PENSIONI, COSI’ LA NUOVA QUATTORDICESIMA: L’ASSEGNO SALIRA’ DA 504 A 655 EURO
AUMENTO DEL 30% PER CHI GIA’ LO INCASSA, BONUS ESTESO A 1,2 MILIONI DI PERSONE ALZANDO IL REDDITO MASSIMO DA 750 A 1.000 EURO… NESSUN INTERVENTO SULLE MINIME
Salirà da 504 a 655 euro l’importo massimo della quattordicesima, l’assegno in più che viene incassato a luglio dai pensionati a basso reddito.
Lo dicono le simulazioni esaminate al tavolo fra governo e sindacati mercoledì scorso, prima della firma del verbale con tutte le misure sulla previdenza che dovrebbero entrare nella legge di Bilancio.
Le simulazioni
La quattordicesima pesante e allargata è stata una delle prime misure a entrare nel cantiere della riforma.
Poi, quando tutto sembrava fatto, ha rischiato di uscire per scelta «politica», perchè il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva chiesto di studiare una strada diversa.
Dopo ancora c’è stato chi ha fatto un po’ di confusione sulle platee, cioè sul numero delle persone coinvolte. Ma i dettagli contenuti nelle simulazioni confermano l’impianto di cui si era parlato alla vigilia dell’accordo.
E allora vale la pena di fare il punto, anche se tutto dovrà essere definito nella legge di Bilancio che prima il governo dovrà presentare entro metà ottobre e poi il Parlamento dovrà approvare prima della fine dell’anno. Fino a quel momento le modifiche sono sempre possibili.
Sono due gli interventi previsti.
L’aumento del 30%
Il primo è l’aumento della quattordicesima per quei 2,1 milioni di persone che già oggi la prendono. L’importo resterà sempre legato al reddito e al numero di anni di contributi versati e quindi di lavoro. L’incremento sarà del 30%. Sia per l’assegno più alto, incassato da chi ha oltre 25 anni di contributi, che passa appunto da 504 a 655 euro. Sia per quello più basso, che si ottiene con meno di 15 anni di contributi, che passa da 336 a 437 euro. Confermato che non ci sarà il raddoppio dell’assegno di cui aveva parlato pochi giorni fa in televisione Matteo Renzi.
L’estensione a 1,2 milioni di pensionati
Il secondo intervento è l’estensione della quattordicesima a un milione e 200 mila persone che oggi non la prendono.
Il limite massimo di reddito per avere diritto al bonus salirà dai 750 euro lordi al mese di adesso fino a 1000 euro lordi al mese.
Per queste persone ci sarà la vecchia quattordicesima, quella senza aumento visto che hanno un reddito più alto: 336 euro con meno di 15 anni di contributi; 504 quando i contributi sono stati versati per più di 25 anni.
Il nuovo tetto di mille euro al mese vale anche per chi ha due pensioni: se, sommando i due assegni, si supera quota mille non si ha diritto alla quattordicesima.
Non sono previsti interventi diretti sulle pensioni minime, gli assegni da 500 euro al mese che vanno anche a chi non ha lavorato o comunque non ha versato contributi. L’ipotesi era stata presa in considerazione ma poi è stata scartata.
Il nodo dell’equità
In realtà ancora adesso c’è chi sostiene che sarebbe questa la misura da scegliere, perchè questi assegni sono ancora più bassi mentre spesso la quattordicesima va a chi ha sì una pensione bassa ma potrebbe avere anche altre forme di reddito.
Una posizione sostenuta anche dal presidente dell’Inps Tito Boeri, che aveva proposto di aumentare le minime utilizzando il filtro dell’Isee, che pesa reddito e patrimonio non del singolo ma dell’intero nucleo familiare.
Obiezioni alle quali risponde Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl: «Quello sulla quattordicesima è un intervento equo proprio perchè tiene conto sia dell’ammontare della pensione sia degli anni di contributi. Sono persone che prendono poco anche se hanno lavorato. Un aiuto lo meritano».
(da “il Corriere della Sera”)
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