IL RE DELLE PATACCHE NON SUBI’ ALCUN ATTENTATO: VERSO L’ARCHIVIAZIONE L’INCHIESTA SUL PRESUNTO AGGUATO A BELPIETRO
NESSUN RISCONTRO ALLA VERSIONE DEL CAPOSCORTA CHE SPARO’ TRE COLPI DICENDO DI AVER SOPRESO UN ATTENTATORE SULLE SCALE… ORA POTREBBE ESSERE INCRIMINATO PER SIMULAZIONE DI REATO… COME MAI E’ ANCORA DI SCORTA A BELPIETRO?
Era il 30 settembre: nel condominio di via Monte di Pietà , nel centro di Milano, dove risiede il direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro, il suo capo scorta, Alessandro M., denuncia di aver messo in fuga, sparandogli, un terrorista.
Tre i colpi che partono dalla sua pistola d’ordinanza, ma che si infrangono in una vetrata dello stabile e sul muro.
Nelle ore successive viene anche diffuso un identikit.
Nessun testimone, nessuna immagine utile dalle telecamere di sicurezza posizionate sul retro del palazzo.
Il presunto terrorista si è volatilizzato.
Resta solo la versione dell’agente scelto.
Ieri, il Giornale ha rilanciato l’ipotesi secondo cui l’uomo di scorta si sarebbe inventato tutto, tesi peraltro che girava da tempo negli ambienti della Procura,
E che per lui sia pronto un avviso di garanzia per simulazione di reato e procurato allarme.
L’inchiesta è alle battute finali, e per quel poco che trapela dalla Procura, l’archiviazione sembra la conclusione più plausibile.
Decisivo sarà l’ultimo interrogatorio, al quale l’agente sarà sottoposto dopo le feste. Occasione per raccontare la verità e per capire se ha agito da solo o su suggerimento di qualcuno.
In questi tre mesi sono stati svolti tutti gli accertamenti possibili.
Ai primi di ottobre è stato anche ricostruito, alla stessa ora, l’agguato secondo il racconto dal capo scorta.
Oltre alla sua parola, non ci sono altri elementi.
Dopo una settimana di riposo, nei giorni successivi al presunto agguato, l’agente scelto è tornato al servizio scorte.
Come primo incarico era stato assegnato a un magistrato di Corte d’assise, ma subito dopo, per evitare polemiche o imbarazzi, aveva avuto una normale turnazione, a seconda delle esigenze dell’ufficio.
In verità le prime notizie avevano dato l’agente trasferito ad altri compiti.
In ogni caso successivamente avviene un fatto strano, anche alla luce delle perplessità crescenti sulla veridicità della ricostruzione fatta dallo stesso caposcorta che avrebbe dovuto invitare quindi alla prudenza.
Accade che o su richiesta o in ogni caso con l’assenso dello stesso Belpietro, l’agente viene riassegnato alla tutela dello stesso direttore di Libero.
Come è possibile, a questo punto, che Belpietro si fidi ancora di questo agente, che molti suoi stessi colleghi ritenevano “si fosse inventato tutto”?
O forse è legato a lui da qualche motivo particolare e vuole tutelarlo?
In attesa che le conclusioni dell’inchiesta facciano definitivamente chiarezza su questa vicenda non del tutto limpida.
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