“PIANGO PER NORCIA, PATRIMONIO DI TUTTI”: IL DOLORE SULLE PAGINE DEL GUARDIAN
“SCOMPARE UN BAGAGLIO CULTURALE UNICO, IL SIMBOLO DI TUTTO QUELLO CHE DI MERAVIGLIOSO HA L’ITALIA”
Gli edifici non sono persone. Miracolosamente il terremoto di questi giorni in Italia non sembra avere causato morti.
Eppure il dolore per la distruzione di chiese, torri, palazzi e intere cittadine è lo stesso enorme, non soltanto per gli italiani o per solidarietà nei confronti di decine di migliaia di senza tetto, ma per la perdita arrecata all’umanità intera dalla scomparsa di un patrimonio culturale unico.
È l’opinione espressa stamane da un columnist del Guardian, Jonathan Jones, che aggiunge la sua voce ai tanti editoriali, reportage e servizi dedicati dai media di tutto il mondo alla nuova tragedia sofferta dal nostro paese.
“Il terremoto dell’Italia ci riguarda tutti”, si intitola l’articolo del quotidiano londinese, “perchè la ricchezza culturale italiana è senza eguali”. Ed è profondamente triste, afferma il commentatore, quando la natura distrugge una storia tanto ricca.
“Non posso fare a meno di sentirmi a lutto per la basilica di Norcia”, scrive Jones. “E dire che non l’ho nemmeno mai visitata. Ma sono in preda alla tristezza perchè quella chiesa simboleggia tutto quello di meraviglioso che ha l’Italia. Da nessun’altra parte sul nostro pianeta esiste una ricchezza artistica e culturale come nella penisola italiana. È ammissibile che io mi senta rattristato dal danno subìto dall’Italia più che da ogni altro?”.
La grandezza culturale italiana, spiega il columnist del Guardian, sfida la sua instabilità geologica.
“Dalla cattedrale di Orvieto alle strette, ripide stradine di Siena, questa è una terra di gente che ha costruito sulla sommità di colline, montagne e precipizi. È una terra in cui puoi sentire il passato medievale, avvertire la presenza di generazioni dopo generazioni. La vita stessa è incastonata nelle pietre d’Italia”.
Certo, conclude Jones, i disastri naturali non sono una novità per gli italiani, come rammentano Pompei ed Ercolano, sommerse dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo.
“Da Pompei a Norcia, le genti d’Italia hanno convissuto con le catastrofi per millenni”, scrive il commentatore inglese, “e da quella instabilità hanno tirato fuori la bellezza. Perciò ogni perdita di quel magnifico tessuto umano è una perdita per tutti”. Un pensiero conclusivo che sembra riecheggiare l’Hemingway di Per chi suona la campana.
(da “La Repubblica”)
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