PD VERSO L’ASTENSIONE SIA ALLA CAMERA CHE AL SENATO: DI FATTO UN AIUTINO AL CENTRODESTRA
CONTATTI TRA LOTTI E GIANNI LETTA: I DEM OTTERREBBERO DUE VICEPRESIDENZE E MAGARI ANCHE IL COPASIR
Astensione. Dovrebbe essere questa la posizione del Pd nelle votazioni per i presidenti di Camera e Senato al via domani in Parlamento.
Una decisione che evidentemente lascia fare agli altri gruppi, ma di fatto in Senato aiuta il candidato di Forza Italia Paolo Romani, nome sul quale Silvio Berlusconi è irremovibile nonostante il no del M5s e le critiche del leghista Matteo Salvini.
Ecco, in questo modo Romani verrebbe eletto con il lascia passare del Pd, una sorta di astensione tecnica frutto anche dei contatti continui di questi giorni tra i Democratici e Forza Italia.
In particolare, i fili della trattativa li sta tenendo Luca Lotti con Gianni Letta, ma non solo. Sono interlocuzioni certo non nuove al cerchio magico renziano.
Ma sembrerebbe che l’accordo tenga insieme anche altre caselle, tra cui una per la minoranza orlandiana che otterrebbe una vicepresidenza al Senato.
Il nome più quotato è quello di Anna Rossomando, senatrice dell’area del Guardasigilli. Inoltre i Dem otterrebbero una vicepresidenza anche alla Camera, con Ettore Rosato, il capogruppo uscente.
Sono queste le carte sul tavolo dei Democratici, almeno della parte renziana che su queste basi avrebbe un asse anche con gli orlandiani.
Un patto che ai renziani frutterebbe anche l’elezione dei due capigruppo: Lorenzo Guerini per la Camera e Andrea Marcucci per il Senato.
Certo bisogna vedere come reagirà la parte non-renziana del Pd che va dal capogruppo uscente al Senato Luigi Zanda a Dario Franceschini. Ma la scommessa renziana è che su Romani nessuno potrà sfilarsi.
Tanto più che formalmente si tratta di un’astensione, anche se torna vitale per un candidato voluto fortemente soltanto da Forza Italia, mal digerito dalla Lega che però a questo punto per contrastarlo dovrebbe votargli contro e mettere in crisi definitivamente la coalizione di centrodestra.
Salvini certo continua a dire che per lui è tutto “azzerato”, ma pare che il messaggio non sia stato ricevuto da Berlusconi che insiste su Romani, confidando nel Pd. A lui la scelta.
“Noi non voteremo Romani. Non abbiamo nessuna intenzione di votare Romani. Gli riconosciamo serietà ma non lo vogliamo votare”, dice Ettore Rosato a Porta a Porta, anticipando evidentemente le indicazioni che verranno esposte dal reggente Maurizio Martina all’assemblea dei gruppi Pd, gruppi che si riuniscono oggi ma probabilmente verranno riconvocati domattina prima delle votazioni.
Perchè? Perchè, anche se la decisione è quella esposta fin qui, stasera si terrà il vertice tra tutti i capigruppo proposto da Luigi Di Maio dopo che il Pd ha deciso di disertare la riunione convocata da Berlusconi a Palazzo Grazioli. “Non partecipiamo a vertici con posizioni precostituite”, recitava infatti ieri sera la nota in cui il Pd ha rifiutato l’invito.
Stasera invece i Dem ci andranno, ascolteranno le posizioni degli altri, “sta a loro, dire”, ci dice Rosato. Dopodichè la via dell’astensione sembra segnata, anche perchè — almeno dal punto di vista renziano — non ci sono le condizioni per proporre nomi del Pd per le presidenze, come Franceschini alla Camera per esempio oppure come Emma Bonino al Senato, carta pensata in area orlandiana per mettere in crisi il M5s.
Non succederà , si scommette tra i dirigenti Dem che stanno tenendo le trattative tentando allo stesso tempo di non far scoppiare la guerra sotterranea sempre viva nel partito.
E’ chiaro che l’astensione dei Democratici alla Camera lascia il candidato del M5s — Roberto Fico o chi per lui – alla mercè del voto, interamente dipendente dai voti della Lega per avere la maggioranza ed essere eletto in una votazione a scrutinio segreto che non prevede il ballottaggio finale tra due candidati come al Senato.
Ma allo stesso tempo l’astensione riesce a tenere insieme un partito spaccato tra diverse tentazioni all’indomani della debacle elettorale.
Anche se — e questo i renziani non se lo nascondono — se il candidato del M5s venisse eletto alla Camera con i voti della Lega, il tutto risulterebbe propedeutico ad un accordo di governo tra Di Maio e Salvini.
Tutto da vedere, certo, perchè dovranno discutere di premiership e programmi, ostacoli da non poco conto. Ma in questo quadro verrebbe salvaguardata la posizione del Pd all’opposizione, scelta iniziale di Matteo Renzi sulla quale ha comunque votato quasi tutta la direzione nazionale dei Democratici.
E al Pd all’opposizione potrebbero spettare importanti incarichi, come per esempio la presidenza del Copasir, la commissione di vigilanza sui servizi segreti.
Per questo ruolo sul tavolo c’è il nome di Lotti, che però prima dovrebbe chiudere la sua vicenda giudiziaria nell’inchiesta Consip. Ma c’è tempo per sperare in un’archiviazione, chissà , sono i giudici a decidere.
Certo però è che c’è tempo: le presidenze delle commissioni si decidono solo dopo la nascita di un nuovo governo.
(da “Huffingtonpost”)
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