POZZOLO E LE URLA DEL FERITO: “MI HAI SPARATO, ORA MUOIO E NEPPURE MI CHIEDI SCUSA”
LA DENUNCIA DELLA VITTIMA: “E’ STATO IL DEPUTATO”
Accelera verso la conclusione l’inchiesta della procura di Biella sul veglione di Rosazza, ai piedi dei monti della Valle Cervo, che la notte di Capodanno ha rischiato di trasformarsi in tragedia per un colpo di pistola partito inavvertitamente dal revolver calibro 22 del deputato di Fratelli d’Italia (ora sospeso) Emanuele Pozzolo.
Il proiettile si è conficcato a pochi centimetri dall’arteria femorale della gamba destra del genero dell’allora (anche lui adesso ex) caposcorta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, presente alla festa (ma non al momento dello sparo), organizzata dalla sorella sindaca e con una ventina di amici.
La procura di Biella, dopo aver confermato che il parlamentare vercellese resta l’unico indagato per lesioni colpose, accensioni pericolose e omessa custodia di armi, rincara la dose e aggiunge una nuova ipotesi di reato: il “porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Lo spiega lo stesso procuratore Teresa Angela Camelio: «Nell’ambito dei controlli amministrativi avviati dalla Prefettura per la revoca del porto d’armi nei confronti dell’onorevole Pozzolo, è emerso che la pistola dalla quale è stato esploso il colpo, seppur legittimamente detenuta, non poteva essere portata in luogo pubblico poiché detenuta esclusivamente in regime di collezione».
La «collezione» non è da intendersi legata alla storicità dell’arma, ma al numero di pistole detenute che possono essere anche recentissime. Non solo. In mano alla magistratura c’è il risultato dello stub, che conferma evidenti tracce di polvere da sparo sulle mani e sugli abiti di Pozzolo.
C’è pure la denuncia per lesioni di Luca Campana, il quale, trascorso qualche giorno di attesa in cui tutto sembrava potersi chiarire, alla comparsa di ricostruzioni strampalate compresa quella che prevedeva che si fosse ferito da solo, ha rotto gli indugi e ha denunciato Pozzolo: «È stato lui a spararmi».
Un’indicazione precisa, emersa già nell’immediatezza del fatto, sostenuta dal racconto di alcuni testimoni: «Campana era a terra, ferito e inveiva contro Pozzolo: “Mi hai sparato, sto rischiando di morire e nemmeno mi chiedi scusa”».
Parole di rabbia e dolore, pronunciate prima che il genero del caposcorta venisse caricato su un tavolaccio e, a fatica, trasportato fuori dall’ex asilo, lungo la scalinata in pietra fino ad arrivare all’unico piazzale raggiungibile dalle auto e quindi dai soccorsi.
A proposito dello stub: secondo la difesa di Pozzolo, «non è così significativo». La procura di Biella invece lo ritiene determinante: «Tali esiti, poiché positivi, confermano la prospettazione iniziale». E cioè che il parlamentare resterebbe l’unico responsabile tanto che, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, non sarebbe nemmeno necessario convocarlo una seconda volta a Palazzo di Giustizia.
Stando alle 60 pagine che costituiscono il risultato dell’esame sulle tracce di polvere da sparo sulle mani e sugli abiti del deputato, sono state riscontrate 15 particelle di piombo, bario e antimonio sulle mani e 43 sui vestiti (jeans, pile e giacca a vento, che in un primo momento Pozzolo si era rifiutato di consegnare ai carabinieri intervenuti intorno alle 2 di notte nell’ex asilo di Rosazza).
«Che ci siano queste tracce, non è una sorpresa. Lui era in quella stanza quanto è partito il colpo, non lo abbiamo mai negato» ha già avuto modo di spiegare l’avvocato sindaco Andrea Corsaro, che con il suo assistito ha sempre avuto uno stretto rapporto politico e di collaborazione. «Ma non sono stato io a sparare» ha sempre ribadito il parlamentare sotto inchiesta. Una tesi sostenuta fin dall’inizio, però senza mai specificare chi e come abbia potuto armare un piccolo revolver calibro 22 (di quelli che si possono nascondere quasi ovunque e quindi con precisi sistemi di sicurezza), premere il grilletto e far partire il colpo.
Sempre dai Ris, si attendono i risultati delle analisi dattiloscopiche e biologiche sulla pistola. Anche in questo caso, però, qualcosa già si conoscerebbe senza portare a colpi di scena. E cioè che sull’arma ci sarebbero anche le impronte dell’ex caposcorta. Pablito Morello dopo lo sparo avrebbe già spiegato (anche qui, con la conferma di chi era presente), di aver preso l’arma dal tavolo per riporla in sicurezza in un piano alto della cucina.
E ci sarà, una volta terminata, la perizia balistica a cui stanno lavorando i periti tra i quali quello nominato dalla procura, Raffaella Sorropago, che sembra già seguire una pista precisa: dai primi accertamenti, la ricostruzione di Luca Campana potrebbe essere compatibile. E cioè che a sparare senza volerlo sarebbe stato Pozzolo.
(da La Stampa)
Leave a Reply