PONTE SULLO STRETTO, IL NO AL VISTO DI LEGITTIMITA’
BOCCIATA LA DELIBERA CIPESS CHE IMPEGNA 13,5 MILIARDI
La Corte dei conti boccia la delibera Cipess che impegna 13,5 miliardi di euro per la
realizzazione del ponte sullo Stretto. I magistrati contabili in sede collegiale dicono no alla bollinatura del documento contestando di fatto tutto l’iter messo in piedi dal governo Meloni. Le motivazioni del diniego saranno rese note nei prossimi giorni ma già nell’udienza di stamane la magistrata delegata aveva evidenziato una serie di anomalie alle quali i dirigenti di Palazzo Chigi, ministero Infrastrutture e Mef non hanno risposto in maniera convincente : così il collegio ha accolto la tesi della magistrata delegata e rimandato la delibera Cipess al mittente . Adesso si aprono due possibilità: l’atto viene ritirato in autotutela oppure torna in Consiglio dei ministri e il governo chiede che venga pubblicato in Gazzetta senza il visto della Corte dei conti. Una forzatura prevista dalla norma: ma che ha un peso politico di non poco conto , apre a contenziosi civili e soprattutto una forzatura mai applicata per spese di questa portata che impegnano lo Stato per 13,5 miliardi.
La seduta collegiale della Corte dei Conti era cominciata con la
relazione della magistrata delegata Carmela Mirabella che, come invece prevede di solito la prassi, non ha dato la bollinatura alla delibera Cipess sul Ponte ma ha deferito la decisione all’organismo collegiale della sezione di controllo.
Per la magistrata delegata, come riferito in apertura della seduta, non solo la documentazione per approvare la delibera Cipess è “insufficiente e in alcuni casi errata”, ma ci sono atti importanti, come la relazione che ha portato il Consiglio dei ministri ad approvare l’atto che definisce il ponte “opera urgente e di necessità per lo Stato”, la cosiddetta delibera Iropi, che non hanno una firma: cioè nessuno si è preso la responsabilità di firmare un atto chiave per la procedura speciale per realizzare il ponte. Ma c’è di più : secondo i magistrati contabili la scelta di non fare una nuova gara ma di rimettere in piedi il vecchio appalto che aveva costi più bassi rischia di non rispettare le norme europee sui contratti.
(da Repubblica)
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