PD, SERRACCHIANI VERSO IL RUOLO DI CAPOGRUPPO ALLA CAMERA
ASSE A SOSTEGNO DELRIO-FRANCESCHINI-GUERINI… MARTEDI’ LA VOTAZIONE
Serracchiani è in rampa di lancio per fare la capogruppo del Pd. Nella sfida tra lei e Marianna Madia, da ieri sera le chance di Serracchiani sono cresciute.
Perchè Base riformista, la corrente che fa capo a Luca Lotti e a Lorenzo Guerini, ha deciso nell’ultima riunione di appoggiare Serracchiani.
A questo punto l’ex governatrice del Friuli, avvocato del lavoro, vice presidente del partito, può contare sull’asse Delrio-Franceschini-Guerini che la sostengono. Soprattutto Graziano Delrio, il capogruppo uscente, è il suo più convinto supporter.
In numeri: 60 deputati dei 93 del Pd, la vorrebbero capogruppo. Martedì la votazione nel gruppo della Camera, difficilmente potrà comparire la terza candidata a sorpresa, di cui ancora ieri mattina si parlava nelle file dem, facendo i nomi di Anna Ascani o Alessia Rotta.
Le fibrillazione sono appunto legate alla presidenza della commissione. Forza Italia, che non ha alcuna presidenza di commissione, ha cominciato a farsi sentire. Ha battuto un colpo, avanzando la richiesta di un proprio candidato. Le grandi manovre non si sono fermate qui.
È stata sondata per la presidenza anche Renata Polverini, ex sindacalista, ex governatrice del Lazio che ha lasciato Forza Italia a gennaio appoggiando il governo Conte 2 per evitarne la caduta. Polverini ha risposto: “No grazie”, e ha avuto un colloquio con Serracchiani a scanso di equivoci, garantendo il suo appoggio.
Comunque, a chi in Forza Italia aveva ambizioni di guidare la commissione è arrivato lo stop ultimativo del Pd. “In politica esistono dei codici di comportamento che vanno rispettati”, è stato l’avvertimento di Enrico Borghi, a cui Letta ha appena affidato la delega alla Sicurezza nella segreteria dem. Borghi ha ricordato la buona regola dello scambio di cortesia: “Quando dopo le dimissioni di Mara Carfagna diventata ministra, Forza Italia rivendicò la continuità per il ruolo di vice presidente della Camera, il Pd rispettò tale richiesta, pur avendo i requisiti per avanzare una propria candidatura”. Continua Borghi: “Se Debora Serracchiani dovesse essere eletta alla presidenza del nostro gruppo, sulla presidenza della commissione Lavoro chiediamo il rispetto della dialettica interna del nostro partito”. L’alt è nettissimo: per Base riformista, la corrente a cui Borghi appartiene, l’insistenza forzista sarebbe una invasione di campo nel dibattito interno al Pd.
Con il M5S l’accordo c’è per una continuità dem alla presidenza. Ugualmente con Leu, il cui rappresentante in commissione Lavoro è Guglielmo Epifani, ex segretario Cgil ed ex segretario del Pd che ha poi seguito Pierluigi Bersani nella fondazione di Articolo 1. Italia Viva non dovrebbe mettersi di traverso.
Sui i nomi. Il Pd potrebbe proporre Antonio Viscomi, professore di diritto del lavoro nell’università della Calabria, che ha un ampio consenso trasversale. Oppure Romina Mura, che ha a sua volta una esperienza di lungo corso. Il nodo commissione Lavoro è l’ultimo ostacolo per via libera di Serracchiani a capogruppo del Pd
(da “La Repubblica”)
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