PROCESSO MARONI, L’ACCUSA CHIEDE 2 ANNI E 6 MESI PER L’EX GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA
“FECE PRESSIONI PERCHE’ VENISSERO AUTORIZZATE LE SPESE DI VIAGGIO A TOKYO DELLA PATURZO, CON LA QUALE ERA LEGATO DA UNA RELAZIONE AFFETTIVA”
A due anni e 4 mesi dall’apertura della prima udienza il procuratore aggiunto Eugenio Fusco è riuscito a iniziare la requisitoria nel processo in cui è imputato l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni e a chiedere una pena.
L’accusa ha chiesto due anni e mezzo. L’ex segretario della Lega Nord è a giudizio per le ipotizzate pressioni per far ottenere un contratto di lavoro e un viaggio a Tokyo a sue due ex collaboratrici dell’epoca in cui era ministro dell’Interno, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo.
“La presenza di Maria Grazia Paturzo nella delegazione del viaggio a Tokyo era dettata esclusivamente dalla relazione affettiva” con Roberto Maroni ed è “in questo contesto che si inserisce la condotta di Maroni affinchè la società Expo si accollasse le spese“.
Il leghista Maroni rinunciò poi al viaggio in Giappone e al suo posto andò l’allora vicepresidente della Lombardia, Mario Mantovani. La Paturzo a quel punto, ha proseguito il pm, “scomparve” e non partecipò alla missione.
Secondo l’accusa fu “una pressione, una induzione indebita” e non una “sollecitazione” perchè sarebbe stato lui a chiedere a Giacomo Ciriello, capo della sua segreteria politica, “di insistere” per ottenere da Christian Malangone, ex dg di Expo e “braccio destro” dell’allora commissario Beppe Sala, “la promessa” affinchè venissero autorizzate le spese del viaggio a Tokyo per Maria Grazia Paturzo, sua ex collaboratrice ai tempi del Viminale, nel 2014 temporary manager a Expo e con la quale era “legato da una relazione affettiva”.
Malangone condannato in primo grado è stato poi assolto in appello. Verdetto che il pubblico ministero ha cercato di smontare. Peri Ciriello l’accusa ha invece chiesto 2 anni e 2 mesi.
Imputati con Maroni anche Ciriello, Andrea Gibelli ex segretario generale del Pirellone e Mara Carluccio, l’altra ex collaboratrice di Maroni ai tempi del suo incarico di Ministro dell’Interno.
Per il pm, sulla base degli sms e WhatsApp scambiati tra i protagonisti della vicenda tra il 27 e il 29 maggio 2014, “ricorrono i requisiti fissati dalle Sezioni Unite della Cassazione per dire che ci troviamo di fronte a una induzione indebita: c’è reiterazione, insistenza, perentorietà e carattere ultimativo“.
Inoltre, ha aggiunto “la condotta di Ciriello è diretta conseguenza delle insistenze di Maroni che gli chiede di insistere con Expo”. Quanto alla prospettazione del vantaggio indebito, “anche potenziale”, Fusco ha sostenuto che per Malangone, che di lì a poco “si sarebbe ritrovato a ricercare un nuovo posto di lavoro (Expo spa si è sciolta dopo l’Esposizione Universale, ndr), la benevolenza del Presidente Maroni contava tanto”.
Infine il pm Fusco ha voluto dare qualche “nota di colore”.
Ricordando la telefonata in cui Maroni ha spiegato a Sala di aver rinunciato alla missione a Tokyo perchè era troppo lontano e incompatibile con la sua agenda ha affermato: “Tutte balle”.
E rivolgendosi alle difese ha ribadito che il cambio improvviso di programma era dovuto al “malessere” di Isabella Votino, la sua portavoce, che non vedeva di buon occhio la Paturzo.
E ancora ha ricordato che quando Ciriello, si accinge a organizzare la trasferta del Presidente lombardo a Berna, telefona in ambasciata per sapere se è diponibile un “palco per un discorso di Maroni, si sente rispondere: ‘Ma qui non abbiamo nemmeno un microfono’”.
Per Gibelli l’accusa ha chiesto un anno di reclusione e 800 euro di multa, mentre per Mara Carluccio la proposta è di 10 mesi e 800 euro di multa.
Il pubblico ministero, prima di concludere la requisitoria, ha spiegato che l’indagine è stata “in presa diretta”, cioè “che tutto quello che è avvenuto si è appreso dalle telefonate a cui poi sono stati trovati riscontri”.
Il pm Fusco ha inoltre tenuto a sottolineare che Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio “in tutta questa storia non si sono mai mosse e sono rimaste sempre a Roma, in piazza del Gesù”, dove ha sede l’ufficio di rappresentazione di Regione Lombardia, “andando in ufficio quando volevano, prima o dopo i loro contratti. Questo credo sia una grande anomalia — ha sottolineato — così come l’eccessiva rapidità nelle procedure di assunzione per entrambe”.
Per tutti gli imputati, il pm Fusco ha comunque chiesto le attenuanti generiche.
Il procuratore aggiunto, inoltre, ha chiesto alla Corte di inviare in Procura gli atti relativi alle testimonianze di Isabella Votino, Mara Carluccio, Maria Grazia Paturzo e dell’avvocato Cristina Rossello per valutare se, testimoniando nel corso del processo, abbiano commesso falsa testimonianza.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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