PER I PASTORI SARDI MANGANELLATE, PER GLI ALLEVATORI LEGHISTI SOLDI PUBBLICI
IERI 200 PASTORI SARDI SONO STATI RESPINTI A CIVITAVECCHIA COME DEI DELINQUENTI, SOLO PERCHE’ VOLEVANO CHIEDERE INTERVENTI URGENTI PER UN SETTORE CHE PREVEDE LA CHIUSURA DI 7.700 AZIENDE…I MANIFESTANTI PRESI A MANGANELLATE: “SIAMO STATI TRATTATI DA CRIMINALI”… PER I LADRONI LEGHISTI INVECE PASSIERA ROSSA E SOLDI PUBBLICI
Speravano di manifestare a Roma.
Sono stati bloccati da polizia e carabinieri prima ancora di salire sui 5 pullman che li attendevano al porto di Civitavecchia.
Nella capitale i pastori sardi volevano «dar vita a una conferenza stampa per spiegare le ragioni del malcontento».
Ma il viaggio degli oltre 300 allevatori dell’Mps, iniziato a Olbia l’altra notte, si è concluso alle 6 del mattino tra forti tensioni.
I dimostranti – dicono ora alla questura di Roma – hanno tentato di forzare il blocco.
Così la polizia ha risposto denunciando due di loro per resistenza e lesioni (un agente è rimasto contuso) tutti gli altri per manifestazione non autorizzata e per essersi rifiutati di farsi identificare.
Ma la versione degli allevatori non collima con le ricostruzioni ufficiali secondo cui i pastori volevano manifestare sul Grande Raccordo Anulare.
E una dirigente del Movimento, Maria Barca, denuncia di essere stata colpita «con un violento calcio a una caviglia» e di aver «implorato agli agenti di lasciar andare un pastore da loro ripetutamente picchiato».
Per il leader del Movimento dei pastori sardi, Felice Floris «siamo vittime di una politica ignava e cialtrona che tutto fa all’infuori di creare sviluppo. Ci hanno imposto d’investire per adempiere alle norme Ue – continua – intanto Stato e Regione non hanno adottato misure per tutelare latte e formaggi in sede europea, accettando miseri contributi in cambio della rinunzia alla produzione».
E Riccardo Piras, portavoce del Comitato di lotta dei contadini e dei pastori sardi, incalza: «Che la manifestazione non fosse autorizzata è una scusa. Questo non è davvero uno Stato democratico se non permette ai suoi cittadini di dar voce al malcontento».
A lui fa eco Andrea Cinus, uno dei 200 sbarcati a Civitavecchia: «Non siamo neppure riusciti a uscire dal porto. Lì già ci attendevano gli agenti, che hanno fermato anche i pullman affittati per raggiungere Roma. Volevamo solo fare una manifestazione pacifica. Ci hanno trattato come criminali».
Parte da lontano, comunque, la rivolta degli allevatori.
L’inizio di tutto è una cascata d’interessi bancari vorticosi (sino al 18%) nata dalla cancellazione di una legge sarda per benefici nell’agro-zootecnia 15 anni fa bocciata dall’Europa perchè violava le regole della libera concorrenza. Da allora migliaia di aziende e ovili hanno visto acuire la recessione in maniera esponenziale.
Interi patrimoni sono finiti all’asta o esposti a esecuzioni giudiziarie.
La sovrapproduzione di pecorino e la crisi degli iscritti con le organizzazioni tradizionali di categoria hanno fatto il resto, lasciando campo libero a gruppi autonomi come il Movimento dei pastori sardi.
L’Mps, al contrario di quanto hanno fatto altri rappresentanti degli allevatori nell’isola, nei mesi scorsi si è rifiutato di sottoscrivere gli accordi con la Regione governata dal centrodestra. Intese (150 milioni in 3 anni) criticate anche dal ministro dell’Agricoltura Galan, che ieri i promotori dello sbarco a Civitavecchia contavano di poter incontrare a Roma.
La battaglia è sempre incentrata sul prezzo del latte (la Sardegna con 3 milioni di capi possiede la metà del patrimonio ovicaprino nazionale).
La ragione che da quest’estate ha portato a cortei, sit-in, occupazioni è che produrne un litro costa ai pastori più del prezzo di vendita.
Che, per una singolare legge del mercato a parti rovesciate, non viene fatto da chi è proprietario delle pecore e porta il latte nei caseifici, ma da chi lo trasforma.
Da qui le marce sugli aeroporti di Olbia e Alghero, le manifestazioni in Costa Smeralda, le marce su Cagliari e su Roma.
Fino allo scontro frontale tra la Giunta Cappellacci e il Movimento pastori. Fino ai tafferugli con feriti e arresti davanti alla Regione in ottobre e, ora, all’assedio in porto.
Altro atteggiamento da parte del governo rispetto a qualche centinaia di allevatori ladroni che non hanno pagato le multe sulle quote latte: a loro passiera rossa e soldi pubblici a volontà .
E le multe milionarie della Ue a carico dello Stato.
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