PROBLEMI A SINISTRA: SULLE LISTE IL PSI MINACCIA DI SFILARSI, RECUPERATA LA CONCIA
IMPASSE PER BERSANI IN SICILIA E FRIULI, AL SENATO PATTO CON GLI ARANCIONI
Con ottimi sondaggi sul tavolo, il Pd studia l’offensiva per il Senato.
È il tallone d’Achille che Bersani non può sottovalutare, e su cui in queste ore si sta discutendo, in un intreccio tra scelta di candidati forti (Piero Grasso; Maria Chiara Carrozza; Guglielmo Epifani), accordi, e “casi” irrisolti.
Come la trattativa con i socialisti di Riccardo Nencini.
Il segretario del Psi è arrivato a Roma sabato, per chiedere il rispetto degli accordi su numero e “peso” dei candidati nelle liste. Partita ancora aperta.
Tanto che Nencini dichiara di essere pronto a non candidarsi personalmente, e di preparare delle liste del Psi autonome per il Senato in Lazio, Campania e Basilicata.
Sarebbe un danno per il Pd, dove qualcuno immagina persino “accordi tecnici” di non belligeranza con il Movimento Arancione di Ingroia-De Magistris per evitare competizioni a sinistra, ad esempio in Sicilia e in Veneto.
Ottenere la maggioranza al Senato per Bersani è dare scacco a Monti e alle mire centriste sulla premiership.
Il puzzle delle liste democratiche si compone con difficoltà , a 48 ore dal via libero definitivo in Direzione domani. Il Friuli e la Sicilia sono ancora in pieno caos.
Debora Serracchiani, segretaria democratica friulana, ingaggia un braccio di ferro e interrompe le trattative: «Quattro paracadutati da Roma sono troppi».
Ci si aggiorna a oggi.
In Piemonte, Mariella Enoc ringrazia ma rinuncia.
All’ex presidente di Confindustria piemontese, manager della sanità , cattolica, era stato offerto il primo posto in lista davanti a Cesare Damiano o nella circoscrizione 2. Un modo per equilibrare il “gauchista” Damiano. Niente da fare.
Ignazio Marino sarà capolista piemontese al Senato, nonostante lui preferisse il Lazio.
Incassa però la candidatura in un posto sicuro di Paola Concia, deputata uscente della corrente mariniana, leader lesbo-gay.
In tarda serata si riaprono le speranze per Stefano Ceccanti e per il renziano Roberto Reggi.
In Toscana potrebbero essere due donne capolista: al Senato (Maria Chiara Carrozza) e alla Camera (Michela Marzano, seguita da Andrea Manciulli).
La Sicilia è in alto mare; oggi il segretario Giuseppe Lupo dovrebbe tornare a Roma, i siciliani non vogliono più di sei nomi nazionali. Beppe Fioroni, dato per possibile capolista in Sicilia orientale (oltre che secondo in Lazio 2), stamani ribadirà nell’incontro con Migliavacca che è ben contento così.
Matteo Renzi ha fatto avere al tavolo delle candidature la sua lista dei 17, sicuri sarebbero Simona Bonafè (in Lombardia); Francesco Bonifazi, Ivan Scalfarotto, Luca Lotti, Laura Cantini, Nadia Ginetti, Maria Elena Boschi, Paolo Gentiloni, Lino Paganelli, Ermete Realacci, Cristina Alicata, Alessandra Tresalli (consigliere di Carbonia), Michele Ansaldi (ex portavoce di Rutelli). Si è fatto anche il nome del giornalista Beppe Severgnini. Inoltre.
Appello del regista Scola e di Sergio Zavoli per recuperare Vincenzo Vita, esperto di media. Enzo Bianco, l’ex ministro dell’Interno che non si candida ma potrebbe essere in corsa per fare il sindaco di Catania, replica ai montiani del Pd e alle tentazioni di saltare il fosso: «Il profilo democratico-liberale nel Pd dovrà essere di indubbia rilevanza».
Ma la lealtà a Bersani pure.
Giovanna Casadio
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