavoro, su tutto il territorio si parla di circa 12 mila addetti nel settore dell’accoglienza diffusa, compreso l’indotto.
Speriamo nella mediazione di Conte, con l’ANCI, che si possano trovare anche se tardive soluzioni, anche nella definizione dei decreti attuativi, che siano capaci di mitigare, di porre qualche rimedio, al destino almeno di quanti sono in attesa di un rinnovo del diritto umanitario che hanno qui la famiglia, figli, una vita. Ma non so quanto e come ciò si potrà concretamente fare.
Paola Nugnes
Parlamentare MS5
(da “Huffingtonpost”)
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