PER “L’IMMIGRATO” BATTISTI ORA SI RIAPRONO LE PORTE DELLA LIBERTA’: LA POLITICA DELLE “PACCHE SULLE SPALLE” HA GENERATO QUELLA DEL CALCIO NEL SEDERE
IL TERRORISTA POTRA’ RESTARE IN BRASILE NON COME RIFUGIATO POLITICO MA COME SEMPLICE IMMIGRATO CHE DOVRA’ CHIEDERE IL PERMESSO DI SOGGIORNO….UN ESCAMOTAGE PER EVITARE IL CONTRASTO CON IL TRIBUNALE SUPREMO CHE ORA DOVREBBE SOLO ESEGUIRE L’ORDINE DI SCARCERAZIONE… SCONFITTA DELLA POLITICA ESTERA DEL PREMIER
E ora per “l’immigrato” Battisti si riaprono le porte della libertà Cesare Battisti
Le relazioni fra Italia e Brasile sono tornate ad essere quelle del gennaio del 2009, quando il ministro della Giustizia Genro concesse l’asilo politico a Cesare Battisti e Frattini richiamò l’ambasciatore a Brasilia.
Due o tre settimane di fuoco e qualche mese di rapporti diplomatici freddini.
Oggi la situazione è un po’ più complicata soprattutto perchè nel respingere la richiesta di estradizione il presidente brasiliano ha usato nella sostanza lo stesso argomento di Tarso Genro.
Secondo i brasiliani che per negare l’estradizione citano l’articolo 3 del Trattato in vigore con l’Italia “la condizione personale di Battisti sarebbe aggravata in Italia per il suo passato marcato da attività politica di intensa rilevanza”.
Nella sostanza è come se tutta la vicenda fosse tornata indietro di due anni.
Ma con una novità importante: Battisti non rimarrà in Brasile come “rifugiato politico” ma come semplice “immigrato” e dovrà chiedere il permesso di soggiorno.
Un intelligente escamotage che prova a spazzare il campo dallo scontro con il Tribunale supremo che proprio alla concessione dell’asilo politico si era opposto. Ma non finisce qui perchè nell’interpretazione del governo brasiliano: il Tribunale deve solo eseguire l’ordine di scarcerazione, non discuterlo.
Ma il presidente del Stf, Cezar Peluso, ha detto che non darà un trattamento urgente al caso e che non può pronunciarsi da solo: dunque è tutto rinviato a febbraio quando il Stf tornerà a riunirsiin seduta plenaria.
Lo scontro tra Corte e presidenza continua.
Dopo aver consegnato la sua decisione al ministro degli Esteri, Lula non ha chiamato Berlusconi e neppure Napolitano, lasciando ad Amorin il compito di rispondere alle proteste italiane.
Il ministro ha detto che non si tratta di un “affronto” all’Italia perchè è una decisione tecnica che si basa sulle norme di un Trattato vigente.
Poi ha attaccato la nota inviata ieri da Palazzo Chigi che definiva “inaccettabile” un no all’estradizione.
Per Amorin quella brasiliana è una “scelta sovrana” che rispetta la legge e non può essere contestata dall’Italia.
Cosa possa succedere adesso non è facile da prevedere.
I brasiliani sono convinti che quella del governo italiano non sia altro che “una sceneggiata” per placare le anime radicali del Pdl.
Frattini ha subito richiamato l’ambasciatore ma che altro può fare?
Dopo aver perso mesi preziosi nei quali si poteva provare a convincere il governo brasiliano che Cesare Battisti non è un piccolo Che Guevara ma solo un assassino, che vuol dire boicottare il Brasile?
Non comprare il mango, come scherzano a Brasilia, o complicare le relazioni commerciali, ambito nel quale l’Italia avrebbe solo da perdere.
Nelle prossime ore l’avvocato Bulhoes, lo stesso che ha difeso le ragioni dell’Italia al Tribunale supremo, giocherà l’ultima carta: il ricorso.
Considerazione finale: il premier che pensava di risolvere tutto con la politica estera delle “pacche sulle spalle” ora ha ricevuto un vigoroso e meritato calcio nel sedere.
Leave a Reply