PATRICK ZAKI CONDANNATO A 3 ANNI TRA LE URLA DELLA MADRE E DELLA FIDANZATA
LA DIMOSTRAZIONE CHE IL GOVERNO ITALIANO NON CONTA UN CAZZO
È stato condannato a tre anni di carcere l’attivista egiziano
Patrick Zaki, accusato di aver diffuso notizie false attraverso un articolo.
La decisione non appellabile è arrivata oggi 18 luglio nell’udienza al Tribunale di Mansura, dove erano presenti anche diplomatici stranieri che da tempo seguono le decine di udienze che hanno caratterizzato il processo.
Tra loro due italiani e rappresentanti di Stati Uniti, Unione europea, Svizzera e Canada. Subito dopo il pronunciamento della sentenza, Zaki è stato portato via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno.
Una sentenza che ha colto di sorpresa il pool di quattro legali che assiste l’attivista che solo poche ore prima diceva di sperare almeno nell’annuncio di una data in cui sarebbe arrivato il verdetto.
Dal dicembre 2021 Zaki era a piede libero, ma sarebbe comunque rimasto in una lista nera delle autorità egiziane che gli impediva di lasciare il Paese.
Il caso Zaki
Il caso giudiziario di Zaki, 32 anni, era iniziato il 7 febbraio 2020 quando era stato fermato dalla polizia egiziana. Nel corso degli ultimi tre e mezzo, l’attivista ha trascorso 22 mesi in carcere. L’accusa di «diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese» era stata sollevata per un articolo che Zaki ha scritto nel 2019. Il testo trattava degli attentati dell’Isis e di due casi di presunte discriminazioni nei confronti dei cristiani copti in Egitto. Il ricercatore egiziano, avendo già scontato la custodia cautelare per quasi due anni, dovrà ora scontare il resto della pena in cella: «Si tratta di un anno e due mesi», ha confermato uno dei suoi avvocati, Hazem Salah.
(da agenzie)
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